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Punte Zumstein e Gnifetti, anno 2012

A lungo agognato e cullato dal ricordo della bella salita del 29 e 30 agosto 2009, il ritorno alla Punta Zumstein è avvenuto domenica 19 agosto 2012, nel cuore di un mese torrido e contraddistinto da una calura del tutto atipica sulle Alpi. La salita ha coniugato le punte gemelle Zumstein e Gnifetti o Signalkuppe, con passaggio dal Rifugio Regina Margherita alla Punta Gnifetti, mentre la discesa è avvenuta tramite la roccia del Balmenhorn ed il Colle Vincent, ai piedi dell'omonima Piramide

La bella salita, condivisa con un nutrito gruppo di amici che ha pernottato tra i rifugi Mantova e Gnifetti, ha avuto inizio nel caso di Varasc.it dai 3610 metri del secondo rifugio. L'avvicinamento, via Passo dei Salati (2931) ha visto un pericoloso incidente ai piedi dello Stolemberg, dove un vecchio canapone in disuso, stoltamente lasciato sul posto, ha ceduto sotto il peso di uno dei partecipanti, fortunatamente senza gravi conseguenze. Una ben amara sorpresa ci attendeva oltre l'ex ghiacciaio di Indren ormai ridotto ad una pietraia slavata, piena di pozze d'acqua di fusione profonde fino alla caviglia. Superata l'alta bastionata ai piedi dei rifugi, il ghiacciaio del Garstelet o Garstelergletscher è parso a sua volta in rovina, gravemente provato dal caldo di questa estate 2012: esteso un tempo dai 3455 metri del Rifugio Mantova, il bacino glaciale è ormai scomparso, ridotto a sua volta ad un nevaio cosparso di pietrisco e miriadi di ripidi ruscelli d'acqua di fusione, tra sporcizia e detriti. L'arrivo al Rifugio Gnifetti ha richiesto ciò malgrado l'adozione dei ramponi, vista la pendenza che il terreno in rovina ha ormai raggiunto. Impressionante lo spettacolo dello sfacelo glaciale, così come la copiosissima presenza di persone palesemente non in grado di affrontare terreni simili, munite di scarponcini o scarpe da ginnastica, prive di bastoni o piccozze, di occhiali e creme protettive, incapaci di affrontare tratti ghiacciati in forte pendenza, vestite da città a 3600 metri di quota.

Come sempre, l'ascensione è stata scandita da pochi, inalterabili momenti. Il rifugio Gnifetti, colmo al massimo della capienza, ha servito la prima cena (che lassù avviene secondo la modalità del self-service) alle ore 18.45, offrendo a scelta due primi, due secondi, tre contorni e dessert; le bevande sono completamente escluse dalla mezza pensione che nel 2012, per i soci CAI, costava 58 Euro. A tale spesa deve essere sommato il costo della funivia da Stafal al Passo dei Salati, pari a 17 Euro, mentre il biglietto fino a Punta Indren costava 31 Euro.

Ammirato il tramonto dalle imperdibili terrazze del rifugio, che offrono una vista a dir poco stupefacente a valle e sui pendii glaciali della Piramide Vincent e del Ghiacciaio del Lys, abbiamo dormito nella stanza numero 23, con sei posti in due letti a castello. E' consigliabile scegliere se possibile le stanze sul lato settentrionale del rifugio, più fresche, rispetto a quelle meridionali, molto calde fino a notte fonda a causa dell'irradiamento solare diurno. Domenica 19 agosto, la nostra sveglia è suonata alle 04.00; la colazione, sempre in modalità self-service, è iniziata alle 04.19 dopo quella che, almeno per chi scrive, si è rivelata la più riposante notte di sonno profondo delle ultime settimane. Partiti al buio alle 05.15, dopo aver calzato i ramponi sulle rocce della cresta superiore a poca distanza dalla cappella, abbiamo iniziato la lenta risalita del primo pendio glaciale cosparso dalle strisce scure dei molti crepacci; alle 07.13 abbiamo finalmente raggiunto, con passo lento ma costante e senza soste, il Colle del Lys a 4255 metri. Impressionanti e bellissime, nelle prime incerte luci del giorno, le sagome possenti dello Schwarzhorn e della Ludwigshöhe, separati dal breve Colle Zurbriggen, e quindi l'ampia forma bianca della Punta Parrot. Segue come sempre la discesa e la risalita per lunghi e vasti pendii nevosi fino all'ampia sella del Colle Gnifetti, a 4454 metri, quasi a metà distanza tra la Zumstein a sinistra e la Punta Gnifetti a destra.

Siamo arrivati alle ore 08.23 ai piedi della Punta Zumstein, in vista del suo emaciato pendio nevoso meridionale, salendo in vetta dopo la breve crestina nevosa e le sue stabili roccette alle ore 08.50. Il tratto finale non ha presentato variazioni o difficoltà superiori rispetto a quanto sperimentato nel 2009; ripartiti alle ore 09.15, abbiamo raggiunto con calma il Rifugio Regina Margherita alle ore 09.45, con una temperatura del tutto insolita di 4-5° C. Numerosi voli di elicotteri turistici di Air Zermatt hanno scandito la permanenza nel rifugio più alto d'Europa, mentre l'assenza di vento e le nostre ottime condizioni di salute hanno reso estremamente piacevole la contemplazione dello sterminato panorama, dai ghiacciai del Monte Rosa alle propaggini più lontane delle Alpi, alle città della pianura, alle vette elvetiche. La discesa è avvenuta come premesso via Balmenhorn (4161 metri), con una breve pausa per salirne le rocce e visitare sia la statua del Cristo delle Vette che il Bivacco Giordano, in modo da evitare parte dei molti crepacci estesi dalla quota del Rifugio Gnifetti in su. L'arrivo alla funivia di Indren è avvenuto alle 14.45, dopo una lunga discesa resa più disagevole dalle già citate condizioni precarie del ghiacciaio del Garstelet prima e di Indren poi.

La salita dell'agosto 2012 alle Punte Zumstein e Gnifetti. Considerazioni

Accanto alla bellezza di panorami unici ed alla soddisfazione per un'ascensione perfettamente realizzata e condivisa in bella compagnia, restano alcune considerazioni. In positivo, l'arrivo in vetta alla Zumstein in un raro momento di totale assenza di cordate, che ci ha regalato circa venti minuti di silenzio e solitudine: un privilegio raro in una domenica di agosto sul Monte Rosa, vista l'affluenza copiosa ai suoi tre rifugi principali. Un secondo dato positivo è certamente costituito dalla buona forma in cui tutti e dieci i partecipanti sono giunti in vetta, senza accusare mal di montagna nelle sue varie forme. Ciò è dovuto in parte all'ottima sistemazione fornita dal rifugio Gnifetti, malgrado l'affollamento; anche i prezzi e le tempistiche di risalita delle funivie e del servizio al rifugio, vista la quota, si sono rivelati ragionevoli.

I lati negativi dell'escursione si possono riassumere nelle condizioni glaciali, ormai precarie, che hanno spinto chi scrive a scegliere di chiudere per quest'anno la propria stagione alpinistica. In discesa si è scelto di evitare la salita alla Punta Parrot o alla Ludwigshöhe, proprio per poter tornare quanto prima al sicuro; ciò malgrado, ancora verso le 13.00 e le 14.00, si sono incrociate numerose cordate in lenta e provata risalita sul ghiacciaio sotto il sole a picco. Decine e decine di escursionisti del tutto impreparati e non equipaggiati sono stati incontrati lungo i ghiacciai del Garstelet e di Indren, tra scivoloni, patemi d'animo, calzature zuppe d'acqua gelata, scottature e quant'altro; il rovescio della medaglia dei comodi impianti dell'alta Valle del Lys che, d'estate, consentono la salita in alta quota anche a chi non dovrebbe mettervi piede. Abbiamo assistito all'incidente accorso ad una turista ad Indren, con rottura del braccio, ed abbiamo condiviso l'arrivo in vetta alla Punta Gnifetti, a ben 4554 metri, con due... Viandanti italiani muniti entrambi di jeans così corti da poter essere definiti, piuttosto che shorts, hot pants. Abbiamo seguito le pericolose evoluzioni di una solitaria alpinista, in difficoltà sulla rampa sottostante il rifugio Gnifetti, che aveva i propri ramponi "nello zaino". Ho cercato di non giudicare, consapevole che come ogni ambiente ormai antropizzato, anche la montagna propone immancabilmente uno spaccato perfetto dell'umanità, con tutti i suoi vizi e pregi, le nobiltà d'animo e le meschinità, la stupidità e la quieta saggezza, la forza e la stupidaggine. Ed è così che accanto al frastuono ed alle sciocchezze di bambini ciarlieri si notano la solidità e la cura nei gesti degli alpinisti, il maggior numero di alpiniste straniere rispetto alle colleghe italiane, la cortesia di un cenno o di una precedenza a quasi 4500 metri.

Ancora una volta, cala la notte sui ghiacciai ed il Monte Rosa archivia il rumore, la bellezza, la risibile fretta umana di un'altra lunga giornata estiva.

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