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Breithorn Occidentale, novembre 2015

Nota: questa pagina dispone dei dati approfonditi di Movescount.

 

Una salita decisa in poco tempo, giusto per tornare a gustare brevemente l’alta quota, la dimensione verticale dei grandi ghiacciai. Un piccolo grande classico, il Breithorn Occidentale, scelto a causa dell’apertura degli impianti che collegano Cervinia al Plateau Rosa: giusto per restare allenati e per ingannare il tempo tra una stagione alpinistica e l’altra, durante la lunga pausa invernale. Per riassaporare l'attesa di una sera carica di promesse, l'ingresso dell'appartamento biellese ingombro di attrezzatura e zaini, il risveglio alle 4, l'autostrada deserta, il freddo, il profumo del caffé, il piacere puro di indossare l'imbrago e i ramponi, di liberare la picca dalle sue protezioni.

Quante volte ho salito questa cima? Praticamente non lo ricordo, a meno di controllare il mio fedele taccuino, o di sbirciare in Varasc.it. A maggio 2015, in occasione del Trofeo Mezzalama. Il primo gennaio 2015, da soli in mezzo a orde di sciatori natalizi. Il 25 agosto 2014, subito dopo la salita alla Torché, e tante volte ancora in passato. Nel 2012, nel 2010 e nel 2009, nel 2005… Una vetta ampia e candida, unita da una vasta Sella al Centrale, la cui quota è di 4160 metri contro i 4165 dell’Occidentale. Una lunga cresta sommitale, panoramicissima sulla Svizzera, sui Breithorn e sul Massiccio del Monte Rosa, oltre che sul vicinissimo e imponente Cervino.

La nostra salita odierna, l’ennesimo ritorno anche per Audrey, è iniziata al Plateau Rosa in ritardo, rispetto alle volte precedenti. Le funivie hanno aperto più tardi, consegnandoci al Plateau a giorno fatto, il sole splendente sulle piste e sugli immensi pendii, dal Piccolo Cervino in giù. Con noi, un nuovo amico, Fabrizio. Una risalita lenta, anche, a causa dei costanti problemi alla schiena della mia amica, dal Breithornplateau in su: buona la traccia, tanti scialpinisti, qualche cordata di alpinisti come la nostra. Ottimo innevamento novembrino, grazie alle ultime nevicate: molte tracce minori sulla parte superiore dell’erto pendio, lungo il grande traverso che porta al panoramico, ripido versante occidentale del Breithorn, e da lì in vetta. I ramponi mordono bene, con qualche cedimento saltuario, trovo tracce a mò di gradini probabilmente intatte dal sabato precedente, e le seguo il più possibile per facilitare l’ascesa ai miei due compagni di cordata.

Poniamo piede in vetta al Breithorn, per pochi minuti, all’una e a 6.75 chilometri dalla partenza al Plateau Rosa. Quattro ore e passa, una lunga lunga camminata, per qualcosa che nominalmente ne richiederebbe da due e mezza, per i supereroi, a tre, per persone ragionevoli. Ma tanto, è domenica, sono ufficialmente off duty e non c’è problema, né pericolo meteorologico all’orizzonte. La discesa si preannuncia lunga, perciò dopo una breve riflessione declino l’idea di percorrere almeno la cresta orientale fino alla Sella (4081 metri) e al Centrale, scendendo lungo la traccia già percorsa in salita. Il pendio si è trasformato, per l’azione del sole in questa giornata così mite e per il passaggio di tanti scialpinisti in discesa; si sprofonda, il passo rallenta e comincio a dubitare di riveder mai più le sacre sponde di cemento sbreccato e sbiadito della funivia. Entro l’orario di apertura, perlomeno.

Così non è, naturalmente. Arriviamo con ampio anticipo, lasciando a malincuore questo piccolo paradiso di montagne, seguiti ancora per lungo tempo dal Cervino, giù fino al Breuil e ai suoi aberranti palazzi. Una lunga discesa sulla neve ormai cedevole, sotto il sole, con tanto tempo per pensare.                                   

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