Tancredi Tibaldi 

“Serate Valdostane illustrate. Le leggende del Diavolo ed altri Saggi di Folk Lore”

S. Lattes & C. Librai-Editori, v Garibaldi 3, Torino 1913. Formato 19 x 12.5 cm. Pagine 216. Illustrazioni e fotografie in b. \ n. Prezzo L. 300 (Prezzo attuale, da concordare).

 

  

Pregevole e rara opera, risalente al 1913, Serate Valdostane illustrate ritrae un mondo ormai perduto, profondamente pervaso dal senso del magico e del superstizioso, percezioni convissute per secoli con la devozione religiosa e la pietà cristiana. Un mondo che rivive ancora in queste pagine, riportanti l’eco di antiche veglie invernali, racconti tramandati oralmente di generazione in generazione. Vero protagonista del volume è il Diavolo, la cui figura maligna e tradizionalmente ingenua ricorre in tutti i racconti dell’opera: un demonio umanizzato, forse per ridurne il terrore, puntualmente alla ricerca di raccolti da rovinare, bestiame da sottrarre e popolazioni da insegnare. E puntualmente giocato, con abilità e pia devozione, dal personaggio positivo della trama: santi e sacerdoti, saggi anziani, uomini probi. Il testo spazia tra italiano e francese, con citazioni nei differenti patois e, naturalmente, in latino; l’insieme è perfettamente comprensibile, malgrado il suono arcaico di saltuari termini, certo non ignoti all’appassionato. L’affascinante volume consta di otto capitoli o narrazioni, intitolate Il Diavolo, I miracoli di Sant’Evezio, La Regina delle Vacche, Tra Lupo e Ramaio, La processione di San Grato, Una ingiusta accusa al Cervino, Il Cretinismo, Le «cretinisme» de la Présidente. 

Un’opera sociologica di grande importanza, punto di partenza per quanti, nei decenni successivi, hanno voluto elaborare e ripercorrere il ricchissimo patrimonio delle fiabe e delle leggende valdostane. Particolarmente notevoli le stampe e le fotografie accluse al testo. Un’opera da ricercare e da aggiudicarsi, con notevole valore per il collezionista e per l’appassionato di cultura e tradizioni alpine; grande il fascino, permesso dal lasso temporale che separa il lettore odierno dall'autore, nello studiare non solo la raccolta di favole e la conseguente psicologia montanara, bensì lo stesso modo storiografico, personale e profondamente rispettoso adottato da Tancredi Tibaldi nell'approcciarsi all'argomento in esame.

 

 

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