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Il Medioevo in Val d'Ayas; dal Medioevo alla modernità

 

Il crollo dell'Impero Romano, dovuto alle spinte barbariche ed alla corruzione dei costumi diffusa nei discendenti dei Cesari, ebbe ripercussioni importanti sul mondo allora conosciuto. La geografia politica europea, mediterranea ed extraeuropea fu completamente cambiata, mentre popoli e terre lontane scomparvero addirittura dalle carte, dimenticati a causa della repentina scomparsa di una civiltà millenaria. La devastazione portata da popoli barbari, quali Burgundi, Franchi, Ostrogoti e Longobardi prima, e dai Saraceni poi (X secolo) aumentarono il caos e la rovina nelle valli aostane e piemontesi: loro retaggio furono la diffidenza e la paura, concretizzatesi nell'adozione di fortificazioni e milizie, torri d'avvistamento e castelli.

Il periodo immediatamente successivo al collasso romano resta, in molti casi, oscuro. La Valle d'Aosta purtroppo non rappresenta un'eccezione: sono giunte a noi pochissime e frammentarie notizie di luoghi lontani da Ayas e dalle vallate vicine, mentre l'unica certezza è l'appartenenza della regione aostana al regno dei Franchi nel 575 ed a quello di Borgogna, nell'879. A partire appunto dal regno borgognone, la Val d'Ayas era parte del vasto "Mandement de Graines", un territorio che comprendeva i villaggi presso Challand-Saint-Anselme, Brusson, Ayas e buona parte di Gressoney La Trinité. L'epoca post- romana fu particolarmente dura per le popolazioni montane, private in un solo colpo del commercio, della tecnologia e dell'arte militare propria del defunto Impero. Come se non bastasse, il clima degenerò tra il V ed l'VIII secolo: non stupisce dunque la repentina spopolazione delle zone più elevate a favore del fondovalle, della pianura, dove quantomeno era possibile condurre un'economia di sussistenza. Le comunità romane presenti lungo l'ex via consolare continuarono ad esistere, nonostante la strada si deteriorasse progressivamente a causa dell'incapacità materiale di provvedere alle riparazioni più elementari. Sorsero vie di comunicazione alternative, quasi sempre poco più che sentieri. La via consolare, memoria di un'età più evoluta, rimase nei ricordi degli uomini che vissero sotto le Alpi italiane e svizzere: ancora nell'Alto Medioevo venivano pubblicate guide che la descrivevano, sempre più imprecise ed incapaci di indicare i veri punti di sosta, le antiche stationes, i borghi attraversati, le giornate di viaggio. Suo ultimo compito fu permettere l'evangelizzazione della Valle d'Aosta, nel IV secolo, portata a termine da fedeli del vescovo vercellese Eusebio. Nel 356, vuole la leggenda, transitò per queste terre anche il monaco Martino, oltre alle spoglie di San Germano di Auxerre, morto nel 448 a Ravenna e riportato nella sua diocesi: non ci sono riferimenti diretti all'impatto religioso dovuto a questi transiti, ma in Valle d'Aosta sorsero numerosi luoghi di culto dedicati ai due santi. Un altro contributo all'evangelizzazione aostana fu probabilmente dovuto al massacro dei militi cristiani della legione Tebea, nel 286, vicino ad Octodurum, l'odierna Martigny. Ai legionari Maurizio, Vittore e Solutore furono infatti dedicate le chiese di Brusson, Challand- Saint- Victor ed Issogne: appartenevano alla legione inviata contro le tribù germaniche d'oltralpe dagli imperatori Diocleziano e Massimiano, quest'ultimo artefice del massacro dei legionari. Sempre dal punto di vista religioso, Ayas sarebbe rimasta legata al Biellese ed al suo famoso santuario d'Oropa, dedicato alla Madonna Nera, la cui prima chiesa fu consacrata dal vescovo Ajmone di Challant, nell'estate 1294. Fortunatamente, dunque, le stesse montagne che delimitavano gli scarsi appezzamenti favorevoli alla vita umana permettevano anche contatti, passaggi, migrazioni. Gli uomini della valle di Challant erano spesso impegnati come guide per i viandanti, spesso mercanti, tra i passi montani: questa professione risale almeno al X secolo. Il clima in questo periodo era migliorato, favorendo coltivazioni a quote prima impensabili, offrendo così una quantità più elevata di derrate alimentari; migliori condizioni climatiche ed altre concause avrebbero spinto i Walser all'emigrazione di massa sul versante meridionale del Rosa, tra Ayas e la Valle del Lys. 

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Dall'XI secolo, la Valle d'Aosta passò al dominio dei conti di Savoia. Questi nobili avevano gestito terre delle Alpi Occidentali fino alla morte del loro sovrano, Rodolfo III di Borgogna, nel 1032: dopo questo evento acquisirono semplicemente la sovranità delle stesse terre che avevano amministrato in precedenza. Si consolidarono in Valle d'Aosta nel XII secolo, anche se il conte Tommaso I concesse alla città di Aosta le franchigie nel 1191. Successivamente, i Savoia avrebbero intelligentemente seguito l'esempio di Tommaso, offrendo il medesimo trattamento ad altre famiglie locali, potendo così mantenere un saldo controllo sul territorio e procurandosi alleati fedeli in caso di necessità belliche. Altre franchigie sarebbero state concesse a borghi e comunità valdostane, per prime quelle lungo il fondovalle. Ad ogni modo, sarebbero decadute sotto la futura occupazione napoleonica e dopo lo Statuto Albertino del 1848. Fino al 1200, la Val d'Ayas, la Valle d'Aosta, il Vallese e la stessa Savoia erano comunque sotto l'influenza franco- borgognona. La zona dell'Evançon, tuttavia, presentò successivamente una ripartizione di poteri piuttosto disomogenea, ospitando tre distinte autorità: i conti di Savoia, l'abbazia di Saint- Maurice d'Agaune nel Vallese, il vescovado di Aosta. La lontana abbazia era sovrana sulle terre di Graines e sull'omonimo maniero: la tradizione vuole che questo diritto derivasse dal 515 d.C., opera del re Sigismondo, il quale avrebbe ceduto terreni valdostani per ottenere il perdono divino. L'abbazia venne distrutta dai Saraceni, risaliti nel X secolo dal mare fino al Vallese attraverso valichi alpini. Fino al 1700 circa, gli ayassini continuarono tuttavia a riconoscere l'antico diritto feudale dell'abbazia di Saint Maurice, pur tranquillamente inseriti nel contesto della superiore autorità sabauda; dal 1241, i signori di Challant riconobbero a loro volta l'antica preminenza abbaziale, i cui esponenti gestirono la vita politica ed economica della valle fino al secolo XIII. 

Quanto al Vallese, al posto di Ayas e Gressoney si concepiva un'unica entità territoriale, chiamata Das Tremertal o Kramerthal, la Valle dei mercanti. Il vescovo aostano era invece signore di Issogne: alcuni sostengono sin dal 15 gennaio 1151, con il riconoscimento insito nella Bolla del pontefice Eugenio III, altri grazie al volere del conte Tommaso I, risalente al 1227. Di certo i Savoia concessero maggiore potere al vescovo su queste terre nel XIII secolo, e del resto la curia di Aosta ebbe cura del territorio di Issogne: nel 1238 creò una nova villa, e nel 1255 fornì a questo insediamento uno dei primi regolamenti giudiziari dell'intera regione, secondo di soli dieci anni al primo, quello di Cogne. Come anticipato, il vescovado non era affatto incontrastato nell'esercizio della sua signoria: esistevano infatti anche i signori di Verrès. Spesso, dunque, questi fieri cavalieri contestarono al vescovo la signoria di queste terre: erano feudatari dei Savoia ed anche se nel 1252 il nobile Guglielmo de Verretio rinunciò pubblicamente alle terre di Issogne, suo figlio Roleto ed i suoi nipoti Pietro e Limoneto vennero scomunicati nel 1319 dal vescovo per essere giunti a sequestrare un abitante di Issogne. Lo stesso Roleto aveva concesso franchigie agli abitanti nel 1312, esentandoli per due anni dal versare le tasse dovute per il commercio agricolo. Nel 1333, su ordine del vescovo, la torre di Issogne venne dotata di merlatura e di mura difensive. Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso: prima di doversi trovare a fronteggiare un vero e proprio castello, i nobili di Verrès attaccarono la città, bruciando la sede vescovile, torturando a morte uno dei custodi della torre, ferendo gli altri. Il vescovo non osò ricostruire la propria sede, cominciando invece a pensare di cedere l'intera, imbarazzante e problematica signoria.    

La dinastia degli Challant 

Già visconti di Aosta e fedelissimi servitori dei conti di Savoia, dai quali erano stati gratificati con alti onori, i nuovi signori della valle che avrebbe portato il loro nome ebbero come capostipite il visconte Bosone. Questi, nell'aprile 1206, ricevette in feudo dal conte Tommaso I di Savoia il Castello di Villa-Challand situato a Challand- Saint- Victor. Era un possedimento destinato ad estendersi notevolmente. Il 19 dicembre 1241suo nipote Gotofredo riconobbe ad Amedeo IV di Savoia di aver ricevuto il castello di Villa; nel 1263, lo stesso nobile dichiarò d'aver ricevuto in feudo il castello di Graines da parte dell'abbazia di Saint- Maurice. I nobili di questa discendenza si chiamarono "Challant", verso la metà del XIII secolo. Estesero presto la loro signoria anche su Arnad, prima che tale giurisdizione passasse ai signori di Vallaise in seguito a vicende di eredità. Particolarmente importante fu Ebalo Magno di Challant, che nel 1295 aveva rinunciato al titolo di visconte di Aosta per avere la signoria di Montjovet, da aggiungersi ai suoi precedenti possedimenti nella bassa Valle. Lasciata la torre di Bramafam, ad Aosta, si stabilì nelle sue nuove terre. Dotato di grande influenza, amante dei castelli di Challand e Montjovet, vide il raggiungimento del soglio vescovile da parte di ben tre fratelli ed un figlio; morì il 16 ottobre 1323, dopo aver prescelto la chiesa di Challand-Saint-Victor come sua ultima dimora. Il suo lascito migliore, forse, si concretizzò nel nipote Yblet o Ibleto di Challant, il quale presto riunificò le signorie del nonno rimaste nelle mani di più discendenti. Non solo: dotato di grande carisma, doti militari ed accortezza, Ibleto divenne capitano dei Savoia e servì i conti per cinquant'anni, ottenendo fiducia e grandi onorificenze. Egli fu podestà di Ivrea, castellano di Avigliana, balivo della Val di Susa, governatore e capitano generale del Piemonte, oltre che fedele soldato sotto le bandiere dei Savoia in Oriente, servendo il Conte Rosso, Amedeo VII (1366), sotto le mura assediate di Asti nel 1371, a Sion nel 1384. Represse con durezza il tuchinaggio in Piemonte: si trattava di una rivolta risalente al 1386 nel Canavese, impoverito a causa delle lunghe guerre tra i signori del posto ed i nemici, i marchesi del Monferrato ed i Savoia. I ribelli erano naturalmente appoggiati dai Monferrato e da alcuni nobili che ambivano l'indipendenza dalla casa sabauda. Grazie ai servigi di Ibleto, nel 1387 Amedeo VII di Savoia sconfisse i ribelli, i cui superstiti si sottomisero ai Savoia; ciò malgrado, come ricordato nel 1968 da Renato Willien nell'ottima Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste, il marchese Jean de Monferrat definì il valoroso Ibleto carissimum consanguineum meum.

Nel 1390 gli ultimi capi vennero giustiziati, e la Convenzione di Ivrea regolò il nuovo corso dei rapporti tra casate nel Canavese, il cui unico signore divenne Amedeo VII. Ibleto di Challant si comportò allo stesso modo nei confronti dei riottosi nobili valdostani. Nel corso del Trecento egli acquisì anche le signorie di Verrès ed Issogne. La zona a settentrione del territorio di Verrès, d'altro canto, era destinata a cadere nelle mani degli Challant, i quali avevano acquisito già nel 1351 una parte del feudo di Torille. Dopo la morte di Pietro e Teobaldo di Verrès, ultimi discendenti della dinastia dei fieri oppositori al vescovo di Aosta, queste terre tornarono ai loro signori feudali, i Savoia, che nel 1372 le concessero al loro fedele Ibleto di Challant. Ibleto acquistò anche il feudo di Issogne, il 23 giugno 1379. Veniva così ad essere l'unico signore in tutta la valle percorsa dal torrente Evançon, grazie all'appoggio sabaudo ed alle sue indiscutibili capacità personali. Non solo: ricostruì i castelli di Verrès ed Issogne, rendendo il primo un forte praticamente inespugnabile ed il secondo, cominciato appena dopo l'inaugurazione del maniero di Verrès nel 1390, un piacevole e sontuoso castello di rappresentanza. Non solo: Issogne si rivelò una struttura sufficientemente comoda per accogliere un imperatore, Sigismondo, che vi transitò nel 1414 insieme ad Amedeo VIII di Savoia.  

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La guerra del tredicesimo secolo nella zona di Dondeuil

Nel XIII secolo i signori di Ayas, gli Challant, possedevano terreni in Valle del Lys, mentre i nobili Vallaise esercitavano pari diritti su terre ayassine, creando tensioni e rivendicazioni. Questo secolo vide infatti una lunga e sanguinosa guerra tra il Visconte di Aosta ed i suoi alleati ed i signori Vallaise, i quali vantavano sostenitori in Ayas (Odonin de Verrès e Jacques de Villa a Challant). Parte vitale di questo conflitto fu il Colle e Vallone di Dondeuil, dove vennero erette fortificazioni ed ebbero luogo svariati scontri armati, con gravi perdite di vite umane e materiali. 

Anche il Castello di Villa - Challand venne fortificato: nel 1351 disponeva di una guarnigione di quindici fanti armati di lancia e spada, i cosiddetti clienti, e fu la dimora della famiglia Challant finché Ibleto non terminò nel 1390 –come si è visto- il castello di Verrès, più difendibile. Poco prima di morire, nel 1405, Ibleto avviò anche la costruzione della cappella sepolcrale della sua famiglia, nella Prevostura di Saint- Gilles a Verrès. Nel 1393, il 14 luglio, aveva anche accordato agli abitanti di Saint- Vincent il diritto di derivazione delle acque del Ventina e di Nana: un ardito progetto che si sarebbe concretizzato nell'odierno Ru Cortot, poi cominciato il 13 maggio 1433, dopo la morte di Ibleto. Parallelamente, fin dal 1393 esisteva anche il Ru Herbal che portava l'acqua del torrente Evançon fino alle colline di Verrès e Challand. 

Un caso di politica estera per la casa Challand

Nel 1300, parte dell'Italia era contesa tra i Savoia e la casata viscontea, che estenderà il suo potere fino al 1402, alla scomparsa di Gian Galeazzo Visconti, che dal 1395 era signore della Valsesia. Le terre biellesi, in Piemonte, erano oggetto delle mire viscontee, rivendicate da Amedeo VI di Savoia e controllate con pugno di ferro dal vescovo di Vercelli, Fieschi. Nel 1377, i biellesi si ribellarono alle angherie del malvagio prelato, catturandolo e devastando la rocca di Zumaglia: solo l'intervento di Ibleto di Challand, in rappresentanza del Savoia, riuscì a procurare il rilascio del vescovo, rinchiuso successivamente a Montjovet. Biella venne retta per qualche tempo dallo Challand, accedendo in questo modo all'area di influenza sabauda, come per i casi di Santhià, San Germano, Tronzano ed altri centri abitati. Nel 1378, a Pavia, si decise di cedere la città di Asti ai Visconti, Ivrea e Vercelli ai Savoia; maggiori informazioni sono reperibili nella pagina dedicata da Varasc.it a Montjovet.

La buona nomea del padre Ibleto valse al figlio Francesco la nomina di conte per la signoria di Challand, il 15 agosto1424. Francesco era un sacerdote ma venne dispensato dalla vita ecclesiastica per supplire al vuoto lasciato dalla scomparsa di Ibleto: nel 1383 era mancato anche il fratello Amedeo, il primo dei tre figli del nobile. Francesco ricevette in questo modo le signorie di Verrès, Issogne, Saint- Vincent, Villa- Challand, Chenal e Montjovet, diventando capitano dei Savoia come il padre. Al fratello superstite, Giovanni, andarono invece le signorie di Graines e di Châtillon. Nel 1410, quando morì anche Giovanni, questi possedimenti feudali erano passati a loro volta a Francesco di Challant, che nel 1424 divenne conte: viene ricordato anche per aver concesso le franchigie a Brusson ed Ayas, il 27 settembre 1418. Egli contrasse alcuni debiti per poter garantire una dote sontuosa alle sue quattro figlie, nate dai matrimoni con Marguerite d'Oron de Bossonens e con Françoise Maréchal de Meximieux, al punto da dover rinunciare al castello ed alla signoria di Montjovet perché i Savoia supplissero alla sua carenza di fondi. Due figlie, Antonia e Bona, scomparvero prima del padre. Francesco, morendo nel 1442, lasciò inalterato il proprio testamento del 21 giugno 1437 che designava le sue figlie superstiti, Margherita e Caterina, alla successione. Nacque così un duro scontro per la spartizione delle ricche e belle contrade degli Challant, contese aspramente alle due donne da parenti avidi di terre e denaro, tra cui primeggiava Giacomo di Challant- Aymavilles. Tutti contestavano la discendenza femminile; il figlio del duca di Savoia Amedeo VIII il Pacifico (1383- 1451), Ludovico, prese possesso di tutte le signorie sfruttando il pretesto dell'estinzione della parte maschile della casata, ma i suoi messi vennero duramente aggrediti e cacciati dalle genti della valle, che parteggiavano per le figlie di Francesco di Challant. Dello stesso partito erano i fratelli Sarriod d'Introd, Francesco e soprattutto Pietro, che nel 1439 fu balivo della Valle d'Aosta. Egli, dopo la morte del marito Giovanni di Challant, avrebbe sposato Caterina, proteggendo e parteggiando sempre per la fiera dama degli Challant, restandole vicino quando, dopo anni di lotte e contrasti più o meno violenti, la sorte le voltò definitivamente le spalle. Di carattere deciso e poco incline alla diplomazia, Pietro proclamò, quasi a voler sottolineare il proprio rigore, (…) E adesso succeda ciò che vuol succedere –quel che non si è potuto ottenere col diritto e per via della ragione, noi acquisteremo e terremo col la forza. Un buon cavallo in vita sua strappa la briglia.

Anche Caterina era una donna, per l'epoca, fuori dal comune. Ben decisa a mantenere la proprietà delle terre dei suoi avi, era decisa a difendere i propri diritti con qualsiasi mezzo: anche con le armi, se necessario. Decisa ad avere mano libera nel condurre la lotta contro i Savoia e gli avidi parenti, si liberò dell'ingerenza della sorella Margherita con undicimila fiorini, relegandola nel comodo castello di Verrès. Caterina si procurò l'affetto popolare, concedendo l'esatta determinazione di pesi e misure, la remissione delle annualità non pagate e la remissione penale, la cessazione dei pedaggi per i locali, per i pastori provenienti dal biellese; concesse infine la nomina annuale di tre mendiers (messi del Comune) e tre mistraux (esattori). Risiedeva nel castello di Châtillon ma, non sentendosi completamente sicura nel condurre da lì la sua battaglia, si trasferì a Challant nell'aprile 1450: per l'occasione Pietro d'Introd la scortò attraverso il Col de Joux con duecento soldati, per prevenire imboscate dell'infido parentado escluso dal testamento di Francesco, se non da parte di truppe sabaude. Le sue due figlie, invece, rimasero nelle mani del Vice balivo di Aosta. Sempre nel 1450 Francesco e Pietro fortificarono e munirono di agguerrite guarnigioni i manieri di Graines e di Challand. Due anni più tardi parve arrivato il momento della rivalsa per Caterina: il suo acerrimo rivale, Giacomo di Challant- Aymavilles, era caduto in disgrazia presso i Savoia, a causa di una congiura detta "dei Ciprioti" poiché volta contro la duchessa Anna di Cipro. La nobile ricevette così i suoi diritti sulle terre degli Challant, ad eccezione del castello di Graines; ma nuovamente i parenti insistettero, caldeggiando la sorella Margherita, la quale si era da tempo pentita di aver ceduto a Caterina i diritti derivati ad entrambe dal padre. Margherita era stata anche ampiamente osteggiata da Pietro d'Introd, il quale non nascondeva il suo desiderio di espellerla dal maniero di Verrès. Nel frattempo Caterina, Pietro e Francesco d'Introd vennero riconosciuti colpevoli e condannati non solo ad una multa di mille marchi d'oro, bensì anche alla confisca dei beni. Essi scelsero probabilmente la risposta sbagliata, quando il 31 maggio 1450 pranzarono nella sede vescovile di Verrès, danzando poi con il popolo in segno di sfida. Ludovico di Savoia nominò allora una Commissione per stabilire chi, delle due sorelle, fosse nel pieno del diritto: nel luglio 1453, i suoi esponenti si recarono al castello di Villa- Challand dove furono ricevuti da un uomo che, con abili parole, cercò di convincerli d'essere solo a guardia del maniero. Uno dei commissari, non convinto, riuscì a scorgere circa sessanta militi appostati appena all'interno del castello: venne catturato, mentre con grande clamore dall'alto delle mura venivano scagliati massi e dardi contro i stupefatti commissari, alcuni dei quali vennero seriamente feriti prima di riuscire a guadagnare la copertura delle case di Villa. Alla fine dello stesso anno Caterina, dispensata da Nicolò V dagli impedimenti matrimoniali con documento datato 21 giugno 1453, sposò Pietro d'Introd. Nel 1456, la sorte decretò la fine della coppia. Il 30 giugno Giacomo di Challant- Aymavilles, perdonato dopo la congiura, fu nominato a Ginevra vero ed unico conte di Challant, terra alla quale si affrettò a far ritorno. Questa volta non esitò a rispondere all'ennesimo rifiuto alla capitolazione di Caterina con le armi, ed assediò sia il castello di Châtillon che la roccaforte di Verrès. La guerre fust grosse, car les places sont fortes et estoient aussi tres bien garniées, narrò un cronista: contro Caterina si schierarono due capitani piemontesi avec un grand nombre de gens et armes, mentre il governatore di Vercelli, Guglielmo di Challant, assembla tant de ses amy qu'il eult belle compaignie et la mena a Verex, insieme alle truppe armate di colubrine del fratello Giacomo di Challant- Aymavilles. Caterina, forse presa in contropiede nel primo dei due manieri, invocò il soccorso del marito che, di carattere focoso ed impetuosamente fedele alla consorte, radunò i suoi e lasciò subito la relativa sicurezza di Verrès: sfortunatamente cadde in un'imboscata nelle vicinanze del monastero di Saint Gilles, dove venne trucidato. Nel dicembre 1456 Caterina si arrese, consegnando ogni signoria a Giacomo. Questi, magnanimo o forse finalmente pago, non infierì sulla cugina sconfitta; viene ricordato per aver concesso le franchigie a Challand- Saint- Victor, il 30 marzo 1459, dopo una lunga attesa dovuta al vuoto di potere causato dalla morte di Francesco di Challant ed alla disputa tra Caterina, Giacomo stesso ed i Savoia. Un anno più tardi, Caterina di Challant venne accusata di sortilegi contro i Savoia, ma, sebbene arrestata, fu successivamente liberata. Ciò non fu sufficiente a domare la nobile dama, che nel 1462 sposò il signore di Polinge, tramando e ricorrendo saltuariamente alla forza per riavere la contea di Challant. Morì intorno al 1476, dopo qualche anno di silenzio nelle cronache, quasi certamente ancora indomita: viene ricordata ancora oggi nel carnevale di Verrès, come autentica eroina. Grande è la fama di questa nobildonna, che rivive in numerosi romanzi, tra cui l'opera di Giuseppe Mazzotti

La vita medievale 

Nel Medioevo, la grande maggioranza della popolazione seguiva il ciclo delle stagioni lavorando la terra, fonte principale di derrate alimentari. Tuttavia pochi erano i proprietari terrieri tra coloro che praticavano l'agricoltura: solitamente, i contadini si occupavano di terre di proprietà del loro signore, il quale le concedeva ai capifamiglia in cambio di redevances. Vi era un censo annuale, il servicium, oltre al placitum, un dazio da pagare al successore del signore in caso di morte di quest'ultimo. Tutti questi versamenti potevano essere effettuati in merci quali animali o prodotti agricoli. Sia i contadini che il signore avevano interesse nelle reconnaissances, sorta di convocazioni in cui i primi dichiaravano di conoscere la proprietà altrui delle loro terre, ricevendo in cambio la garanzia di poter continuare ad usufruire di appezzamenti in cui vivevano da sempre. Si coltivavano cereali, legumi e frutta in pianura, la vite in collina, mentre in montagna si tagliava la legna e si pascolavano gli animali.Vi era relativamente poco commercio all'esterno, poiché vigeva una sostanziale autarchia; ogni anno venivano però organizzate fiere, particolarmente redditizie per il signore, il quale recepiva percentuali sul venduto e riscuoteva tasse. Tuttavia, in caso di bisogno, egli sospendeva anche la tassazione per sostenere l'agricoltura delle sue terre. In Ayas, i singoli villaggi erano piuttosto distanziati tra loro, potendo così contare su un minimo di autonomia rispetto al castello. Nella bassa Valle, lungo la Dora, gli abitati erano costituiti da borghi fortificati da cinte murarie, rese indispensabili dal costante pericolo di incursioni o razzie. A Verrès, oltre alle mura, c'era un fossato: è descritto nella carta di franchigie del 1312. Vi erano tre porte maggiori, che sarebbero durate fino al 1770- 72, oltre ad uscite minori verso la campagna, il forno, il castello esterno al borgo. Tra il XII ed il XIII secolo, popolazioni di origine germaniche scesero nelle vallate meridionali del Monte Rosa dal Vallese, l'odierna Svizzera: erano i Walser, che vennero definiti nei commentari medievali come allemanni o theutonici. Essi scelsero vallate ancora incolte, contribuendo a dissodarle rendendole fertili. Particolarmente interessante e pittoresca, infine, la Torre di Bonot (744), certamente collegata con segnali luminosi al castello di Villa - Challand e probabile punto di pedaggio per le merci provenienti dalla Valle del Lys.

Giorgio di Challant, l'ultimo Challant del XV secolo, e la sua successione 

Nato presso Lione nel 1440, giovanissimo canonico presso la locale cattedrale nel 1453, Giorgio di Challant fu discepolo presso le università di Avignone, Torino e Roma, poi canonico della Cattedrale di Aosta nel 1460 e della Collegiata di Sant'Orso, nel 1464. Divenne arcidiacono della Cattedrale nel 1479. Vero mecenate, amante dell'arte, rinnovò edifici sacri in tutta la regione, specialmente ad Aosta e ad Issogne. Qui, ad Issogne, ristrutturò e rese stupefacenti le strutture erette dall'avo Ibleto, facendole affrescare in modo da colpire ogni visitatore. Giorgio di Challant aveva un delfino, Filiberto, che nel 1502 si sposò con Louise d'Aarberg, sotto l'egida del suo nobile protettore. Il regalo di nozze ai due, la famosa fontana del melograno, è ancora visibile nel cortile del castello. Il fratello di Filiberto, Carlo, ebbe un'importante vita ecclesiastica, iniziando nel 1512 l'ampliamento degli edifici religiosi di Verrès. Purtroppo, il Quattrocento valdostano era destinato a declinare in un periodo più infelice, con poteri contrastanti ed autorità messa in discussione da intrighi interni ed esterni, dalla pressione dei soldati francesi e dalla minaccia delle truppe protestanti. Con la pace di Cateau-Cambresis, nel 1559, la Valle d'Aosta divenne un territorio marginale, dalla mentalità sempre più chiusa ed isolata, specialmente dopo lo spostamento della capitale sabauda da Chambéry a Torino. Per finire, l'avanzamento dei ghiacciai rubò terre ed appezzamenti per i pascoli e l'agricoltura. Non rimase molto del periodo migliore in cui il colto Giorgio di Challant poneva mano ad edifici sacri e castelli, ristrutturandoli non in previsione di guerre ed assedi, bensì occupandosi del loro portato artistico. Anche i rapporti tra Val d'Ayas e Vallese si attenuarono sempre di più, dopo la nascita della Confederazione, le guerre di religione e la "piccola glaciazione" risalente ai secoli XVII-XIX. La popolazione di Ayas, forse, rimase al riparo dalle epidemie, crescendo dai ventisette "focolari" del periodo 1300-1400 ai quarantotto presenti tra 1500 e 1600. Il conte Renato di Challant, figlio di Filiberto, maresciallo di Savoia e luogotenente generale di Savoia e del Piemonte, ebbe una vita sfortunata. Nel 1526 a Milano venne decapitata la sua prima consorte, nel 1555 fu prigioniero a Vercelli dei francesi, riuscendo a riscattarsi a prezzo di ben due signorie, mentre nel 1557 la figlia fuggì appena prima del suo matrimonio con il principe di Trento. Il conte morì l'11 luglio 1565, dopo aver fortificato nel 1536 il forte di Verrès adattandolo per poter ospitare artiglierie moderne, oltre ad aver ristrutturato il primo piano in appartamenti per la propria famiglia. Nel periodo tra il 1544 ed il 1554 ristrutturò anche il castello di Montjovet.    

Dalla fine del Medioevo all'epoca moderna

L'eredità medievale fu pesante, nell'immediato, per l'intera regione aostana: un sensibile peggioramento climatico pregiudicava il valico dei passi di San Bernardo e del Teodulo, esponendo il commercio ad un brusco ridimensionamento. Lontani signori della guerra -nella fattispecie, l'imperatore Carlo V ed il sovrano francese Francesco I - fecero dell'Italia il teatro bellico delle loro feroci dispute, seminando rovina e strage dal 1520 al 1530. Un destino immediatamente pronosticato dal repentino attacco del neo sovrano francese che già nel 1515 colpì il ducato di Milano con la vittoria di Melegnano, sulle orme di Carlo VIII e dello zio Luigi XII, sterminando i 20.000 mercenari svizzeri posti tra lui, Milano e Piacenza. Nel 1521 il giovane sovrano dichiarò guerra all'Impero, invadendo Navarra e Lussemburgo. 

Nel 1630, la peste colpì Ayas, parallelamente ad un avanzamento glaciale. Le popolazioni alpine e pedemontane, con la sventura di trovarsi a fronteggiare una simile congiunzione di catastrofi, si rifugiarono nell'ordinaria economia di sussistenza e nell'artigianato: lavorazione della pietra ollare e coltivazione di canapa, e nel Sette- Ottocento, la fabbricazione dei sabots. Vennero riprese le prospezioni minerarie, nocive perchè causa di totale disboscamento per l'accensione dei forni e per l'inquinamento dei raccolti, come denunciato negli Stati Generali del 1748; altro ostacolo era la proprietà di ogni miniera, per antico privilegio, da parte dei nobili del luogo. Dal 1725 si estrasse comunque il rame dalla zona sottostante il Colle Pillonet (2702, con difficoltà legate alla quota), e nel biennio 1731-32 un imprenditore di Verrès, Bellot, costruì strutture per lavorare il minerale estratto, a Challand-Saint-Victor

Ayas: la fine del feudalesimo e l'Ottocento 

Fenomeno storico secolare, anzi millenario, il feudalesimo non volle rassegnarsi facilmente alla propria decadenza. Solo nel 1773 Ayas e Brusson avviarono i delicatissimi contatti con l'ancora esistente casa Challant per la cessazione delle rendite feudali, ottenuta quattro anni più tardi. L'accordo finale del 1786 valse ai nobili 14.000 e 18.000 Lire, per ciascuna popolazione; Verrès ed Issogne attesero il 1799 e l'ennesima calata francese in Italia, mentre la famiglia Challant si estinse nel 1802. Dopo la vittoria di Marengo (14 giugno 1800) nacque la Seconda Repubblica Cisalpina, poi Repubblica Italiana ed ancora Regno d'Italia; nel 1800, l'armata di Belleville distrusse fino alle fondamenta il Forte di Bard, memore della resistenza dei 150 soldati austriaci di Bernkopf. La Valle d'Aosta venne unita al Regno di Francia fino al 1814. L'Ottocento portò finalmente novità e progresso. Nel 1848 Verrès fu nominata capoluogo, nonché seggio elettorale per il Parlamento subalpino e per quello nazionale (1861). La strada di Ivrea migliorò i contatti ed il commercio con il Piemonte, anche se espose i popoli alpini al rischio di trasmissione di malattie ed infezioni: nel 1854 e 1867 il colera colpì Arnad, Issogne e Challand. 

L'apertura delle scuole in Ayas

Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, l'istruzione conobbe una notevole miglioria, con l'istituzione di scuole: la prima nacque ad Antagnod il 20 aprile 1753, grazie al parroco Matteo Obert. Sempre ad Antagnod sorse il meritevole Asilo Dandrès, nel 1835. Chiuso dopo la Grande Guerra venne riaperto per intenzione del biellese Giuseppe Rivetti,nel 1929. Altre scuole sorsero a Cornu nel 1885, grazie al parroco Clos, nell'aprile 1806 a Lignod, grazie al Vicario Generale Linty, a Periasc (mista) dal 1819. Dal 1844, a Mascognaz; dal 1776 a Champoluc una struttura per l'insegnamento del latino, affiancatasi alla scuola per ragazzi creata sin dal 1770 da P. Dondeynaz. Dal 1819 vi sorse anche una piccola scuola femminile. Saint Jacques ebbe una struttura scolastica sin dal 28 ottobre 1768, Magneaz dal 1806, Mandriou dal 1808, Bisous solo dal 1835, Pilaz addirittura dal 1885. 

L'avvento del fenomeno turistico

Nel 1886, l'Abate Gorret pubblicò a Torino un libretto qualificante Brusson come stazione turistica, unitamente alle descrizioni di Giuseppe Giacosa ed Edouart Aubert delle rovine medievali della Val d'Ayas; i primi viaggiatori, spesso britannici come John Ball, visitarono la valle e le sue vette, finora toccate solamente da qualche giovane locale; la fine dell’Ottocento vide il primo sviluppo turistico e la nascita dei primi alberghi, dal Breithorn di Champoluc (1905) alle sei strutture presenti nel 1919. La strada partì dal fondovalle nel 1887 e giunse a Champoluc nel 1894. Nel 1922, Marziano Bernardi si chiedeva ormai "Perché - ci si domanda - per venire a cercare in questo luogo bellissimo il riposo e l'oblio delle fastidiose cure cittadine è indispensabile affidarsi a quei tre soli alberghi che l'estate per difetto di camere, sono costretti a respingere la metà delle domande?", proponendo ed auspicando la costruzione di villette di differenti proporzioni e valore da affittare ai turisti. Il fenomeno che ne seguì avrebbe radicamente modificato la storia, l'aspetto fisico, la cultura e l'economia della Val d'Ayas e di innumerevoli altre zone alpine. 

In ultimo, l'industria, portata in Valle dal secolo breve: citiamo brevemente la Società delle Miniere d’oro dell’Evançon, nata nel 1901, e la londinese Evançon Gold- Mining Company Ltd. Nel 1914, alle soglie della Grande Guerra, una centrale idroelettrica venne costruita a Verrès, producendo 1500 Kw. di energia grazie a tre chilometri di condotte forzate ed alla potenza della cascata di Isollaz (658 m.). 

(Per la bibliografia inerente a questa ricostruzione storica, si consiglia di visitare la sezione Recensioni presente nel sito).

 

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