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Arbaz

 

Piccolo e soleggiato villaggio della bassa Ayas, posto nel Comune di Challand-Saint-Anselme, Arbaz sorge a 1517 metri in posizione N45 43.452 E7 43.648. E’ situato in un ridente, dolce pendio prativo, sotto e a soli 750 metri in linea d’aria dal Colle Tzécore e dai boscosi fianchi meridionali della Testa Comagna; discosto e separato dal fondovalle e dalla SR45, vi è collegato da una comoda strada asfaltata e da svariati sentieri e mulattiere. L’abitato è circondato da svariate foreste, tra cui il Bois de Val a sud, il Bois de Quinçod ed il Bois de Béchaz; l’ultima prende il nome proprio dalle storiche miniere di Béchaz, di grande rilievo per l’economia e la storia recente della valle, che sorgono a poca distanza da Arbaz.

Il paese, attualmente, presenta un curioso insieme di antichi rascard e ruderi crollati, abitazioni in fase di recupero, e splendide case perfettamente restaurate. Sorprendentemente, non si tratta di un villaggio semi abbandonato, essendo stato scelto da svariate famiglie come sede permanente durante tutto l’anno: la posizione è idilliaca, grazie all’abbondante luce che, sin dall’alba, ricade sul paese al disopra del Colle di Chasten e delle Dame di Challand, in piena vista a est.

 

Arbaz nella letteratura

Nel 1928, l’Abbé Bonin descrisse brevemente Arbaz. Village d’Arba. Localité de Challand St. Anselme où abondaient autrefois les trembles (patois arbère, arberon).

Nel 1963, Ugo Torra visitò il paesino. Alle porte di Orbeillaz, una recente carrozzabile sale decisa attraverso la foresta verso Arba, a circa 1.500 metri, poco lontano dal silente e luminoso Colle Tsecore che porta in pochi minuti a Sommarèse nella Valle Centrale. La sua posizione soleggiata è una stazione di aria buona; inoltrandoci fra le sue case, ci meravigliamo di contarne tante. Le memorie visive, per esempio in date, non abbondano certo però.

In particolare, un’abitazione tuttora visibile e fotografata da Varasc.it venne descritta dal Torra: (…) Altra casa nella parte superiore dell’abitato è certamente più antica della data 1828. Al pianterreno si scorge una porta ad arco, bassa rispetto al livello del terreno, con sopra, inciso a grandi lettere su una lastra di pietra, l’IHS con sotto una piccola croce mauriziana, il tutto chiuso entro un cerchio. Abbondano i rascards, più o meno in buone condizioni, qualcuno consunto al punto che non si capisce come faccia a stare in piedi.

Torra descrisse infine la (…) cappella, San Grato, è posta nella parte superiore del villaggio; risale alla metà del seicento, dato che la Messa per la festa del titolare vi venne fondata da Antonio Herbet nel 1645. Però la trave maestra è datata 1858. Lo storico segnalò ancora, trovando (...) qualche scusa per ritardare la partenza, che un abitante di Arbaz, tale Marquiand Voula, fu indicato come notaio nel 1435.

 

Arbaz. Cenni di geologia

Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013 la rara opera Ricerche di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel 1971, che riportava un articolo di Achille Vineis, Il quarzo ialino di Col Zuccore. Descrivendo l'itinerario in una mappa ed a parole, a partire dalle antiche miniere di calcopirite, l'autore indicava: (...) Lungo tutto il tragitto si notano filoni di quarzo con andamento parallelo nei quali si possono trovare geodi di cristalli bellissimi, trasparenti, molto intrecciati, lattei alla base e ialini sulle punte (l'anno scorso si rinvennero campioni di 6-7 cm di lunghezza e 3 cm di diametro). Anche prima della frazione di Arbaz, al primo tornante - dove sulla sinistra si nota un casotto dell'Acquedotto e sulla destra una piazzuola per il parcheggio dell'auto - si apre un sentiero in discesa che, in due minuti, porta ad una conca con diversi filoni quarziferi sempre paralleli, incassati in roccia micascistica, con fuchsite, nei quali si rinvengono geodi grandi e piccole di cristalli ialini. Nella matrice del massivo si notano tracce di azzurrite e malachite ed è stata anche trovata qualche piccola geode.

In un successivo articolo dello stesso autore, La perowskite di Emarese (Valle d'Aosta), venne descritto un giacimento dell'omonimo materiale a poca distanza dal colle, al disotto del Monte Obré secondo la cartina stilizzata presente nel brano. (...) Fu rinvenuta dell'ottima perowskite in cristalli cubici giallo-bruni di notevoli dimensioni, simili a quelli di Balme, della Val Malenco e di Sant'Ambrogio. Inoltre, specie nei massi ai piedi della parete, si possono rinvenire:

dolomite romboedrica in grandi geodi ma molto difficile da estrarre;

clorite in bei pacchetti di lamelle verdi;

magnetite in ottaedri anche di notevoli dimensioni e lucenti;

idromagnesite in raggruppamenti sferoidali a struttura raggiata bianco-verdi e quasi madreperlacei, molto belli ed estetici;

artinite trovata, tempo fa, in ciuffi di ottima qualità, bianchissimi con lucentezza sericea.

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