Monte Nery o Becca Frudiera. Via meridionale

   

Monte Nery. Storia, letteratura e toponomastica

Posto al termine dell'imponente catena costituita dalla Punta Champlon e dalla Punta di Soleron, il Monte Nery è alto 3075 metri: una vetta imponente, quasi un massiccio a sé, basata su quattro creste, le cui propaggini formano il Colle di Frudiera ed il Colle Chasten. A nord-nordest del Nery prosegue poi un'ultima cresta che si rialza presto con il Marienhorn o Corno Maria, 2767. E' importante considerare anche la pagina dedicata da Varasc.it alla via settentrionale, giudicata più insidiosa e pertanto sconsigliata.

La toponomastica seguì l'evoluzione di questa affascinante montagna nel tempo e nello spazio, ovvero nelle terre ai suoi piedi. Molti sono i nomi di questa vetta, che inizialmente venne chiamata Marienhorn o Pic de Marie, Nerysthorn o Neryschthuare, Pointe de Isamsée, Becca di Frudière. Secondo Mario Aldrovandi un ulteriore toponimo sarebbe quello di Nerisch Horn. La prima salita al Nery avvenne nel 1873, da Issime, con la costruzione di un ometto sommitale; il due ottobre dello stesso anno vi salirono, da Chasten, il celebre Abate Gorret, Jean-Baptiste Bertollin e Jean Ronco. La prima invernale avvenne il 22 gennaio 1909. Lo scibile dedicato a questa importante ed "onnipresente" montagna, costantemente visibile, da lontano, è numeroso: citiamo Monte Rosa e Mischabel, Gino Buscaini, Gressoney Ayas Valtournenche. 54 Escursioni naturalistiche, Bovio-Dellarole-Giglio, Scialpinismo in Val d'Ayas, G. Merlo, e così via. Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero il Nery nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas, definendolo anche Pointe de Tsamsec, Néristhorn, Pic de Marie o Marienhorn, magnifico belvedere delle montagne valdostane.

Il profondo e remoto Vallone di Chasten, nota Ugo Torra, ha antica nomea. Venne inoltre citato nel testamento del grande Ebalo, signore di Challant, risalente al 1323, in riferimento ad una cessione di pane e seratium agli indigenti. A parte le innumerevoli vie di arrampicata, alcune "storiche" ed altre più recenti, il Nery può essere salito sia da nord che da sud. Per quanto concerne la via settentrionale, si continua a sconsigliarla per i motivi esposti in questo sito nella relazione inerente; la via meridionale, nella giornata di giovedì 21 agosto 2008, si è invece rivelata più agevole e percorribile. Dai 1041 metri di Tollegnaz, il dislivello è di 2034 metri, la difficoltà E fino all'ultimo ponte sul Torrente di Chasten, EE fino a Pera Picolla ed oltre, EE con tratti di arrampicata di primo grado (I) sulla cresta. Si incontra un singolo tratto di II, poco prima del noto "intaglio"; la via procede in assenza di segnaletica e forte esposizione sul lato destro o meridionale di chi sale. Per tali motivi, questa vetta viene sconsigliata a chiunque non sia in grado di effettuare una buona navigazione in assenza di traccia o segnaletica, di affrontare tratti infidi e pietraie, tratti in forte pendenza, nonché creste esposte di rocce e sfasciumi. In caso di stanchezza o improvviso maltempo, sul versante orientale del vicino Colle Chasten sorge l'ottimo ed accogliente Bivacco Aldo Cravetto, sempre aperto ed accessibile.

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Via di salita meridionale al Monte Nery

La partenza dell'itinerario avviene a Tollegnaz, frazione di Challand-Saint-Anselme, ma esso ricalca in massima parte quello descritto in Varasc.it per la salita al vicino Colle Chasten fino al ponte ligneo ove termina la ripida strada pavettata. Dal 2012, al ponte si notano quattro paline: le prime sono relative al sentiero numero 2 per Tollegnaz, 50 minuti, E, ed al medesimo sentiero per il Colle Chasten, 3.15 ore, E. Le altre due paline si riferiscono al sentiero 2A diretto all'alpe Merendioux ed al Bivacco Forestale, 2.20 ore, difficoltà E, e sempre al sentiero 2A per il Colle Chasten, 3.40 ore, E. In precedenza, tre paline lignee sul bordo stradale indicano le strade per il Colle Chasten, l'alpe Merendioux e la Becca Torché.

Si invita pertanto a visitare la pagina inerente, osservando la via di salita fino all'alpe La Sort (1941 metri), posta quasi ai piedi della fiera Punta di Soleron, ove campeggiano la scritta gialla "Colle di Chasten" e due nuove paline lignee collocate su un vicino pino, che indicano le direzioni per Merendiù e Pera Picolla. Si deve raggiungere proprio quest'ultima alpe, posta a 2244 metri e N45 42.544 E7 47.418, contraddistinta da innumerevoli "coppelle" o cavità anticamente scavate nella roccia; anche l'enorme masso sotto al quale sorgono le due diroccate malghe mostra affascinanti segni di scavo, forse a scopo di canalizzazione idrica. Pera Picolla dista circa 1.8 km. in linea d'aria dalla vetta del Nery, ancora invisibile. Occorre infatti proseguire sul sentiero che, segnalato da ometti e lastre dipinte di labile vernice gialla, corre attraverso una piana pietraia verso oriente, tra prati e radi affioramenti rocciosi, superando ben tre distinti massi coppellati nell'arco di circa 200 metri, sul sentiero. Il terzo masso, in realtà, è un enorme e piano affioramento grigio, basso sull'erba, contraddistinto da centinaia di piccoli e ben delineati solchi; esso sorge a 2300 metri, immediatamente dopo una lastra con vernice gialla. Nell'estate 2008, alcuni sassi in fila bordavano il tracciato del sentiero, attraverso la superficie del masso. Qui la traccia si perde. Volgendo lo sguardo a sinistra si nota una conca erbosa con grandi massi, chiusa da pendii erbosi abbastanza erti; più avanti, verso oriente, vi è il rialzo che sostiene il pianoro sul quale sorge il vicino valico. Due sono le soluzioni: salire sulla sinistra tramite gli erti pendii erbosi, spesso umidi di mattina, e quindi scivolosi, oppure piegare nettamente a sinistra ed indietro rispetto al vasto affioramento coppellato e superare il prato fino al bordo del pendio, verso nordest. Qui, pressoché invisibile dal basso, si trova il proseguimento dell'antico sentiero: la parte immediatamente soprastante il prato è rovinata, in terra smossa e piccoli sassi, mentre poco sopra, dopo un tornante, diviene agevole e ben evidente. Ad ogni modo si risale la china accedendo ai più dolci pendii erbosi soprastanti, proseguendo verso oriente, alla volta e successivamente sotto ad un evidentissimo corno roccioso. La sua punta, come visibile dal suo fianco, è inclinata verso oriente, all'incirca verso le pareti che difendono il Colle di Chasten. Sotto a tale sperone si stende una vasta pietraia chiara (2450 metri), composta da grandi massi intervallati da fastidiosi spazi, che obbligano il viandante a continue salite e caute discese; per questo motivo, pur in assenza di traccia, è opportuno portarsi sul bordo destro o sudoccidentale di tale pietraia, proseguendo sempre verso oriente su erba, superando una placca in modestissima pendenza che è normalmente sede di un piccolo rivo.

Si punta verso oriente alla volta della bassa dorsale intervalliva, mentre il colle, ormai invisibile, è a sudest; la parte superiore della conca a nord del Chasten è cosparsa di fronti franosi interrati ed erba, e si risale con facilità, seguendo qualche rado ometto stagionale. Intorno ai 2550 metri si volta a sinistra (nord), traversando alcuni ristretti fronti franosi estesi da oriente ad occidente ed intervallati da erba. Intorno ai 2570 metri si affronta un breve ed erto pendio di erba, che a quota 2600 lascia finalmente spazio al vasto pianoro a meridione della cresta del Nery. Si tratta di uno spazio inizialmente erboso, molto ampio, che resta prativo sul versante sinistro (ora, per chi sale, occidentale) e diviene sassoso nella parte centrale e sulla cresta orientale, la quale rispetto alla zona del colle declina e diviene semplicemente un'ampia dorsale panoramica. Ampie parti del tratto superiore sono cosparse di sfasciumi instabili, mentre il resto è composto da pietre maggiori e più stabili. Dal punto di svolta verso nord all'arrivo in cresta vi sono circa 800 metri in linea d'aria. Anche questo vasto prato mostra ad ogni modo le ultime rocce coppellate, a testimonianza di una antica, misteriosa fruizione. Intorno ai 2800 metri, ormai nella pietraia, si punta a nordest verso la cresta, non scegliendone lo sperone occidentale all'estrema sinistra - la cui cresta, verso oriente, diviene molto affilata - bensì accedendo alle rocce intermedie, salendo semplicemente dal centro del vasto pendio meridionale in linea retta, sui resti del sentiero, che è contrassegnato da ometti. Si incontrano tratti in accentuata pendenza, con erbetta e sfasciumi instabili, facili da smuovere su chi segue; intorno ai 2900 metri subentrano grandi rocce grigie e stabili, che, sul bordo superiore della cresta occidentale del monte, sono orientate dall'alto in basso e da nord a sud, divise da sottili e profondi spazi. Qui si lasciano solitamente i bastoni; poco oltre termina la "fascia chiara" che contraddistingue cromaticamente l'enorme versante meridionale del Nery, come visibile sin da grande distanza, dalle Prealpi Biellesi o dal nobile gruppo delle Dame di Challand, con la Becca Torché in vista.

La cresta sommitale si estende, in linea d'aria, per più di mezzo chilometro. La si affronta sempre sul versante meridionale e, salvo occasionali tratti, mai sul filo di cresta superiore. Dal punto di arrivo in cresta - in realtà, appena sotto il filo superiore - si nota a sinistra e nordovest la "pinna", l'estrema ed affilata propaggine occidentale della lunga cresta del Nery, a sud il Colle di Chasten. Osservando dal basso la zona a destra di tale punto si notano vaste placche, frammiste ai molti spuntoni e speroni rocciosi del Nery, nella "fascia scura" o rossastra del versante meridionale: tali placche si affrontano in realtà grazie ad una sorta di cengia o percorso semipianeggiante, che, superando le infinite irregolarità rocciose della parete, porta verso la vetta. Il termine "cengia", in realtà, è puramente indicativo e deve comprendere tratti di roccia, di sfasciumi, gradini naturali e sporgenze, il tutto contrassegnato nell'agosto 2008 da abbondanti ometti. L'intero percorso, pur non presentando difficoltà particolari, si rivela a tratti esposto sul lato destro di chi sale alla vetta, vale a dire a meridione; sulla sinistra, ad ogni modo, la costante presenza delle pareti e della roccia offre buoni appigli ed appoggi. Si giunge in questo modo al noto intaglio, che contraddistingue a distanza la parte terminale del monte, poco prima dell'anticima: la zona presenta l'unico punto che richieda una effettiva arrampicata. Si arriva difatti, in uno spazio ristretto, ad un salto di roccia di circa tre metri, verticale e composto da lisce rocce di color rosa chiaro, con licheni gialli e neri. Le rocce centrali sono inclinate verso sud, offrendo una cospicua serie di gradini naturali ed appigli per le mani, fino al terrazzino sottostante, ingombro di sfasciumi minuti. La discesa va effettuata preferibilmente con il volto verso la parete e con la necessaria cautela, malgrado la saldezza delle rocce; la risalita, al ritorno, è intuitiva e notevolmente più semplice, vista l'abbondanza di appigli che si offrono, a prescindere dalla lunghezza della propria falcata. Occorre anzi evitare di salire con troppo impeto, poiché la parte superiore del tratto aggetta debolmente verso sud, genericamente all'altezza del volto e della tempia destra di chi sale. Dal terrazzino riprende l'esile e rovinata traccia, che compie una brevissima curva verso sinistra ed accede all'intaglio: uno spazio di pochi metri, aperto da oriente ad occidente ed ingombro di sassi, da cui si scorge il profondo vallone settentrionale del Nery, punto di arrivo della normale dal lato nord - oggi sconsigliata da Varasc.it. L'intaglio dista 205 metri in linea d'aria dalla vetta, pur ricordando che la stima in linea d'aria, se effettuata su tratti in dislivello, risulta forzatamente approssimativa. Si piega lievemente a destra e si risalgono rocce grigie alla volta dell'anticima occidentale, posta a circa 3030 metri e caratterizzata da un intenso colore rosso, segno di presenza ferrosa nelle roccette e negli sfasciumi che la compongono. Dall'ampia zona sommitale si ridiscende, salendo la ristretta e relativamente aerea cresta - ancora composta da rocce rossastre, presto rimpiazzate dal dominante colore scuro - che giunge in vetta al Monte Nery. L'ometto, posto sulla sinistra di chi sale (nord) custodiva il libro di vetta in una piccola scatola, che non è stata trovata nell'agosto 2012. Il panorama sui 360° è inaudito e stupefacente, in particolar modo sulla lunga distanza - dal massiccio del Rosa ed al Ghiacciaio del Lys, rispetto al quale il Nery viene a trovarsi quasi in asse perfetto, alle Prealpi Biellesi, al remoto Bianco ed alle cime della grande Vallée - o nel breve periodo. Si ammira difatti una prospettiva pressoché unica sul Marienhorn, le cui rocce verdi incorniciano due ampi fronti franosi rossastri, nel cuore del versante sud; oppure, i laghi di Frudiera ed il profondo canalone detritico tra il severo versante nord del Nery ed il citato Corno Maria. A meridione, imponente, il gruppo delle due Dame, Torché e Vlou, fiancheggiato dalla Becca Mortens e, quasi a ridosso del Chasten, dal Voghel.

Solo nella zona sommitale si notano labili segni arancioni, composti da un cerchio con un probabile numero "1" all'interno. Una roccetta rossastra all'uscita in vetta, divisa in due da una profonda crepa, reca l'altrettanto labile dicitura Capello Benito, 16 - 7 - 63; qui il segnale mostra due cerchi concentrici, invece di uno solo.

Tempistica 

Ecco i dati riportati nel corso della prima salita di Varasc.it al Nery, via sud, giovedì 21 agosto 2008. Partiti alle ore 5.30 da Tollegnaz abbiamo raggiunto l'ultimo ponte ligneo alle 6.34, Grün alle 6.41, Seuc alle 6.47. Alle 8.05 eravamo a Pera Picolla, spendendo mezzora in ricerche storiche nelle vicinanze. Alle 09.50 eravamo a quota 2600 metri, all'inizio dell'ampio ed erboso pendio meridionale del Nery, alle 11.00 alle roccette sommitali, quota 2900. Alle 11.35 all'intaglio, ove la presenza di un cane ha richiesto qualche minima attenzione!, mutuata in grande spirito di collaborazione tra i presenti. Per le 11.55 eravamo in vetta al Nery, dopo svariate pause fotografiche dovute all'alternanza di nubi e sole sul versante meridionale. In totale, circa cinque ore, tenendo conto delle pause di ricerca e fotografia, nonché del carattere esplorativo di questa prima salita. Ripartiti alle 12.50, siamo tornati alle 12.57 all'intaglio, alle 13.50 al prato sul versante meridionale, in prossimità di un masso coppellato. Per le 15.30 eravamo all'alpe La Sort, punto d'incontro dei due tracciati per il Chasten, via alpe Merendiù o Pera Picolla; per le 16.15 al ponte superiore. La discesa ha visto, come di rigore, l'immancabile visita all'antico ponte romano in località Pont Chevalier, collocato a circa 1140 metri sull'orrido roccioso creato dopo una bella cascata ed una oscura polla dal Torrente di Chasten. 

Varasc.it è tornato al Monte Nery mercoledì 22 agosto 2012, partendo alle ore 08.08 dal ponte di legno sottostante l'alpe Grun, ove campeggiano tre paline relative ai sentieri 2 (Colle Chasten-Tollegnaz) e 2A (alpe Merendioux, Bivacco della Forestale, Colle Chasten). Alle 08.30 abbiamo raggiunto Seuc, perfettamente restaurata, venti minuti più tardi l'alpe Pra Baluard ed alle 09.50 l'alpe Pera Picolla, provvista d'acqua. Per le ore 12.40 eravamo in vetta al Monte Nery, ripartendone alle 13.50 e raggiungendo il Colle Chasten alle 16.00; alle 16.27 eravamo al bivio tra i sentieri 2 e 2A, alle 17.05 all'alpe Merendioux dove, ospiti dei gentili proprietari, siamo rimasti fino alle 17.50. Il sentiero 2A ci ha quindi condotti nuovamente al ponte di partenza per le ore 19.05.

Nota: il monte, o meglio il vicino Colle Chasten, è servito anche dall'ottimo Bivacco Cravetto, posto a 2422 metri in località Chlékh nell'alto Vallone di Stolen, soprastante Issime, in Valle del Lys. Tale bivacco è fruibile nell'ambito della salita al Nery che tuttavia, come dimostrato, può semplicemente essere risolta in giornata; in caso di scarso allenamento o resistenza, oppure maltempo incipiente, si raccomanda il ricorso al Cravetto. A rigor di logica, comunque, si sconsiglia questa nobile vetta a chiunque non sia sufficientemente allenato.

 

 

 

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