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Monte Nery o Becca di Frudiera

Posto al termine dell'imponente catena costituita dalla Punta Champlon (2678, N45 43.512 E7 47.308) e dalla Punta di Soleron, il Monte Nery, Becca Frudiera o Neryschthuare è alto 3075 metri; secondo Mario Aldrovandi un ulteriore toponimo sarebbe quello di Nerisch Horn.

La toponomastica seguì l'evoluzione di questa affascinante montagna nel tempo e nello spazio, ovvero nelle terre ai suoi piedi. Molti sono i nomi di questa vetta, che inizialmente venne chiamata Marienhorn o Pic de Marie, Nerysthorn o Neryschthuare, Pointe de Isamsée, Becca di Frudière. Si tratta ad ogni modo di una vetta imponente, quasi un massiccio a sé, basata su quattro creste, le cui propaggini formano il Colle di Frudiera (2271, N45 43.839 E7 49.314, a N) ed il Colle Chasten (2549, N45 42.335 E7 48.542). A N-NE del Nery prosegue poi un'ultima cresta che si rialza presto con il Marienhorn o Corno Maria, 2767. La prima salita al Nery avvenne nel 1873, da Issime, con la costruzione di un ometto sommitale; il due ottobre dello stesso anno vi salirono, da Chasten, il celebre Abate Gorret, Jean-Baptiste Bertollin e Jean Ronco. La prima invernale avvenne il 22 gennaio 1909.

Lo scibile dedicato a questa importante ed "onnipresente" montagna (costantemente visibile, da lontano) è numeroso: citiamo Monte Rosa, Gino Buscaini, Gressoney Ayas Valtournenche. 54 Escursioni naturalistiche, Bovio-Dellarole-Giglio, Scialpinismo in Val d'Ayas, G. Merlo, e così via. Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero il Nery nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas, definendolo anche Pointe de Tsamsec, Néristhorn, Pic de Marie o Marienhorn, magnifico belvedere delle montagne valdostane. Le condizioni della montagna (indicata come accessibile sia dal vallone di Graines a nord, sia da quello di Chasten a sud) sono tuttavia cambiate nel tempo, rispetto a quanto riportato dall'abbondante manualistica: i grandi nevai perenni sono scomparsi o in via di sparizione, lasciando vaste distese di pietraie e rendendo più difficile la progressione.

Verranno qui indicate le varie vie di salita alla montagna, segnalandone per ogni itinerario le difficoltà che rendono questa cima oggettivamente disagevole.

Nota importante (marzo 2014): la Galleria fotografica presenta dapprima le fotografie inerenti alla salita dal versante nord, successivamente quelle dalla normale, dal Vallone di Chasten.

 

Monte Nery, via meridionale

Il profondo e remoto Vallone di Chasten, nota Ugo Torra, ha antica nomea. Venne inoltre citato nel testamento del grande Ebalo, signore di Challant, risalente al 1323, in riferimento ad una cessione di pane e seratium agli indigenti. A parte le innumerevoli vie di arrampicata, alcune "storiche" ed altre più recenti, il Nery può essere salito sia da nord che da sud. Per quanto concerne la via settentrionale, si continua a sconsigliarla per i motivi esposti in questo sito nella relazione inerente; la via meridionale, nella giornata di giovedì 21 agosto 2008, si è invece rivelata più agevole e percorribile. Dai 1041 metri di Tollegnaz, il dislivello è di 2034 metri, la difficoltà E fino all'ultimo ponte sul Torrente di Chasten, EE fino a Pera Picolla ed oltre, EE con tratti di arrampicata di primo grado (I) sulla cresta. Si incontra un singolo tratto di II, poco prima del noto "intaglio"; la via procede in assenza di segnaletica e forte esposizione sul lato destro o meridionale di chi sale. Per tali motivi, questa vetta viene sconsigliataa chiunquenon sia in grado di effettuare una buona navigazione in assenza di traccia o segnaletica, di affrontare tratti infidi e pietraie, tratti in forte pendenza, nonché creste esposte di rocce e sfasciumi. In caso di stanchezza o improvviso maltempo, sul versante orientale del vicino Colle Chasten sorge l'ottimo ed accogliente Bivacco Aldo Cravetto, sempre aperto ed accessibile.

La partenza dell'itinerario avviene a Tollegnaz, frazione di Challand-Saint-Anselme, ma esso ricalca in massima parte quello descritto in Varasc.it per la salita al vicino Colle Chasten fino al ponte ligneo ove termina la ripida strada pavettata. Dal 2012, al ponte si notano quattro paline: le prime sono relative al sentiero numero 2 per Tollegnaz, 50 minuti, E, ed al medesimo sentiero per il Colle Chasten, 3.15 ore, E. Le altre due paline si riferiscono al sentiero 2A diretto all'alpe Merendioux ed al Bivacco Forestale, 2.20 ore, difficoltà E, e sempre al sentiero 2A per il Colle Chasten, 3.40 ore, E. In precedenza, tre paline lignee sul bordo stradale indicano le strade per il Colle Chasten, l'alpe Merendioux e la Becca Torché.

Si invita pertanto a visitare la pagina inerente, osservando la via di salita fino all'alpe La Sort (1941 metri), posta quasi ai piedi della fiera Punta di Soleron, ove campeggiano la scritta gialla "Colle di Chasten" e due nuove paline lignee collocate su un vicino pino, che indicano le direzioni per Merendiù e Pera Picolla. Si deve raggiungere proprio quest'ultima alpe, posta a 2244 metri e N45 42.544 E7 47.418, contraddistinta da innumerevoli "coppelle" o cavità anticamente scavate nella roccia; anche l'enorme masso sotto al quale sorgono le due diroccate malghe mostra affascinanti segni di scavo, forse a scopo di canalizzazione idrica. Pera Picolla dista circa 1.8 km. in linea d'aria dalla vetta del Nery, ancora invisibile. Occorre infatti proseguire sul sentiero che, segnalato da ometti e lastre dipinte di labile vernice gialla, corre attraverso una piana pietraia verso oriente, tra prati e radi affioramenti rocciosi, superando ben tre distinti massi coppellati nell'arco di circa 200 metri, sul sentiero. Il terzo masso, in realtà, è un enorme e piano affioramento grigio, basso sull'erba, contraddistinto da centinaia di piccoli e ben delineati solchi; esso sorge a 2300 metri, immediatamente dopo una lastra con vernice gialla. Nell'estate 2008, alcuni sassi in fila bordavano il tracciato del sentiero, attraverso la superficie del masso. Qui la traccia si perde. Volgendo lo sguardo a sinistra si nota una conca erbosa con grandi massi, chiusa da pendii erbosi abbastanza erti; più avanti, verso oriente, vi è il rialzo che sostiene il pianoro sul quale sorge il vicino valico. Due sono le soluzioni: salire sulla sinistra tramite gli erti pendii erbosi, spesso umidi di mattina, e quindi scivolosi, oppure piegare nettamente a sinistra ed indietro rispetto al vasto affioramento coppellato e superare il prato fino al bordo del pendio, verso nordest.

Qui, pressoché invisibile dal basso, si trova il proseguimento dell'antico sentiero: la parte immediatamente soprastante il prato è rovinata, in terra smossa e piccoli sassi, mentre poco sopra, dopo un tornante, diviene agevole e ben evidente. Ad ogni modo si risale la china accedendo ai più dolci pendii erbosi soprastanti, proseguendo verso oriente, alla volta e successivamente sotto ad un evidentissimo corno roccioso. La sua punta, come visibile dal suo fianco, è inclinata verso oriente, all'incirca verso le pareti che difendono il Colle di Chasten. Sotto a tale sperone si stende una vasta pietraia chiara (2450 metri), composta da grandi massi intervallati da fastidiosi spazi, che obbligano il viandante a continue salite e caute discese; per questo motivo, pur in assenza di traccia, è opportuno portarsi sul bordo destro o sudoccidentale di tale pietraia, proseguendo sempre verso oriente su erba, superando una placca in modestissima pendenza che è normalmente sede di un piccolo rivo.

Si punta verso oriente alla volta della bassa dorsale intervalliva, mentre il colle, ormai invisibile, è a sudest; la parte superiore della conca a nord del Chasten è cosparsa di fronti franosi interrati ed erba, e si risale con facilità, seguendo qualche rado ometto stagionale. Intorno ai 2550 metri si volta a sinistra (nord), traversando alcuni ristretti fronti franosi estesi da oriente ad occidente ed intervallati da erba. Intorno ai 2570 metri si affronta un breve ed erto pendio di erba, che a quota 2600 lascia finalmente spazio al vasto pianoro a meridione della cresta del Nery. Si tratta di uno spazio inizialmente erboso, molto ampio, che resta prativo sul versante sinistro (ora, per chi sale, occidentale) e diviene sassoso nella parte centrale e sulla cresta orientale, la quale rispetto alla zona del colle declina e diviene semplicemente un'ampia dorsale panoramica. Ampie parti del tratto superiore sono cosparse di sfasciumi instabili, mentre il resto è composto da pietre maggiori e più stabili. Dal punto di svolta verso nord all'arrivo in cresta vi sono circa 800 metri in linea d'aria. Anche questo vasto prato mostra ad ogni modo le ultime rocce coppellate, a testimonianza di una antica, misteriosa fruizione. Intorno ai 2800 metri, ormai nella pietraia, si punta a nordest verso la cresta, non scegliendone lo sperone occidentale all'estrema sinistra (la cui cresta, verso oriente, diviene molto affilata) bensì accedendo alle rocce intermedie, salendo semplicemente dal centro del vasto pendio meridionale in linea retta, sui resti del sentiero, che è contrassegnato da ometti. Si incontrano tratti in accentuata pendenza, con erbetta e sfasciumi instabili, facili da smuovere su chi segue; intorno ai 2900 metri subentrano grandi rocce grigie e stabili, che, sul bordo superiore della cresta occidentale del monte, sono orientate dall'alto in basso e da nord a sud, divise da sottili e profondi spazi. Qui si lasciano solitamente i bastoni; poco oltre termina la "fascia chiara" che contraddistingue cromaticamente l'enorme versante meridionale del Nery, come visibile sin da grande distanza, dalle Prealpi Biellesi o dal nobile gruppo delle Dame di Challand, con la Becca Torché in vista.

La cresta sommitale si estende, in linea d'aria, per più di mezzo chilometro. La si affronta sempre sul versante meridionale e, salvo occasionali tratti, mai sul filo di cresta superiore. Dal punto di arrivo in cresta (in realtà, appena sotto il filo superiore) si nota a sinistra e nordovest la "pinna", l'estrema ed affilata propaggine occidentale della lunga cresta del Nery, a sud il Colle di Chasten. Osservando dal basso la zona a destra di tale punto si notano vaste placche, frammiste ai molti spuntoni e speroni rocciosi del Nery, nella "fascia scura" o rossastra del versante meridionale: tali placche si affrontano in realtà grazie ad una sorta di cengia o percorso semipianeggiante, che, superando le infinite irregolarità rocciose della parete, porta verso la vetta. Il termine "cengia", in realtà, è puramente indicativo e deve comprendere tratti di roccia, di sfasciumi, gradini naturali e sporgenze, il tutto contrassegnato nell'agosto 2008 da abbondanti ometti. L'intero percorso, pur non presentando difficoltà particolari, si rivela a tratti esposto sul lato destro di chi sale alla vetta, vale a dire a meridione; sulla sinistra, ad ogni modo, la costante presenza delle pareti e della roccia offre buoni appigli ed appoggi.

Si giunge in questo modo al noto intaglio, che contraddistingue a distanza la parte terminale del monte, poco prima dell'anticima: la zona presenta l'unico punto che richieda una effettiva arrampicata. Si arriva difatti, in uno spazio ristretto, ad un salto di roccia di circa tre metri, verticale e composto da lisce rocce di color rosa chiaro, con licheni gialli e neri. Le rocce centrali sono inclinate verso sud, offrendo una cospicua serie di gradini naturali ed appigli per le mani, fino al terrazzino sottostante, ingombro di sfasciumi minuti. La discesa va effettuata preferibilmente con il volto verso la parete e con la necessaria cautela, malgrado la saldezza delle rocce; la risalita, al ritorno, è intuitiva e notevolmente più semplice, vista l'abbondanza di appigli che si offrono, a prescindere dalla lunghezza della propria falcata. Occorre anzi evitare di salire con troppo impeto, poiché la parte superiore del tratto aggetta debolmente verso sud, genericamente all'altezza del volto e della tempia destra di chi sale. Dal terrazzino riprende l'esile e rovinata traccia, che compie una brevissima curva verso sinistra ed accede all'intaglio: uno spazio di pochi metri, aperto da oriente ad occidente ed ingombro di sassi, da cui si scorge il profondo vallone settentrionale del Nery, punto di arrivo della normale dal lato nord - oggi sconsigliata da Varasc.it. L'intaglio dista 205 metri in linea d'aria dalla vetta, pur ricordando che la stima in linea d'aria, se effettuata su tratti in dislivello, risulta forzatamente approssimativa. Si piega lievemente a destra e si risalgono rocce grigie alla volta dell'anticima occidentale, posta a circa 3030 metri e caratterizzata da un intenso colore rosso, segno di presenza ferrosa nelle roccette e negli sfasciumi che la compongono. Dall'ampia zona sommitale si ridiscende, salendo la ristretta e relativamente aerea cresta (ancora composta da rocce rossastre, presto rimpiazzate dal dominante colore scuro) che giunge in vetta al Monte Nery. L'ometto, posto sulla sinistra di chi sale (nord) custodiva il libro di vetta in una piccola scatola, che non è stata trovata nell'agosto 2012. Il panorama sui 360° è inaudito e stupefacente, in particolar modo sulla lunga distanza: dal massiccio del Rosa ed al Ghiacciaio del Lys, rispetto al quale il Nery viene a trovarsi quasi in asse perfetto, alle Prealpi Biellesi, al remoto Bianco ed alle cime della grande Vallée. Si ammira difatti una prospettiva pressoché unica sul Marienhorn, le cui rocce verdi incorniciano due ampi fronti franosi rossastri, nel cuore del versante sud; oppure, i laghi di Frudiera ed il profondo canalone detritico tra il severo versante nord del Nery ed il citato Corno Maria. A meridione, imponente, il gruppo delle due Dame, Torché e Vlou, fiancheggiato dalla Becca Mortens e, quasi a ridosso del Chasten, dal Voghel.

Solo nella zona sommitale si notano labili segni arancioni, composti da un cerchio con un probabile numero "1" all'interno. Una roccetta rossastra all'uscita in vetta, divisa in due da una profonda crepa, reca l'altrettanto labile dicitura Capello Benito, 16 - 7 - 63; qui il segnale mostra due cerchi concentrici, invece di uno solo.

Via meridionale. Tempistica 

Ecco i dati riportati nel corso della prima salita di Varasc.it al Nery, via sud, giovedì 21 agosto 2008. Partiti alle ore 5.30 da Tollegnaz abbiamo raggiunto l'ultimo ponte ligneo alle 6.34, Grün alle 6.41, Seuc alle 6.47. Alle 8.05 eravamo a Pera Picolla, spendendo mezzora in ricerche storiche nelle vicinanze. Alle 09.50 eravamo a quota 2600 metri, all'inizio dell'ampio ed erboso pendio meridionale del Nery, alle 11.00 alle roccette sommitali, quota 2900. Alle 11.35 all'intaglio, ove la presenza di un cane ha richiesto qualche minima attenzione!, mutuata in grande spirito di collaborazione tra i presenti. Per le 11.55 eravamo in vetta al Nery, dopo svariate pause fotografiche dovute all'alternanza di nubi e sole sul versante meridionale. In totale, circa cinque ore, tenendo conto delle pause di ricerca e fotografia, nonché del carattere esplorativo di questa prima salita. Ripartiti alle 12.50, siamo tornati alle 12.57 all'intaglio, alle 13.50 al prato sul versante meridionale, in prossimità di un masso coppellato. Per le 15.30 eravamo all'alpe La Sort, punto d'incontro dei due tracciati per il Chasten, via alpe Merendiù o Pera Picolla; per le 16.15 al ponte superiore. La discesa ha visto, come di rigore, l'immancabile visita all'antico ponte romano in località Pont Chevalier, collocato a circa 1140 metri sull'orrido roccioso creato dopo una bella cascata ed una oscura polla dal Torrente di Chasten.

Varasc.it è tornato al Monte Nery mercoledì 22 agosto 2012, partendo alle ore 08.08 dal ponte di legno sottostante l'alpe Grun, ove campeggiano tre paline relative ai sentieri 2 (Colle Chasten-Tollegnaz) e 2A (alpe Merendioux, Bivacco della Forestale, Colle Chasten). Alle 08.30 abbiamo raggiunto Seuc, perfettamente restaurata, venti minuti più tardi l'alpe Pra Baluard ed alle 09.50 l'alpe Pera Picolla, provvista d'acqua. Per le ore 12.40 eravamo in vetta al Monte Nery, ripartendone alle 13.50 e raggiungendo il Colle Chasten alle 16.00; alle 16.27 eravamo al bivio tra i sentieri 2 e 2A, alle 17.05 all'alpe Merendioux dove, ospiti dei gentili proprietari, siamo rimasti fino alle 17.50. Il sentiero 2A ci ha quindi condotti nuovamente al ponte di partenza per le ore 19.05.

Nota: il monte, o meglio il vicino Colle Chasten, è servito anche come premesso dall'ottimo Bivacco Cravetto, posto a 2422 metri in località Chlékh nell'alto Vallone di Stolen, soprastante Issime, in Valle del Lys. Tale bivacco è fruibile nell'ambito della salita al Nery che tuttavia, come dimostrato, può semplicemente essere risolta in giornata; in caso di scarso allenamento o resistenza, oppure maltempo incipiente, si raccomanda il ricorso al Cravetto. A rigor di logica, comunque, si sconsiglia questa nobile vetta a chiunque non sia sufficientemente allenato.

 

Monte Nery, via settentrionale: itinerari di avvicinamento 

Qui verrà fornita la cronaca dettagliata della salita di Varasc.it dal Colle Frudiera, tentata domenica 02 settembre 2007, conclusasi con insuccesso (viste le difficoltà ed il pericolo di smottamenti e scariche) a pochi metri dalla sella o intaglio situato tra la vetta e l'anticima Ovest (3027). La salita è stata tuttavia ripetuta, con diverse attrezzatura e tempistica, sabato 04 luglio 2009.

Nota importante: a seguito della salita del 04 luglio 2009, si consiglia caldamente di contattare direttamente il webmaster de Varasc.it per informazioni dettagliate in merito al canalone principale sul versante nord-nordorientale del Nery ed ai peculiari aspetti di questa microarea. Si conferma il giudizio di massima sulla pericolosità della via di salita settentrionale, fattibile ma, a parere personale del webmaster, eccessivamente rischiosa. Le immagini relative alla salita da nord aprono la Galleria fotografica generale della montagna.

La salita da nord al Nery può avere origine in due luoghi: dai 1375 metri di Graines, con un dislivello di 1700 metri, oppure dal parcheggio di Estoul (1900), con dislivello di 1175, ai quali va però aggiunto il saliscendi comportato nella zona della Garda. Salendo lungo il vallone di Graines si superano gli alpeggi di Charbonniére (1628) e Restoly (1684, sottostante le Cleve di Moulaz, 2241), fino all'alpe Frudière (1847) che precede gli omonimi laghi. Da Estoul si continua lungo la strada orientale alla volta del Colle Ranzola (2170, N45 45.279 E7 48.202), deviando a destra (S) prima del colle in prossimità della evidente alpe Finestra (2080, N45 45.298 E7 47.895): da qui (non dalla sterrata che prosegue verso il vicino alpeggio, sottostante alla sella tra la Punta Regina e la Punta della Garda, bensì dal pascolo soprastante e poi in costa) si sale fino alla suddetta insellatura, approssimativamente situata a N45 44.820 E7 47.932, lungo la cresta che, verso ovest, porta alla Garda. Si scende lungo comodi sentieri (9, Graines / Colle Frudiera, 3.00 hs., E; 9A, Graines - La Garda- Ranzola, 3.30, T) tra boschi e prati, superando l'alpe La Garda (2074) sulla destra, fino al bivio dei sentieri 9, 9A e 9B: ci troviamo ormai lungo il fondo del vallone, sul Torrent Graines. Poco dopo le paline del bivio incontriamo il ponte (1899 circa) della deviazione per frana; continuando sul sentiero principale, ormai ripulito ed agevole, raggiungiamo il primo lago, 2030 circa (N45 44.115 E7 48.649), poi il maggiore (2039, N45 44.072 E7 48.690), che si segue lungo la sponda destra (S). Si risale superando un alpeggio del 1965, diroccato, fino al terzo laghetto (2233, N45 43.903 E7 49.193) che precede l'ampio colle, da dove prosegue il Vallone di Forca alla volta di Pont Trenta, 1158, in Gressoney.  

Monte Nery, via settentrionale: risalita dal colle 

Dal Colle di Frudiera si volta a destra (S), su prati e dossi erbosi, incontrando immediatamente un alpeggio abbandonato caratterizzato da scala sul davanti, con una vasta apertura diroccata al di sopra di essa, e quindi una struttura minore, anch'essa in pietra chiara, difficile da distinguersi dai massi circostanti, da lontano. Si traversa una zona di grandi massi e rivoli d'acqua nascosti tra l'erba folta, a circa 2320 metri; si procede quindi in linea retta sull'ampia e stabile pietraia grigia, poco inclinata e punteggiata da licheni verdi, che costituisce la parte inferiore del grande "corridoio" posto tra il Nery, a destra, ed il Marienhorn, a sinistra. Tale corridoio culmina nella sella, denominata ufficiosamente "Colle Nery - Marienhorn" (2685 ca., N45 43.112 E7 49.562). Si punta una evidente cascatella, passandole a destra, con qualche ometto, ristrutturato nel corso della salita del 2 settembre: qui il "corridoio" compie una svolta intorno ad un ultimo sperone nero, proveniente dalla cresta che scende dalla nostra destra. Gli ometti, poco visibili se non da vicino, conducono ai piedi del primo, grande vallone proveniente dalla vetta del Nery, corrispondente all'itinerario "e" dello Schizzo 47 (Monte Rosa, Gino Buscaini, p.307). Ci si trova cioè a 2500 metri, voltando verso SW (sinistra) e distinguendo già la sella tra la vetta e l'anticima: a 2550 metri si è ai piedi di una vasta placca a più livelli, poco inclinata e simile ad una colata cristallizzata di rocce fuse. La si sale sul lato sinistro in un intaglio erboso, passando poi verso destra su comode scanalature che tuttavia, se bagnate, risultano scivolose: si esce (aiutandosi con le mani) sulla destra, dove la roccia è più corrugata e coperta di abbondanti licheni, ideale per la salita. Sopra il salto di roccia il vallone riprende, ripido (35-40°) e caratterizzato da moleste distese di sfasciumi, detriti e sabbia post-glaciali, che rendono difficile e noiosa la progressione: si tende a scivolare, è sufficiente muovere un passo per provocare piccoli smottamenti, occorre stringere a forza i lacci delle calzature.

Si individuano tuttavia tratti di vecchia traccia, più sgombri dai detriti e contornati da basamenti di vecchi ometti. Ci si ritrova su un dosso pianeggiante di sassi grigi e detriti, con ometti, all'inizio dell'ultima conca (2700): uno stretto ed allungato anfiteatro di pareti rossastre e spioventi, slavate e piallate dagli antichi ghiacci, colma e bordata di sfasciumi rossastri e molto instabili. Dritto davanti a noi (S / SW) l'intaglio sottostante la sella, con l'accesso alla cresta sommitale del Nery: il tratto più pericoloso della salita. Ci si avvicina restando accuratamente al centro della conca, poiché i cumuli di detriti sul lato sinistro risultano pericolosamente insidiosi: in questo modo si accede ai resti dell'antico nevaio, sporco ed emaciato nella tarda estate 2007, completamente celato da vasti nevai nel luglio 2009. 

Dal canalino sotto la sella scendono rivoli d'acqua (vere cascatelle nel luglio 2009!), rendendo pericolosamente umida e cedevole la zona: a 2799 metri si trova un insidiosissimo colatoio, o restrizione del canalino, pressoché verticale e poggiata su roccette e placche spioventi, prive di appigli ad eccezione di qualche tacca, perfettamente lisce a causa dello sfregamento glaciale. Tutto, è bene ricordarlo (rocce, tacche, rientranze, la pietraia stessa, il colatoio, ogni singolo gradino o dorso di roccia) è completamente ricoperto dall'insidiosissima ed instabile mistura post- glaciale, composta di detriti e minutaglie, terra umida, sabbia, ghiaia. In questo colatoio in ombra era annidato un minuscolo nevaio, bordato di ghiaccio; la visibilità è scarsa, poiché si è anche in controluce. La salita all'intaglio sulla cresta del Nery, dal suddetto canalone, è risultata oltremodo ostica e pericolosa, soggetta a frequentissime cadute di pietrame ed acqua di fusione, anche sabato 04 luglio 2009, malgrado le condizioni di forte innevamento riscontrate.

Seconda via di salita nord-nordorientale

Un secondo vallone, parallelo e più a SE rispetto al precedente, è stato tentato: corrisponde all'itinerario "f" dello Schizzo 47 (G. Buscaini, op. cit.). Una volta tornati al dosso pianeggiante abbiamo voltato a destra (E) lungo una pietraia, scendendo e risalendo su grandi massi e pietre minori, molto più stabili dell'infido terreno appena lasciato. Segue una rampa detritica similare a quella precedentemente incontrata, priva però di traccia o ometti: il secondo vallone si chiude prima del precedente, con una similare ed arcuata bastionata di rocce composta dalla cresta sommitale e dalla vetta del Nery. Anche qui dominano gli sfasciumi e le pietraie instabili rimaste dopo la scomparsa dei grandi nevai; dritto davanti a noi, un massiccio e verticale intaglio ai piedi di un dente roccioso, di liscia placca.

Sulla destra, invece, un canalino verticale, a sua volta cosparso di sassi e detriti: proprio per questa via è salito in vetta, nella medesima giornata del 2 settembre!, un abile scalatore torinese. Successivamente intervistato da Varasc.it ha descritto il canalino come verticale, esposto e colmo di detriti, obbligato a buttarli di sotto per sgombrare il passo: un posto in cui sarebbe stato necessario piantare qualche chiodo. I colpi delle pietre smosse hanno contribuito a consigliarci il rientro. La salita del 2007 si è conclusa al ventoso colle tra il Nery ed il Marienhorn, adiacente al cupo vallone di Stolen; qui sorge un alto ometto. La discesa è avvenuta in modo lineare dal colle al Colle di Frudiera, sulla vasta e stabile pietraia, evitando il salto di roccia a placche della mattina (quello sottostante il primo vallone del Nery) passando alla sua destra, su pietraia moderatamente inclinata. Un percorso insolito, che ha comunque permesso di ammirare l'imponenza delle rocce verdi alla base del Marienhorn.  

Vie settentrionali. Tempistica 

Ecco i dati riportati nel corso della salita del 02 settembre 2007: partiti da Estoul alle 08.12, abbiamo raggiunto la sella Garda- Regina alle 08.47, il primo laghetto alle 09.40; 09.44, il lago principale di Frudiera. Alle 10.17 eravamo al colle, ripartendone alle 10.55. Alle 11.50 eravamo sotto il salto di roccia a placche, superato sulla destra; alle 12.20 eravamo nell'ultima conca rossastra del primo vallone, dando forfait alle 12.55, quasi a 2800 metri (N45 43.128 E7 49.213). Alle 13.40 abbiamo provato il vallone parallelo, rinunciando venti minuti dopo, una volta risalitolo (2763 circa, N45 43.070 E7 49.412). Alle 13.56 eravamo al "Colle Nery - Marienhorn", 2683, N45 43.112 E7 49.562. Ripartiti alle 15.00, siamo tornati in cinquanta minuti al Colle Frudiera, alle 17.44 all'alpe Finestra.    

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