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Ayas. L'antica emigrazione verso la Svizzera

 

Mentre il fenomeno migratorio dei Walser è oggi ben noto e studiato in ogni sua dinamica - sociale, economica, culturale ed etno-linguistica - esistette un flusso completamente diverso, in senso opposto. Non furono solo i Walser a migrare a sud del Monte Rosa, colonizzandone le testate vallive e i luoghi più impervi: seppure in chiave ridotta, si verificò anche il fenomeno contrario, dalla Val d’Ayas alla Svizzera.

Nel 1965, lo storico Paul Zinsli pubblicò infatti la sua ricerca, edita da Francke e intitolata Cunéaz und andere entschwundene Walserkolonien am Südhang der Alpen: il testo riporta quanto premesso da un altro ricercatore nel 1949, Hans Sigrist, in Die Augsttaller in den Rüttenen bei Solothurn. Secondo tali analisi, intere famiglie provenienti da Ayas si trasferirono all’inizio del XVI secolo nei pressi di Solothurn, nel Canton Soletta, situato nella parte nordoccidentale della Svizzera, sui monti del Jura. Solothurn, secondo un'indagine pubblicata nel 2005 nel volume Ayas e Gressoney, avrebbe costituito una sorta di terreno fertile per l'emigrazione dei primi coloni: sin dal V secolo i cristiani locali veneravano santi patroni provenienti, secondo la tradizione, dall'antica legione Tebana massacrata ad Acaunus, nel Vallese, nel III secolo. Proprio nei dintorni di Acaunus, oggi Saint-Maurice, venne fondato nel 515 l'omonimo monastero; i monaci d'Agaune, grazie al loro benefattore Sigismondo, ricevettero come proprietà abbaziale ampie parti delle valli di Ayas e de Lys. Si ipotizza quindi che gli abati, in probabile accordo con i Savoia e i signori di Challant, abbiano promosso un primo fenomeno migratorio verso il Jura. A riprova di tale legame devozionale, la cattedrale di Solothurn custodisce ancora un busto-reliquiario d'argento dedicato a Sant'Orso, realizzato nel 1486: l'atto di donazione del 1483 alla base della sua realizzazione reca anche le firme di Hansz e Anton Schmidt di Ayatz. 

Non si trattò di un'integrazione facile, né comoda. I coloni valdostani si insediarono, similarmente ai Walser giunti a sud delle Alpi, in terreni non ancora rivendicati e appositamente disboscati, definiti Rüttinen. Da questi terreni esterni e certo poco agevoli, con il duro lavoro di più generazioni che vissero isolate e contraendo matrimoni solo tra i propri conterranei, alcuni nuclei famigliari poterono diventare sufficientemente abbienti da traslocare nella stessa Solothurn. Proprio Sigrist, citato nel 2005 con dovizia da un dotto volume dedicato al passato comune di Ayas e della Valle del Lys, scrisse come i nuovi coloni arrivassero dalla parrocchia di Ayatz in Val Challant, posta a sud di Zermatt. Anche questo autore confermò che l'arrivo dei coloni fu seguito da una vasta opera di disboscamento e dall'insediamento nel Rüttinen, venendo chiamati Waelschen uss den Rüttinen.
Secondo i coniugi Morchio, che scrissero in tal proposito nel 2005, l'insediamento diede luogo ad una disputa con la gente di Obendorf, composta tuttavia in modo molto pacifico in tribunale. Intorno al 1520 l'emigrazione si intensificò, soprattutto grazie a flussi provenienti da Challant, Gressoney e Brusson.

Il volume Walser, mercanti e notai: il passato di Ayas e Gressoney attraverso i suoi protagonisti indica anche i nomi di alcuni di questi antichi emigranti: Hans Reymond, Anthonius Rigolet, Pantaleon Fornellet, Jehan du Sac, Jehan Layaz (o anche Delayas), Franciscus Wyot, Jacob Fusson, Antoni Steffan, significativamente definito der Kramer, Ulli Wyot der Tuckman, Antoni Barrat, Pietro Brunod. Da notare che un certo Jacob Obert, residente un tempo in Ayas, scambiò un terreno a Solothurn con suo nipote Martin Obert, ricevendone i prati nell’area di Pilaz (la Ravasa, le champ de Sassyer, le prath de Jana, le champ Pallaz). L’autrice, Gabriella Morchio, ipotizza che una tale emigrazione abbia contribuito alla successiva perdita di coesione e memoria dell’antica comunità Walser di Ayas, indebolita anche dalla Piccola Glaciazione che avrebbe progressivamente interrotto i contatti con la madrepatria, nel Vallese. Altri nominativi, quali i già citati Hansz e Anton Schmidt di Ayatz provenivano da località ayassine quali Aventina, Fuxine, Fabbrica. E nel 1490, tale Pantaleon Wyot di Ayas venne citato negli atti delle decime del convento di Sant'Orso, come proprietario del feudo di Rutti presso Solothurn. Un certo Hans o Jehan de Layaz citato nel 1510 in una trattativa ereditaria, il cui cognome deriva da Ayas, fu vittima di un curioso fraintendimento: poiché in lingua romanza Aya significa nonna, a Solothurn egli fu registrato come Hans Grossmutter, ovvero Hans Nonna.

Laura Balletto individuò invece il caso del ricco mercante di Champoluc Giovanni Brunod, il quale si trasferì in Allemagna, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Visse quindi a Salisburgo, lasciando i suoi beni ai quattro nipoti rimasti in Ayas, figli della sorella e di tale Giacomo Binel, di Cuneaz; nel 1613, ad Antagnod e per mano di Matteo di Giacomo Visenda, tre dei quattro fratelli concordarono di cedere le loro quote ereditarie al quarto fratello, Giorgio, per la somma considerevole di 600 scudi. Tale atto notarile, secondo l’autrice, lascia ipotizzare che anche Giorgio abbia seguito le orme dello zio, trasferendosi oltr’alpe.

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