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Balmenhorn e bivacco Felice Giordano

 

Posto a 4167 metri di quota, in posizione N45 54.826 E7 51.487, il Balmenhorn emerge dal Ghiacciaio del Lys dominando il sottostante Colle Vincent, guardato a distanza ravvicinata da cime maggiori quali la Piramide Vincent ed il minaccioso Corno Nero che sorge a nordest. Si presenta come una serie di affioramenti di roccia rossastra e compatta, solitamente sopraelevati di qualche metro dal pendio glaciale, da cui spuntano e decadono come zanne smussate; non costituiscono una meta a sé stante, al cospetto di vette ben più imponenti, pur offrendo un piccolo punto di riparo. L'interesse di Varasc.it nei confronti dell'isolotto roccioso del Balmenhorn era di carattere essenzialmente storico, motivato dalla presenza (nei pochi metri quadrati di superficie disponibile) di due strutture-simbolo del massiccio del Monte Rosa: il Bivacco Felice Giordano e l'antistante, colossale statua del Cristo delle Vette. Domenica 04 luglio 2010, in discesa dalla vicina Piramide Vincent, l'autore di questo sito è dunque salito alla volta del Balmenhorn; il ritorno è invece avvenuto nell'agosto 2012, in discesa dalle Punte Zumstein e Gnifetti. La salita del 12 luglio 2015 ha purtroppo evidenziato il pessimo stato del ghiacciaio, con l'apertura di un enorme gradino e crepaccio nel colletto che connette il Balmenhorn al Corno Nero. Nel settembre 2015, il medesimo squarcio è parso quasi del tutto chiuso, grazie alle nevicate agostane.

 

Le "presenze" del Balmenhorn. Storia e vicissitudini

Malgrado la quota ed il severo ambiente naturale che lo pongono al riparo dall'invasione delle orde turistiche, il Monte Rosa è un territorio completamente conosciuto, cartografato, studiato e percorso in ogni suo angolo e crinale. Da secoli, inoltre, la presenza umana ne sfiora le ardite cime; rifugi, piste, funivie e sentieri ne lambiscono i pendii in ogni direzione, mentre l'antropizzazione ha posto qualche baluardo perfino in alta quota. Il principale esempio è costituito dalla "storica" Capanna Osservatorio Regina Margherita alla Punta Gnifetti, recentemente meglio integrata grazie all'elevato standard ambientale raggiunto con il passare degli anni; l'isolotto del Balmenhorn costituisce un esempio secondario e ben noto a generazioni di alpinisti. La bibliografia dedicata a questi pochi metri di roccia calda è quasi sterminata: non vi è manuale di alpinismo o guida della zona che non citi il piccolo scoglio, né si fatica a reperire parte del vasto scibile dedicato al Balmenhorn. Secondo Gino Buscaini ne Monte Rosa, (...) già durante la prima Grande Guerra vi venne costruita una modesta capanna ad uso militare, poi utilizzata per scopi scientifici ed attualmente trasformata in bivacco. Non deve stupire l'accostamento strategico a tali nobili cime, oggi toccate solamente da alpinisti, Guide e ricercatori; già nel 1822 il barone von Welden venne incaricato di cartografare accuratamente il massiccio del Rosa, un anno dopo aver seguito l'esplosione dei moti piemontesi. Non è dunque difficile immaginare soldati infreddoliti, armati di vetuste carabine ed infagottati in coperte, asserragliati su queste rocce soleggiate.

La migliore fonte di informazioni attualmente reperibile è, probabilmente, l'ampio volume Il Cristo delle Vette 1955-2005, edito dal Conseil de la Vallée: ne ho trovato una copia nell'ampio e luminoso salone del Rifugio Mantova al Garstelet, la sera precedente la salita. Il Balmenhorn ospita infatti un grande monumento dedicato al Redentore, la cui storia è particolarmente affascinante; la statua è forse difficilmente compatibile con la rinnovata sensibilità ambientale del giorno d'oggi, essendo inevitabilmente figlia dell'epoca del boom economico postbellico. Il progetto relativo ad una statua da collocare su una cima del Rosa risale alla Seconda guerra mondiale, per volontà di un alpino, successivamente diventato comandante partigiano dell'8ª Divisione Valle Orco: il torinese Alfredo Bai. Pare in realtà che alla base della colossale scultura risiedano ben due voti di fede: il primo dovuto alla richiesta di sopravvivere alla carneficina bellica, il secondo risalente al 1949 e relativo alla grave malattia della consorte del comandante Bai.

Malgrado la volontà del torinese occorse tuttavia l'intervento mediatico, nella fattispecie del giornale democristiano Il Popolo Nuovo che, nel 1955, avrebbe festeggiato il suo primo decennio di attività. Per motivi religiosi ed ideologici, nonché in concomitanza del decennale, la redazione sposò la causa di Bai varando una colletta a mezzo stampa; altri enti ed esponenti del mondo politico ed imprenditoriale dell'epoca, quali il barone gressonaro Luigi Beck Peccoz e Giulio Merenda, affiancarono la cordata. Gli organizzatori dell'impresa optarono inizialmente per il Monte Cervino, per alcune cime del Rosa ed infine per la Piramide Vincent; problemi logistici e tecnologici, comprensibilmente motivati dal pauroso baratro economico e sociale che l'Italia del dopoguerra doveva faticosamente risalire, suggerirono infine di puntare sul più modesto ed accessibile sperone del Balmenhorn, ben noto sin dagli albori dell'esplorazione alpina. Nel frattempo, il 16 luglio 1955, si chiuse ufficialmente la sottoscrizione lanciata dalle pagine de Il Popolo Nuovo, offrendo alla causa la strabiliante somma di 2.177.711 Lire dell'epoca. Alcuni studi successivi si soffermarono sulla provenienza della maggior parte di tali offerte, giunte dalla martoriata terra piemontese e dalle valli alpine, ancora piegate dalla crudeltà della guerra "di montagna", dei rastrellamenti e delle esecuzioni sommarie. Un ulteriore, toccante particolare volto a simboleggiare il valore pacificatorio del Cristo delle Vette fu relativo al materiale prescelto: bronzo fuso da vecchi cannoni e residui bellici. La sera del 27 luglio 1955 la colossale statua venne benedetta dall'arcivescovo di Torino Maurilio Fossati, prima di venir affidata alle cure degli alpini. Il 30 iniziò il lento e penoso avvicinamento alle vette del Rosa, suddivisa in undici pezzi trasportati in barca sulla superficie del Lago Gabiet e quindi, sul dorso degli alpini, in alta quota. In particolare, la squadra del capitano piemontese Picco dovette risolvere il problema comportato dall'ampiezza della crepaccia terminale ai piedi del Breithorn, che in quell'estate si rivelava particolarmente insidiosa; i pesanti frammenti (undici sezioni, più il massiccio piedistallo realizzato in ferro) vennero dunque sollevati con un elaborato sistema di corde fisse. Seguì la delicata fase del posizionamento di ogni sezione, successivamente stuccata con uno speciale mastice in grado di proteggere l'interno della statua dalle infiltrazioni; venne infine innalzato un parafulmini di dieci metri alle spalle della colossale statua. L'intera operazione venne ripresa dalla INCOM, il cui filmato venne proiettato in decine e decine di cinema italiani.

L'inaugurazione del Cristo si tenne il 4 settembre con una messa celebrata da don Amedeo Cavaglià, alla presenza di Fulvio Campiotti de Il Corriere della Sera, di Giuseppe Del Colle del Popolo Nuovo e di circa 400 alpinisti, stipati con difficoltà presso il rifugio Gnifetti. Proprio Campiotti avrebbe pubblicato, nel 1969, un volumetto sulla statua e le sue vicissitudini, oggi raro, recensito nel 2016 da Varasc.it. Il pregio di questo volume, intitolato Il Cristo delle Vette, risiede nel suo ricchissimo repertorio fotografico e nel diretto accesso allo scultore Bai da parte dell'autore.

Nel settembre 2007 le condizioni del metallo della statua ne richiesero un elaborato ritorno a valle, per un urgente restauro. Smontata a fine agosto negli undici pezzi originari, la statua venne trasportata in elicottero, tranne la testa che, dopo una sosta al Rifugio Mantova, venne trionfalmente portata a valle da Guide ed alpini. La statua venne riportata in quota nel 2008. Oggi appare brillantemente ripulita, perfetta in ogni dettaglio, dalla cicatrice ben visibile sul palmo della mano sinistra ai particolari della cintura di corda, fino al volto. Al momento, oltre alla firma dello scultore accanto al piede del Cristo (A. Bai 1955), si notano alcune targhe poste sul piedistallo della statua: la prima recita Cristo delle Vette, 4 settembre 1955-2005 Balmenhorn Vallee d'Aoste-Valle d'Aosta. Le Conseil de la Vallée en souvenir du Cinquantenaire de la pose du Christ des sommets. La seconda, più vecchia, è dedicata a Mario Puchoz. E qui con noi non laggiù sui monti dell'asia per lui la preghiera che affratella e consola dei compagni del K2 delle Guide tutte e di coloro che la montagna unisce in un affetto che valica i confini. K2 agosto 1954 - Balmenhorn settembre 1955. La terza lapide, di carattere religioso, cita infine O redentor Gesù se qualcuno ti vuole prenda per guida il sole e s'innalzi quassù. 

 

Il Bivacco Felice Giordano alle rocce del Balmenhorn

Situato pochi metri più a sud e lievemente più in basso della colossale statua del Cristo, il Bivacco Giordano si presenta come una piccola e lucente capanna squadrata, in lamiera nera, abbarbicata alle rocce rossastre del Balmenhorn e ben visibile dal basso. La struttura è indicata in più manuali come possibile punto d'appoggio in caso di emergenza. Il piccolo locale è sempre aperto e dispone, in una stanzetta separata dal minuscolo vestibolo d'ingresso e dal bagno antistante (provvisto di una semplice turca), di sei posti letto in letti a castello di legno. La porta interna è in legno e vetro; una grande finestra sul bordo meridionale consente l'illuminazione ed un notevole colpo d'occhio.

Domenica 04 luglio 2010, come premesso, Varasc.it è salito al Balmenhorn scendendo dalla retrostante Piramide Vincent, via Colle omonimo. Dal Colle Vincent la salita ai piedi dello scoglio ha richiesto circa dieci minuti, con pause fotografiche; la traccia, in quest'estate 2010, descriveva un'aggraziata curva a mezza quota, lievemente infossata a poca distanza dalla meta e quindi nuovamente in salita e ben delineata fino ai piedi delle rocce. Naturalmente, visto l'ambiente glaciale, la salita richiede abbigliamento ed attrezzatura da alpinismo e non da semplice escursionismo; malgrado la relativa "facilità" di questa salita (tanto sottolineata in molteplici relazioni cartacee ed online) occorre ricordare che ci si sta inoltrando in un territorio d'alta quota. La struttura, anticamente preceduta da un posto di guardia ed osservazione risalente alla Grande Guerra, venne ricostruita ex novo nel 1985 dal CAI di Varallo, dedicata alla Guida alpina di Alagna Felice Giordano, morto il 29 aprile 1968 per una caduta in crepaccio durante un'operazione di soccorso. Il Cai di Varallo è tuttora incaricato della manutenzione del bivacco; per ulteriori informazioni è disponibile un sito Internet, oltre ad un indirizzo di posta elettronica. Malgrado alcuni anni or sono il bivacco fosse provvisto di pannelli solari, al momento (estate 2010) ne appare sprovvisto; la struttura è in buone condizioni, anche se il piancito in legno antistante l'ingresso è rovinato dal lungo contatto con gli elementi. Vi si nota anzi la tenue fioritura di un muschio verde. Il bivacco è parso in ordine anche nel 2015.

Una corda fissa bianca collega il Cristo delle Vette al piccolo bivacco, superando pochi passi su roccia lievemente inclinata e scivolosa; la salita al dorso del Balmenhorn è facilitata da altri due percorsi attrezzati. Il primo, e principale, sorge sul versante roccioso più elevato (nord-nordest) ed affacciato sull'ampia sella nevosa tra il Balmenhorn ed il Corno Nero; tale percorso comporta circa 15 metri di arrampicata verticale facilitata da una dozzina di massicci anelli in ferro, ottimi come scalini e come punti d'appoggio, nonché da un robusto canapone sul lato destro di chi sale. La seconda via di salita è forse più agevole e certo più breve, trovandosi immediatamente ai piedi del Bivacco Giordano; parzialmente "coperta" a sua volta dal canapone, è invece sprovvista di anelli in ferro, vista la disposizione più lieta delle grandi rocce squadrate. In ogni caso, vista la quota e la possibile presenza di ghiaccio o colpi di vento sulla zona sommitale dello scoglio, si raccomandano cautela e l'adozione di ramponi.

Spettacolare, infine, il panorama offerto; dai Lyskamm all'antistante Corno Nero, fino alla Piramide Vincent ed alla distesa sottostante delle Valli di Ayas e del Lys.

Il ritorno alle Punte Zumstein e Gnifetti non ha evidenziato cambiamenti in merito a quanto descritto, per quanto riguarda il bivacco e la grande statua. Ben peggiorate invece le condizioni del manto glaciale sottostante, fino all'altezza del Rifugio Gnifetti, con rovina quasi totale del Ghiacciaio del Garstelet e presenza di numerosi crepacci. Si raccomanda quindi grande prudenza ed attenzione in zona.

Come premesso, il 12 luglio 2015 la salita alla Piramide Vincent e al Balmenhorn ha evidenziato la pessima condizione dei ghiacciai, specialmente nel tratto Gnifetti-Balmenhorn, con l'apertura di nuovi crepacci in tutta l'area. Si raccomanda enorme cautela. Il ritorno del 6 settembre 2015 ha evidenziato condizioni migliori, grazie alle nevicate di agosto; la cautela, vista la presenza di molti crepacci nella zona sottostante, è comunque d'obbligo.

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