Challand-Saint-Victor 

 

Primo Comune della Val d’Ayas e della Valle di Challand dopo Verrès, Challand-Saint-Victor sorge in posizione estesa, panoramica e soleggiata. Da oriente vi confluisce il boscoso Vallone di Dondeuil, con la Punta Granlà ed il Monte dell'Aquila, il Corno del Lago, la Becca Torché, la Becca Mortens e la Becca Chalex ad abbellire il panorama del borgo e delle sue frazioni; ad occidente corre la boscosa e bassa catena che, dal Colle d'Arlaz al Mont de Saint Gilles, fino al Mont Conge, separa Challand-Saint-Victor e la stessa Verrès da Montjovet. L’Evançon scorre nelle profonde ed antichissime forre boscose ai piedi delle frazioni, creando, oltre Isollaz ed al disotto di Targnod, la sua più celebre cascata; le stagioni si avvicendano serenamente, senza gravi sbalzi di temperatura, rendendo particolarmente piacevoli i soggiorni continuativi. Le pays jouit d’un climat doux et constant; ventilation continuelle. En hiver, peu ou point de neige, premise infatti l’abate Louis Bonin, nella sua guida del 1928. Il Comune possiede una vasta estensione. Villa-Challand, il capoluogo, si trova a 750 metri di quota, in posizione N45 41.294 E7 42.352; altri pittoreschi centri abitati sono Targnod e Nabian, Isollaz, Châtaignère, Vervaz, Sizan, mentre il citato Vallone di Dondeuil cela piccoli e stupendi hameaux quali l’antica Mazu, Provèche, Ollion, Fontaney, Chalex. La sua storia ed i suoi molteplici aspetti naturalistici e culturali, davvero ricchissimi, sono descritti in questa pagina di Varasc.it, realizzata tra il 2008 ed il 2013.

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Challand-Saint-Victor. Storia e letteratura

Le vestigia storiche di questo Comune sono notevoli, anche se relativamente poco conosciute: esse spaziano dal Castello di Villa-Challand alla isolata Torre di Bonod, integrate da un patrimonio di architettura e cultura agricola di montagna di grande valore. Le singole frazioni celano piccoli scorci abitativi di forte impatto, sia storico che paesaggistico; a poca distanza dall’abitato e dal maniero si trova la Réserve naturelle Lac de Villa o Riserva Naturale di Villa, istituita dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale numero 1117 del 1992. La zona è simile a quella di Holay, sottostante il castello di Suzey, sopra Pont- Saint- Martin; si tratta di un bacino torboso giacente in una antichissima conca di sovraescavazione glaciale, posta sulle rocce create dall’antico fondale della Tetide, serpentiniti e prasiniti. Le territoire est fertile et riche d’arbres à fruit de toute sorte. Les habitants émigrent en grand nombre; Paris surtout, compte une colonie très florissante de Challandins, groupés autour de l’institution locale “Pro Schola”, ricordò nel 1928 l’abbé Louis Bonin. La medesima fonte ci informa sugli effetti benefici di tale forte emigrazione: (…) Ces dernières années, on a noté un peu partout un progrès remarquable: habitations, routes, agriculture, tout s’améliore et s’amodernise. Les ressources amassées par les émigrés affluent au pays et le transforment peu à peu, au grand avantage de l’hygiène et du bien-être gènéral. 

Nel 1860, lo storico Edouard Aubert descrisse Challand-Saint-Victor nella sua opera La Vallée d'Aoste. Laissant derrière moi le château de Graines, et continuant à marcher vers le midi, j'arrivai au village de Challand-Saint-Victor. Arrêtons-nous avec respect devant cette terre qui donna son nom à l'une des plus illustres familles de l'Europe, à cette noble Maison dont l'origine remonte si loin qu'elle se perd dans la nuit des temps, à cette vaillante race qui a traversé plus de huit siècles en prodiguant à son pays les guerriers héroiques, les prélats vénérables et les hommes d'État les plus habiles! Sur une roche qui domine le village, on peut voir encore quelques pans de murs déchirés et une tour décapitée; affligeants débris qui ont survécu à la merveilleuse lignée dont il ne reste plus que la mémoire! Le château de Challand était la résidence favorite d'Ébal, surnommé le Grand, lorsque les glorieux emplois qu'il occupait lui permettaient de consacrer quelques loisirs à la vallée d'Aoste. Il avait embelli cette demeure et agrandi les constructions; mais, après que son petit-fils, Ébal le Jeune, eut fait élever le château de Verrès, le manoir de Challand fut entièrement délaissé; peu à peu les toitures s'enfoncèrenet, le donjon s'écroula, les murailles jonchèrent le sol.

Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero in modo curioso il capoluogo di Villa (Challant-Saint-Victor) nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas. Il paese è fertilissimo, veramente ubertoso, la temperatura assai dolce ed il carattere degli abitanti ne risente così, che non si può ben dire se in essi più appaia spiccata la mitezza dell'indole, od una certa mollezza. La folta ombria delle numerose piante da frutta, esistenti nella vicinanza e persino nell'interno dei villaggi, la scarsa aerazione delle case, il letame sempre preziosamente accumulato nell'interno delle case stesse, per trar partito dal calore che ne emana, il vivere di intiere famiglie nel sudiciume e in una promiscuità deplorevole, dovettero certo essere una delle cause del cretinismo endemico, dell'idiozia e del gozzo, che riscontransi ancora, sebbene sempre più infrequenti. (...) Allo studioso di cose storiche, è da consigliare una visita alle ruine della rocca di Villa, o castello di Challant, poco lungi dalle quali vi è un laghetto assai pescoso, detto lago di Villa e all'antica cappella di S. Massimo (St-Même nel dialetto locale) sul limite di separazione dei due Challant.

Ulteriori spunti inerenti a Challand-Saint-Victor, relativi all'epoca contemporanea, sono disponibili da fine novembre 2011 nella sezione Il primo turismo. Gli albori della tradizione alberghiera della Val d'Ayas attraverso le veline editoriali.

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Toponomastica 

La prima citazione cartografica di Challand-Saint-Victor e di Challand-Saint-Anselme avvenne, sotto la voce Challant, nella Carta del Piemonte e Monferrato di Giovanni Antonio Magini, nel 1620, nell’ambito del primo Atlante d’Italia, composto da 61 tavole; la medesima carta ritrasse anche Verrezzo, Mongiouetto, Grana, Bruson, Aiaz, direttamente sottostanti il M. della Roisa. Il toponimo Villa – chiaramente discendente dalla omonima parola latina - comparve invece nella Carta del Ducato di Milano di Giorgio Settala, edita nel 1560 e riedita nel 1570; vi compare insieme a Bruzon, Varezo, Mongioveto. L’abate Louis Bonin ne confermò l’origine, Autrefois on appelait de ce nom le chef- lieu d’un pays et villages les hameaux secondaires, tracciando un interessante parallelo con i toponimi Pila, Pilaz, Sonnaveula, Mavilla. Il toponimo Challant S. Victor, invece, apparve per la prima volta nella Carte Routière Suisse, nel 1820. Nel medesimo anno, sulla Carte des Alpes del cartografo Raymond, venne citata Cartagni, riconducibile all’odierna frazione di Châtaignère; l’abbé Bonin, nella Carte Vallée Challand allegata alla propria guida, fu il primo a citare Masù, Fontaney, Proveche. Ollion era Uglion nella Carta degli Stati del Re di Sardegna del De Caroly, nel 1779; la Carta Sarda edita a Biella nel 1852 battezzò invece Veran, Verva, Cesan, Targna, lasciando invariato il toponimo Nabian. Champeille e Châtaignère sembrano invece derivare da agronimi, nel primo caso dalla parola campo, nel secondo da castagno oppure castagneto, entrambi oggettivamente giustificabili, come confermò anche Bonin nel 1928. La parola Challand, tuttavia, affonda le proprie radici etimologiche e storiche in un passato remoto, forse offuscato dallo splendore della dinastia feudale che ne prese il nome. Come noto, Mario Aldrovandi suggerì il termine Chafland, o “terra delle pecore”, poi mutuato nel più comune “Challand”; altre fonti indicano il latino calere, “essere caldo”, o la sua versione francese chaloir. Altre ancora si limitano a ricordare il termine celtico Cal, inerente ad una "parete ripida", o ancora Chal, solitamente usato per designare alberi cavi. Tutte le possibili versioni, effettivamente, sarebbero giustificate dalla posizione aperta e soleggiata dei due Comuni di Challand, Saint- Victor e Saint- Anselme, che tuttora condividono in parte questa misteriosa origine.  

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Storia

Da giugno 2010, ulteriori spunti di analisi sul passato di Challand-Saint-Victor sono offerti dalle fonti testamentarie medievali recensite da Varasc.it. 

E’ tuttora difficile tracciare una partizione temporale sicura ed affidabile della presenza umana nel territorio comunale di Challand-Saint-Victor, anche e soprattutto in ragione del carattere recente di questa entità territoriale ed amministrativa; i ritrovamenti avvenuti nel passato a poca distanza da questo Comune, tuttavia, rendono evidente la sua remota frequentazione. Ricordiamo che nel 1935 vennero rinvenuti dei braccialetti preromani a Tilly, mentre Challand- Saint- Anselme ospitò prime e rudimentali attività minerarie sin dall’Eneolitico, ben 3000 anni a.C. Châtillonet, frazione di Challand- Saint-Anselme posta quasi a confine con Challand-Saint-Victor, celava un insediamento risalente alla prima età del Ferro (VII- V secolo a.C.), ed infine a Corliod, frazione posta a pochissima distanza da Viran, vennero scoperte nel 1927 numerose monete romane, ritraenti svariati imperatori. Si tratta insomma di un esempio dei cachettes de monnaies citati anche da Andrea Zanotto. Il Medio Evo fornisce numerose testimonianze direttamente legate all’attuale Comune di Challand-Saint-Victor. Il 13 aprile 1206 Bosone II, già visconte di Aosta, venne infeudato del Castello di Villa-Challand dal conte di Savoia, Tommaso I; "Thomas, comes Maurianensis et in Italia marchio, concedimus dilecto nostro Bosoni vice comiti Augustensi castrum de Villa in feudum in augmentum sui feudi ut in eo edificet et castellet". La pergamena originale è mostrata nel bellissimo Il cuore antico di Ayas. Documenti d'archivio dal XIII al XVIII secolo. Mostra documentaria, redatto da Maria Vassallo. Il castello è tuttora visibile, posto a 867 metri di quota ed in pessime condizioni; il documento pare accennare alla possibilità di ricostruire, più che ad una costruzione ex novo, il che implicherebbe la presenza di qualche precedente struttura militare, oggi sconosciuta. Densa è la bibliografia dedicata nel corso dei decenni a questo castello, vera “culla” dinastica, oggi vergognosamente in rovina; sensibilmente minore lo scibile relativo all’antistante Torre di Bonod o Bonot, una delle tante Tours des Signaux definite da Bonin, espèce de télégraphie sans fils, al contempo punto di avvistamento e presidio, nonché dogana commerciale. Nel 2008 il maniero e la torre sono stati eccellentemente ritratti, in chiave storica, nel volume di Francesco Corni, in particolare alle pagine 108 e 109; Varasc.it offre una apposita sezione dedicata a questa struttura medievale, oggi in rovina.

A partire dal 1263, Ebalo Magno di Challant ampliò e potenziò il maniero di Villa; il rapporto affettivo intercorso tra Ebalo ed il suddetto maniero è stato descritto da più autori, tra cui De Tillier e Renato Willien. Il 23 maggio del 1323 il signore feudale siglò il proprio testamento, morendo il 16 ottobre, predisponendo la propria tomba nella chiesa di Challand- Saint- Victor; l’ultimo riposo di un grande signore feudale, nel cuore della sua terra più amata, ove del resto aveva fondato, il 10 dicembre 1308 ed insieme al fratello Aimone, la Cappellania di San Pietro. Alcuni decenni più tardi, il 28 febbraio del 1344, Odinet o Odinette de Villa lo imitò fondando la Cappellania di San Michele; nel 1405 venne gratificata da 200 lire nel testamento di Ibleto di Challant, ma la congregazione religiosa si sciolse nel 1847, con la morte del suo ultimo titolare, il parroco di Arnad Francesco Valaise. Non restano solamente vestigia di grandi possidenti, tuttavia. I documenti d’archivio dimostrano che nelle frazioni Villa e Vignola, tra il XII ed il XIII secolo, si installarono alcuni coloni Walser discesi im nujatz dal Vallese, descritti usualmente come allemanni, allamanni o theutonici. L’antica vocazione mineraria ed estrattiva di Challand-Saint-Victor venne confermata anticamente dallo storico Jean- Baptiste De Tillier, scomparso nel 1744: (…) On y travaillié anciennement a l’excavation et a la fonte de plusieurs sortes de minieres, ainsy qu’on en peut juger par les ouvertures qu’on a creusées dans la profondeur des rochers pour en suivre les veines, et par les grands monceaux de crasse qu’on rencontre dans les endroits ou elles ont etés fondues et epurées, des quelles les seigneurs de la maison de Challand ont tirés de bons moyens pour la fabrique de leurs chateaux. Si ricorda infine l’operato di tale Bellot che, nel biennio 1731- 1732, creò a Challand- Saint- Victor fornaci ed infrastrutture per il trattamento dei minerali; nel 1748, le genti della vallata presentarono le proprie lamentele agli Stati Generali, asserendo che l’attività estrattiva aveva causato un immane disboscamento, oltre all’inquinamento da ricaduta delle polveri e del particolato derivati dalla combustione. Challand-Saint-Victor ottenne il 30 marzo del 1459 le sue franchigie da parte di Giacomo di Challant, al termine della lotta di successione innescata da Caterina di Challant e Pietro Sarriod de la Tour d’Introd. Più fortunati furono i paesi di Ayas e di Brusson, gratificati dalle franchigie sin dal 27 settembre 1418, per volere di Francesco di Challant.

Il paese porta il nome di un santo legionario, Vittore, che insieme a Maurizio venne giustiziato per non aver rinunciato alla propria fede. La parrocchia di Challand-Saint-Victor appartenne alla Prevostura di Saint Gilles, a Verrès, insieme ad Arnad; come noto, Saint-Anselme venne separata, con creazione di una parrocchia autonoma, il 6 giugno 1746, dando vita ad un surreale contrasto che coinvolse nientemeno che la Santa Sede, il vescovo di Aosta, il suo pari grado eporediese, il parroco di Saint- Victor. Monsignor Edoardo Brunod dichiarò nel 1987 (…) La tradizione locale dice che la Parrocchia di Challand Saint- Victor fu inizialmente dove ora si trova la Cappella di San Massimo sopra la frazione di Châtaignère. Facendo gli scavi al nord di questa Cappella, nel secolo scorso furono rinvenute molte ossa umane, segno che ivi esisteva un cimitero. All’inizio del secolo XIII la parrocchia era però già nel luogo che occupa attualmente. Monsignor Duc citò una Bolla pontificia di Eugenio III, al secolo Pietro Bernardo dei Paganelli, erede di Pietro dal 1145 al 1153: tale documento risalirebbe in particolare al 5 aprile 1145, elencando la parrocchia di Saint-Victor, insieme a quelle di Fénis e di Verrès, nei possedimenti della Prevostura di Verrès. Sussiste tuttavia un forte dubbio in merito, poiché esiste una seconda Bolla, risalente ad Alessandro III, già Rolando Bandinelli: questi avrebbe emesso il documento il 21 marzo 1176, sostenendo che la parrocchia in questione fosse appannaggio del vescovado aostano. Nel 1227 Tommaso I di Savoia, che ventuno anni prima aveva infeudato il castello di Villa-Challand a Bosone II, estese la propria influenza sulla Prevostura di Saint Gilles di Verrès , citando anche Saint-Victor; Edoardo Brunod, del resto, ricordò che tale parrocchia rimase legata ai Canonici Regolari di Verrès fino al 1868.

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Challand-Saint-Victor vide la fondazione della sua prima scuola nell’anno 1768, grazie a fondi concessi da una confraternita preesistente, detta del Saint-Esprit; Marco Cuaz precisò che si trattava di una rendita di dodici lire, a fronte di un capitale complessivo di 300 lire, non sufficiente a retribuirne il maestro. Tale problema diede luogo ad una controversia legale tra la Royale Délégation e la parrocchia. Nell’Ottocento, le scuole erano divenute quattro; solo il 9% della popolazione era analfabeta, contro il 20% di Montjovet, il 13% di Verrès, il 4% di Brusson. Nel 1861, il Comune constava di 1165 abitanti, 1926 nel 1901; tuttavia, nell’estate del 1867, il colera falcidiò la bassa Val d’Ayas, colpendo anche a Challand-Saint-Victor, ove entro settembre morirono complessivamente 76 persone; la contigua Challand-Saint-Anselme venne quasi risparmiata, con soli 7 decessi. La popolazione si ridusse, in seguito: nel 1961 vi erano solamente 664 cittadini. L’ultima fase cronologica ha visto l’apertura in senso turistico di questo piccolo ed ameno Comune valdostano. Nel 1931, Mario Aldrovandi segnalò a Challand-Saint-Victor ne "Guida delle Valli di Champoluc (Val d'Ayas), Valtournanche e St. Barthelemy"  l’Albergo della Posta, a Villa, l’Albergo degli Amici, presso il municipio, l’Albergo Castagneti ed il Caffè Parigino a Châtaignère. Il Castagneti è illustrato in una cartolina raccolta da Fabio Courmoz, a pagina LXIII dell’opera Una cartolina da Challant. In quest’opera si legge: (…) Gli anziani del paese ricordano i primi villeggianti (detti i signori) negli anni antecedenti la I G.M. e nel dopoguerra. Nel 1931, circa, erano sorti numerosi alberghi e punti di ristoro in diverse frazioni, segno di una certa vitalità turistica ed economica. L’Autore evidenzia il periodo d’oro del turismo a Challand-Saint-Victor tra al 1960- 1980, mentre in seguito al 1985 le presenze sarebbero drasticamente calate, a causa di una (…) povera offerta turistica locale

Chiesa parrocchiale e cappelle 

La principale chiesa di Saint- Victor venne consacrata da Monsignor Amedeo Berruti, vescovo di Aosta, nel 1521. Essa si presenta come un semplice edificio rettangolare, ampliata – in modo sproporzionato, secondo Monsignor Edoardo Brunod – nel XVII secolo; particolarmente interessanti sono le chiavi di volta tufacee, ancora adorne di labili stemmi della Casa di Challant, di cui si distinguono più che altro il contorno dello scudo e la fascia trasversale. Un piccolo portico con due colonne sovrasta esclusivamente la porta d’ingresso in noce, che a sua volta è contenuta da un portale in pietra scolpita, realizzato da un unico blocco; la soprastante facciata risale al 1670. Vi è anche una porta laterale in noce con arco carenato, risalente al XVI secolo, illustrata da Fabio Courmoz. Brunod descrisse anche vetrate decorate e legate in piombo, risalenti al 1537 e realizzate da un maestro elvetico, con dicitura Saint Victor – Saint Grad MDXXXVII. Il campanile, con finestre bifore, crollò nel 1755 e venne eretto nuovamente nel 1762. L’8 maggio del 1679 la chiesa venne nuovamente consacrata da Monsignor Albert Bailly, dopo i lavori di restauro ed ampliamento che crearono una sorta di commistione di barocco e gotico. I dipinti sulle volte vennero realizzati dal pittore Giovanni Stornone, nell’Ottocento; l’organo risale infine al 1962. Più fonti citano e ritraggono un caratteristico crocefisso ligneo risalente al 1320, di cui scrissero Sandra Barberi e Daniela Vicquéry: Quest’opera così suggestiva, che parla ormai il linguaggio del gotico maturo, non è un capolavoro isolato, ma si inserisce all’interno di una produzione dai caratteri stilistici peculiari diffusa in tutta la Valle d’Aosta tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV, ispirata ai modelli compositivi ed espressivi elaborati in Francia fin dalla metà del ‘200. Questo crocefisso, secondo Monsignor Edoardo Brunod, era originariamente esposto a Sisan, per strada; venne portato al coperto nel 1930 e restaurato nel 1976, dopo essere stato esposto sin dal 1958 sull’altar maggiore della chiesa di Challand- Saint- Victor. E’ mostrato in una cartolina del periodo 1920- 1940, raccolta da Fabio Courmoz ne Una cartolina da Challant, a pagina XLII ed a pagina LXXIX.

Notevole è anche la cappella di Saint Maxime, posta a poca distanza da Châtaignère ed affrescata da Giacomino di Ivrea o Jacobinus da Ypporegia. Ulteriori cappelle si trovano ad Ollion, Sizan o Sisan e ad Isollaz. A Villa- Challand, in posizione N45 41.323 E7 42.228, sorge infine la cappella dedicata alla Madonna delle Nevi. La sua storia è singolare. La cappella risale al 1663, originariamente dedicata alla Madonna Addolorata da parte di Jean- François Masu; egli è probabilmente ritratto all’interno della cappella, protetto da Sant’Antonio da Padova, in una tela dedicata alla Deposizione. Il 26 maggio del 1664 il notaio Gaillard registrò l’impegno di celebrare una messa durante la festività patronale. Intorno al 1786, tuttavia, la cappella era cadente e disadorna; il vice parroco Squinabol riuscì a farla ricostruire nel biennio 1850- 1851, mentre Monsignor Jans la consacrò il 26 ottobre del 1852. Nel 1872 venne affrescata esternamente dal pittore Sogno, che ritrasse una Madonna Addolorata dal cuore trafitto da sette spade; quelli che paiono labili strumenti di tortura giacciono ai suoi piedi.

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Aspetti mineralogici

Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013 la rara opera Ricerche di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel 1971. (...) dopo aver oltrepassato di circa 200 m le rovine del castello di Challant si possono iniziare le ricerche sulle conoidi di detriti rocciosi staccatisi dalla montagna sovrastante, sia naturalmente, sia in seguito a tentativi di ricerche aurifere.

L'autore, G. C. Fabbian, vi individuò svariati minerali, tra cui epidoto in spalmature verde opaco, o in cristalli fittamente intrecciati, misto a calcite e siderite. Fucsite: appare frequentemente nei micascisti di questa zona con un bel colore verde smeraldo molto brillante, sempre in piccole laminette di circa 1 mm. Vennero individuati anche esemplari di galena, presente nel quarzo compatto in scagliette di qualche centimetro, molto lucenti. In cristallini opachi in una piccola geode, mista ad aghetti di quarzo. I cristalli di circa 6 mm presentano la forma cuboottaedrica. Rara. Infine, vennero rinvenuti rari esemplari di scheelite, (...) in piccoli ma bellissimi cristalli, color arancio, in un masso di quarzite, attraversato da una stretta vena di calcite, alla destra del primo tornante, poco sotto ad un tentativo di galleria. I cristalli, il più grosso misura 5 mm di lato, sono spesso biterminati, con spigoli vivi e netta fluorescenza in celeste pallido alla lampada a raggi ultravioletti corti. Devo ritenere il ritrovamento molto raro poiché ulteriori accurati ricerche hanno sempre avuto esito negativo.

 

 

 

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