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Punta Giordani

Alta 4046 metri e prospiciente la più elevata e massiccia Piramide Vincent, la Punta Giordani è una spalla di quest'ultima cima che nasce dalla sua cresta sudorientale, nel massiccio del Rosa.

La cima sorge in posizione N45 54.351 E7 52.060 ed a soli 545 metri di distanza, in linea d'aria, dalla citata Piramide. Perfettamente visibile dall'arrivo degli impianti di Indren e dal ghiacciaio circostante, venne salita per la prima volta dal medico di Alagna Pietro Giordani il 23 luglio del 1801; la prima invernale avvenne solo nel marzo del 1966 ad opera di Ercole Martina. Fu proprio l'impresa di Giordani e degli abitanti di Alagna, avvenuta lungo il versante meridionale della cima, ad aprire la stagione ottocentesca dell'esplorazione dei grandi ghiacciai del Monte Rosa; coerentemente con il carattere ancora prettamente romantico dell'epoca, il dottore si intrattenne sulla vetta a scrivere una lettera ad un caro amico, il notaio di Varallo Michele Cusa.

La via di salita normale a questa vetta si dipana dall'arrivo dei nuovi impianti di Indren a quota 3275 metri, raggiungibili sia da Stafal in Valle del Lys che da Alagna, salendo su ghiacciaio in direzione nordest. Venne aperta per la prima volta dalla cordata Calderini, Zoppetti e Gugliermina nel 1877. La sua difficoltà è stata valutata in F+ da Gino Buscaini nell'opera Monte Rosa e Mischabel e da Giulio Berutto ne Cervino - Matterhorn e Monte Rosa, mentre il dislivello dai nuovi impianti di Indren è di 846 metri. Solitamente, vista la quota e l'esposizione, è tra le prime salite del massiccio a risentire degli effetti del caldo, come successo nell'atipica stagione primaverile del 2017.

 

Punta Giordani. In salita

La salita dalla via normale richiede di percorrere inizialmente la traccia, spesso su neve fusa ed allagata dall'acqua in stagione inoltrata, che risale alla volta del Rifugio Città di Mantova e del soprastante Rifugio Gnifetti. La si abbandona tuttavia ben prima dell'ampia bastionata rocciosa che cela i due rifugi, piegando a destra e risalendo l'ampio Ghiacciaio di Indren in direzione nord-nordest. Si passa tra l'imponente e pericolosa seraccata ai piedi della Vincent ed un isolotto roccioso più stabile e sicuro, sulla destra, avendo cura di non avvicinarsi troppo alla suddetta seraccata.

Si incontrano rocce affioranti a circa 3532 metri e, superando svariate gobbe nevose che sembrano sempre premettere alla cima, si lascia alla propria sinistra la seraccata al centro del ghiacciaio. Gli ultimi tratti alternano forti pendenze a gradazioni più dolci, su rampe nivali sempre molto ampie e panoramicissime; la cresta sommitale è pressoché pianeggiante e presenta spesso pericolose cornici sul lato orientale. Culmina a sud in un piccolo sperone roccioso, di color rossastro, che sorregge la piccola statua della Madonna; la salita di questo piccolo bastione è semplice ma richiede cautela e, possibilmente, il vantaggio della sicurezza fornita da una corda. Gli strappi di vento, come osservato in occasione della prima ascensione di Varasc.it alla Punta Giordani avvenuta in data 30 giugno 2013, possono essere semplicemente impressionanti; sensazionale il panorama sulle pareti orientali del Monte Rosa, dalla Vincent al Corno Nero, dalla Lüdwigshohe alla Parrot, nonché sulle valli del Lys e di Ayas, sulla Valsesia e sulle Prealpi Biellesi.

Il 25 giugno 2017 la Giordani è parsa in cattive condizioni, a causa dell'innaturale caldo della stagione primaverile corrente. Si raccomanda cautela.

Punta Giordani. Letteratura

Nel 1925 Amilcare Bertolini e Giuseppe Gugliermina descrissero la salita alla Giordani, attribuendole 4055 metri di quota, nell'opera Gruppo Monte Rosa. Per la faccia S., facile. Dal Colle d'Olen (ore 2.30) pel ghiacciaio d'Indren, che sale a rivestire di uno spesso coltrone la vetta. Nel 1960, la famosa guida Monte Rosa di Saglio e Boffa la descrisse dandone la quota corretta di 4046 metri. Punta Giordani. Bel picco roccioso che ha per sfondo la Piramide Vincent, di cui può essere considerato come una spalla spinta a ESE, che appare ben distinto ripetendone le belle forme armoniose. Alla voce Topografia, gli autori proseguivano: Vista dal fondo della valle, dai pressi dell'Alpe di Bitz, lungo tutta la strada fino agli alpeggi di Flua, è la più ardita e mirabile guglia valsesiana: una torre superba che ha pochi eguali per arditezza di disegno, veramente degna dell'audace che osò per primo affrontare i misteriosi silenzi della grande montagna. Ancora, la voce Geologia. La cima è costituita da gneiss minuti e occhiadini e da micascisti talora granatiferi, di età pre-carbonifera.

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