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Consigli utili

Questa sezione è volta a presentare qualche breve suggerimento destinato ai neofiti, a coloro i quali stanno per avvicinarsi alla montagna per la prima volta. Si tratta semplicemente di consigli volti possibilmente ad evitare i piccoli intoppi che potrebbero adombrare la bellezza di una giornata in quota. Nel luglio 2012 si è invece pubblicata un'apposita sezione dedicata ai rifiuti in montagna

Ecco pertanto un generico elenco di quel che si dovrebbe sempre portare con sé in montagna:  

1) Zaino: Esistono svariati tipologie di zaini tra le quali trovare sicuramente il perfetto compagno d'escursione. Personalmente, ho imparato ad apprezzare da lungo tempo la semplice robustezza di un 70 litri dell'Esercito, ma si tratta unicamente di una scelta soggettiva. Uno zaino dev'essere prima di tutto comodo e pratico, oltre che adatto al genere di escursioni in programma.

Ad esempio, una normale escursione in giornata può richiedere zaini tra i 30 e 50 litri, mentre ascensioni di più giorni o in ambiente invernale possono richiedere capacità maggiori, tra i 55 ed i 70 litri o più. Zaini più capaci possono servire per i lunghi trekking, magari per chi deve portarsi dietro la tenda. Esistono poi apposite tipologie di zaini per lo skyrunning, l'alpinismo e lo scialpinismo, di molte marche e misure, con accorgimenti sempre nuovi (ad esempio, il pratico camelbag per bere senza dover estrarre la borraccia) e materiali sempre più leggeri e resistenti. E' opportuno farsi consigliare nella scelta dal negoziante, avendo cura di spiegare l'impiego dello zaino e le proprie necessità. Non si tratta di una scienza esatta, bensì di scelte che derivano dall'uso e dall'abitudine del singolo utente.

2) Borraccia e thermos. Quanto si vuole, o occorre bere? Persone diverse, con metabolismi differenti e soprattutto esposte a condizioni meteo e climatiche, ambientali differenti, avranno bisogno di più o meno liquidi per evitare la disidratazione.

E' importante calcolare in anticipo l'acqua necessaria a sostenervi per tutto il giorno: non ha senso salire su un monte incantevole come lo Zerbion (ma assolutamente privo di sorgenti, in quota!) con un'unica bottiglietta di minerale, per poi ridursi a tornare di volata a valle o a mendicare brevi sorsi d'acqua dagli altri. Il peso comportato dall'acqua non è mai sprecato: bisogna premunirsi d'acqua sufficiente per una giornata intera, o almeno per l'andata, se si troveranno altre sorgenti potabili cui attingerla. Nel caso siano presenti bambini o persone non abituate alla montagna, la regola non scritta comporta che essi si aspetteranno costanti rifornimenti d'acqua - a prescindere dalla sua presenza sul tracciato, o meno.

E' buona norma portare con sé, a seconda della durata del percorso, almeno una borraccia (meglio se termica) da 75 centilitri-1 litro. Si può bere alle sorgenti e risparmiare la borraccia per i tratti privi d'acqua; in quanto alle sorgenti, occorre controllare che a monte non siano presenti tubature sospette o sporcizia varia. E' consigliabile bere nei punti in cui si formano piccole cascatelle o rapide, anche perché l'acqua perde parte delle impurità dopo circa quattro o cinque salti. Malgrado l'acqua di fonte, specie in quota, sia generalmente bevibile, la prudenza è sempre d'obbligo. Ultimo ritrovo, il cosiddetto camelbag, una borsa spalleggiabile o da inserire nello zaino e dotata di cannuccia da applicarsi allo spallaccio. Di invenzione israeliana, pratico e poco costoso, di molti tipi e capacità, il camelbag ha l'immenso vantaggio di fornire una relativa autonomia senza obbligare il viandante a sostare per estrarre borracce, riempirle e rimetterle nello zaino; lascia inoltre libere le mani ed è facilmente accessibile con un semplice gesto, ragioni alla base della sua creazione in ambito militare. Sono inoltre disponibili molti diversi integratori energetici, utili per reintegrare l'equilibrio idrico ed i sali minerali bruciati sotto sforzo, poiché l'acqua - per quanto il dissentante per eccellenza - non ha particolari poteri reintegrativi.

3) Kit per il pronto soccorso. Non è difficile procurarsene uno in un negozio specializzato in articoli sportivi, o addirittura crearselo: occorreranno gli immancabili cerotti, bende e garze, cerotto chirurgico per fissarle e, se possibile, forbici, pinzette, ago e filo. Tutta questa attrezzatura deve essere sterile e non scaduta; in presenza di bambini, si possono aggiungere fazzoletti di carta e salviette sterili, utili a disinfettare rapidamente tagli e piccole abrasioni. Occorre anche qualche bustina di zucchero, di quelle normalmente reperibili nei bar oltre possibilmente a una bottiglietta di mercurocromo. Un kit casalingo può essere integrato da oggetti potenzialmente utli quali fiammiferi, spille da balia, nastro adesivo, fischietto.

4) Maglia e vestiti di ricambio. Chiunque abbia camminato in salita per ore con un grosso zaino sulle spalle saprà degnamente apprezzare la sensazione di benessere apportata da una maglietta pulita, una volta in vetta. Il discorso vale anche per una maglia più pesante, come una vecchia felpa a collo alto, che non deve mai abbandonare lo zaino: questa servirà in caso di improvvisi abbassamenti della temperatura, così come un buon windstopper cui ricorrere in caso di forte vento. Nel periodo invernale, il vestiario a strati dovrà necessariamente comprendere indumenti più caldi e tecnici.

In caso di escursioni sul ghiacciaio si possono portare pantaloni corti da usare alle quote inferiori, e pantaloni lunghi (con pantavento, ghette interne o imbottiti) da indossare assolutamente per il tragitto ad alta quota. Se si ha la responsabilità di bambini o amici non abituati alla montagna, è buona norma portarsi dietro un paio di guanti o una felpa in più, per precauzione; stesso discorso per gli occhiali da sole, che sui tratti nevosi diventano indispensabili per evitare l'insorgere dell'oftalmia nivalis. Accessori quali uno scaldacollo o passamontagna possono rivelarsi utili nei climi più freddi.

5) Accessori vari. Questi possono andare dall'immancabile coltello svizzero alla bussola, passando per l'eventuale GPS o l'altimetro: l'importante è ricordare che tutti questi congegni, moschettoni a parte, soffrono l'umidità e se dotati di batterie, saranno sensibili al freddo. Se lo zaino non è impermeabile, andranno posti al riparo in caso di pioggia; il discorso vale anche per macchine fotografiche e simili apparecchiature meccaniche o elettroniche. Un sacchetto di nylon (peraltro sempre utilissimo in montagna) è più che sufficiente a proteggerle per brevi periodi dall'umidità esterna: occorrono ore (o la caduta in un torrente) prima che un moderno zaino divenga così fradicio di pioggia da lasciar penetrare l'acqua. Altri accessori molto utili possono essere una torcia e, più importante, una corda. Nel caso di bastoncini da trekking, la scelta è estremamente varia: l'importante è assicurarsi della perfetta tenuta delle chiusure, per evitare che i bastoni telescopici possano cedere accorciandosi all'improvviso.

7) Coltello. Da secoli, chi va in montagna è solito portarsi dietro una buona lama: se una volta poteva servire per difendersi, oggi è invece utilissima durante i pasti, nelle emergenze o nei piccoli lavori di "bricolage" (intagliarsi un bastone da passeggio o costruire un rifugio per i propri figli) tipici dei periodi di relax all'aria aperta. I coltelli svizzeri di marca Victorinox, da generazioni, sono annoverati tra i migliori: ad un costo relativamente contenuto uniscono la presenza di lame di qualità con attrezzi potenzialmente utilissimi, quali apriscatole, forbici, pinze e così via. Mai uscire senza, poiché perfino lavori apparentemente semplici quanto ricucire il fondo di un sacco o riparare una cinghia diventano impossibili, senza una pinzetta, un ago, una lima, un piccolo cacciavite.  

6) Cartografia. Non bisogna mai sopravvalutare la propria conoscenza delle valli: una buona carta aggiornata può facilitare la progressione o salvare la giornata, oltre che aiutare nell'identificazione di eventuali vette all'orizzonte. E' il classico esempio di bagaglio di pochissimo ingombro e di grande utilità, specialmente se si possiede una carta di qualità elevata.

8) Cibo. In montagna, la scelta è varia e i recenti progressi della scienza nutrizionistica consentono ormai diete su misura per atleti e semplici appassionati. Personalmente preferisco ricorrere ai classici e nutrienti panini, piuttosto che alle meno sane merendine preconfezionate: il panino è semplice, veloce da preparare e nutriente, oltre che più "indicato" dall'ambiente montano, se si evitano ingredienti piccanti o salati. Occorrerà ovviamente pianificare anzitempo la scelta del menu al sacco in base alle preferenze dei componenti, specie in presenza di bambini.

Se si giunge ad un rifugio, malgrado nell'ultimo decennio la qualità dell'offerta alimentare sia generalmente aumentata, non saranno certo possibili menu di tipo "cittadino". Specialmente nel caso di rifugi d'alta quota, riforniti periodicamente con l'elicottero (!), è inutile attendersi tagliata di salmone, scaloppine au vin e Pinot Grigio. Il discorso rifugi richiede un ultimo consiglio: è buona norma non lasciare i propri rifiuti nel rifugio, poiché il loro smaltimento può costare caro all'ente che lo gestisce, in condizioni già disagiate. L'educazione richiede che si riportino a valle almeno i propri rifiuti, e possibilmente che si chieda al gestore se c'è qualcos'altro da portare via, come bottiglie di plastica, giornali o altro.

In un rifugio, è facile ed immediato intuire il grado di abitudine di un cliente nel soggiornare in simili strutture. Lasciare liberi i propri cani, permettere ai propri figli di correre ed urlare in giro mentre altri clienti stanno ancora cenando, stazionare in permanenza davanti alla cucina impedendo il passaggio, calzare scarponi e non rispettare l'ora di "coprifuoco" sono indici di maleducazione e inadeguatezza. Vi sono limiti, esigenze ed orari che devono essere rispettati, spesso richiedendo anche una certa pazienza e disponibilità nei confronti dei gestori e degli altri clienti. La figura del gestore, infine, non è un surrogato dell'oste o dell'albergatore di fondovalle. Specificando subito allergie e, eventualmente, preferenze, si facilita il lavoro di cucina; informandolo in anticipo sul proprio itinerario si possono ottenere consigli e, soprattutto, la sicurezza di avere qualcuno "all'erta" per il proprio ritorno. I gestori possono anche mettersi in contatto con gli altri rifugi, fornire preziosi dati meteo, aiutare la progressione in molti modi. 

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