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Graines

Ou ira caje o pi gro veulladjo dè Breutsón, comme campagna è comme djèn. Beh, pè fortsa: ou ira o tchèntro dè teut o Mandemèn.

Da Brusson, 1991.

 

Antico borgo posto a 1375 metri e noto per il suo antico castello, Graines è situato nella bassa Val d'Ayas a poca distanza da Brusson ed è raggiungibile in automobile mediante la statale 506, che si abbandona all'altezza della lussureggiante conca di Arcesaz prendendo il bivio per i 1291 metri di Curien. Da Graines partono numerosi sentieri per interessanti escursioni nella bassa Ayas, tra cui il turistico numero 8 per Fenilliaz (0.45 minuti), il 9 per il Passo di Frudiera (tre ore, E), il 9A per il Colle Ranzola (3.30, T), il 9B per il Passo della Garda (3.30, E). Ad oriente del paesino si stende il profondo vallone omonimo, lungo ben nove chilometri e percorso dal Torrent de Graines, chiuso sul confine con la Valle del Lys dal Colle di Frudiera (2271). Nel 1928, l'abbé Louis Bonin precisò che la foresta di pins et sapins che ricopriva il vallone di Graines era nota come Bois Noire, con riferimento al (...) feuillage sombre et austère. Nel maggio 2010, Varasc.it ha creato il sunto archeologico della Val d'Ayas

E' possibile scendere a Graines da Fenilliaz, provenendo da Estoul, mediante un vecchio sentiero inizialmente bordato da vecchi e bassi muretti a secco e rovi, sempre volto a sud; il percorso piega quindi a destra, superando un boschetto e scendendo in terreno aperto su Graines. Il tempo di discesa è di circa 40 minuti, di risalita verso La Croix 01.30 h. Vi è inoltre un percorso che collega Allesaz, al disopra di Challand-Saint-Anselme, a Curien e quindi a Graines; tale percorso è segnalato da paline lignee poste lungo la strada sterrata che, tra piacevoli pascoli soprastanti Allesaz, conduce all'inizio del sentiero per l'Alpe Moulaz. Il sentiero principale di risalita ai Laghi di Frudiera è stato chiuso, nell'estate 2013, per frana. Un'ordinanza del Comune di Brusson è visibile sul luogo ed è stata inoltre pubblicata all'esterno dell'AIAT di Champoluc.

Nel 2014 è stato completato, all'inizio del profondo Vallone di Graines, un nuovo impianto idroelettrico di Brusson, completo di bacino di calma, paratoia oleodinamica d’imbocco, scala di risalita per l’ittiofauna, canale callone per lo svuotamento del bacino di calma.

Graines era (...) ainsi appelé, secondo il volume Brusson, à cause des vastes étendues de champs plantés de céréales qui caractérisaient jadis cet endroit.

 

Segnalazione evento franoso

Poiché Graines è il punto di partenza per svariati percorsi, tra cui quelli che conducono ai laghi di Frudiera ed al Passo della Garda, si segnala nell'agosto 2012 che un vasto fronte di frana si è staccato dai pendii sottostanti la costiera Punta Regina - Passo della Garda, direttamente raggiungibile dal parcheggio di Estoul, scendendo per varie centinaia di metri ai piedi del Monte Rena. Alcuni avvisi del Comune di Brusson, firmati dal sindaco Giulio Grosjacques e posti ad esempio tra Estoul e l'alpe Finestra ove termina la carrabile sterrata per il Colle della Ranzola, specificano: Sentiero di collegamento tra Vallone di Graines e il Colle della Garda e tra il Vallone di Graines e l'Alpe Finestra (sentieri n. 9A e 9B) chiusi per frana. Il sentiero 9B, che dal Colle della Garda scendeva ad incontrare il 9 lungo il Torrent de Graines fino ai Laghi di Frudiera, è stato spazzato via per un lungo tratto. Il sentiero 9A, che dal numero 9 saliva fino alla grande sella erbosa tra la Punta della Garda e la Punta della Regina per poi scendere fino all'alpe Finestra al disotto del Colle della Ranzola, è scomparso in parte nel tratto inferiore; sulla frana, tra alberi e detriti vari, si notano tuttavia ometti e bastoni che segnano una labile via di attraversamento. Tale percorso, quantomai precario e sconsigliabile vista l'instabilità della frana, conduce fino ai paraggi dell'alpe La Garda e, da lì, alla suddetta sella erbosa tra la Punta della Garda e la Punta della Regina. Per chi volesse raggiungere dai Laghi di Frudiera il Colle della Ranzola, o viceversa, si consiglia quindi il più lungo percorso via Weissmatten. Il fronte franoso è ancora ben visibile, nell'ottobre 2014, dalle soprastanti Cleve di Moulaz in tutta la sua estensione. Cautela!

 

Il maniero di Grana. Storia, letteratura e vicissitudini

(...) E di secoli il Castello di Graines ne conta parecchi: 

di sotto e d'intorno a lui è passata la fioritura di più di mille primavere

Cesare Chiodi, 1911

Graines possiede una storia ricca ed insospettata, molto antica, come illustrato dalle fonti testamentarie medievali recensite da Varasc.it, nonché dalle Bolle pontificie inerenti alla Val d'Ayas. Il maniero è oggi visitabile (giugno 2014) dopo il lungo restauro conservativo, citato nel testo e illustrato nelle fotografie.

Nel 1860, il celebre storico e scrittore Edouard Aubert descrisse il maniero nella sua opera La Vallée d'Aoste. A la distance d'environ une demi-lieue, au midi de Brusson, la vallée se rétrécit tout à fait; elle est presque entièrement fermée par une masse de rochers qui porte à son sommet les murailles délabrées et les tours croulantes d'une forteresse gothique. Ces ruines sont celles du château de Graines. La seigneurie que ces remparts antiques protégeaient était composée au moyen âge des terres de Graines, de Brusson et de tout le territoire d'Ayas, village situé à l'extrémité septentrionale de la vallée de Challand. Le vaste domaine de Graines appartenait à l'abbaye de Saint-Maurice en Valais, en vertu d'une donation faite par Sigismond, roi de Bourgogne, qui, en 515, avait fondé et doté ce couvent célèbre. Plus tard, les abbés commendataires de Saint-Maurice, qui avaient succédé aux abbés réguliers, désireux d'éviter les soucis qu'entrainait l'administration de biens éloignés, et préférant des revenus fixes, accordèrent l'investiture de la seigneurie de Graines à la Maison de Challand, moyennant la redevance de vingt sols viennois de servis annuel et de quarante sols pareils de plait, à la mort de chaque seigneur, leur vassal. Les sires de Challand rendirent fidèlement hommage de ce fief, jusqu'au jour où les coutumes féodales cédèrent la place aux institutions nouvelles.

Pubblicato ad Aosta nel 1888 dal Canonico Séraphin Vuillermin, il volume Le Mandement de Graines et ses franchises descrisse l'omonimo Mandement, fornendo anche un importante spunto relativo alla dibattuta età del maniero: On sait que ce mandement comprenait une grande partie de la vallée de Challant, et trois quarts de Gressoney.

(...) Graines (Grana) est un hameau de la commune de Brusson, situé au pied et au nord-est du château auquel il a donné son nom. (...) Le mamelon qui le supporte se dresse superbe à une grande hauteur, entre le bassin d'Arcésa et l'ouverture du val de Frudiére, à Brusson. La grande tour carrée, l'abside de la chapelle autrefois dédiée à saint Martin et dont on dit que la cloche existe encore, ayant été transportée au clocher paroissial, une citerne creusée dans la roche vive, quelques souterrains et de grands pans de murailles d'enceinte, c'est tout ce qui reste de cette seigneuriale demeure. "C'est un bâtiment très-ancien" écrit de Tillier. Nous croyons que sa construction remonte au moins à la fin du XIIe ou au commencement du XIIIe siècle, époque où les terres qui en ressortissaient ont été inféodées aux seigneurs de Challant, alors vicomtes d'Aoste. Si la mémoire ne nous fait pas défaut, il est fait mention de la chapelle de St-Martin, (qui ne peut être que celle du château de Graines), dans le texte d'un compromis conclu à Brusson, le 31 août 1270, entre Ebal ou Yblet-le-Grand de Challant, seigneur de Graines, etc., et les députés des communes de la Valsesia. Ce château existait certainement en 1263, puis qu'alors Godefroy de Challant reconnaissait le tenir en fief de l'abbé de St-Maurice d'Agaune. Il y a plus; le curieux martyrologe gréco-valdôtain (graeco-augustanum) de l'église de Brusson, document qui, au dire du chanoine Gal remonte au Xe ou XIe siècle ainsi que le missel qui le renferme, parle aussi de la chapelle du château de Graines. La dédicace de cet oratoire y est fixée au 12 des calendes de juin (20 mai). Nota a pié di pagina: A XII (Kal. Jun.) - Dedicatio Capelle sancti Martini Castri.

L'attuale aspetto diroccato del maniero risale al crollo notturno del 23 giugno 1896, registrato dal citato storico Can. Vuillermin al termine di una settimana di pioggia.

Anche lo storico Jean-Baptiste de Tillier (1678-1744), nel suo Traité des Seigneuries (già parte della celebre opera Historique de la Vallée d'Aoste) parlò del Mandement de Graines: La Seigneurie de St-Martin de Graînes tire son origine et sa dépendance de la célèbre Abbaye et Chapitre de St-Maurice en Chablais, à présent du Valais, dont les anciens Abbés la possédaient en qualité de donataires de Sigismond, Roi de Bourgogne de la primière race.

L'attuale borgo fu infatti un centro dell'antico possedimento Borgognone. La Val d'Ayas in quei tempi lontani era parte del vasto Mandement de Graines, un territorio che comprendeva i villaggi presso Challand-Saint-Anselme, Brusson, Ayas e buona parte di Gressoney-La Trinité. Si tratta di note scarne e spesso labili, che riconducono ad un passato ormai remoto, in cui le fonti e l'archeologia si trovano spesso a condividere tempo e spazio con la leggenda. Nel 515, il re borgognone Sigismondo il Santo ricostruì l'abbazia di San Maurizio d'Agauno nel Vallese, risalente addirittura al 350 e fondata da San Teodoro vescovo: il nuovo abate ne fu Ynemond. Oltre alla ricostruzione, la dotò di terre e beni immobili, tra cui il maniero di Graines in Ayas. I canonici vi risiedettero, probabilmente, fino al XIII secolo; ad essi si dovrebbe la piccola cappella, descritta perfettamente da Monsignor Edoardo Brunod. Si tratta di una costruzione a pianta rettangolare, con abside rotonda adorna di archetti pensili e muratura a spina di pesce. La lunghezza interna è di dieci metri, la larghezza, 5.80. La ricorrenza della consacrazione cadeva il giorno dodici delle calende di giugno, come illustrato da un messale del secolo XI: XII kal. junii dedicatio cappelle Sancti Martinii Castro. Tale struttura è illustrata, sin dalla stessa copertina, nell'ottimo volume di Francesco Corni, Segni di pietra. Torri, castelli, manieri e residenze della Valle d’Aosta. Parte più antica del complesso è probabilmente la piccola cappella, risalente perlomeno al XI-XII secolo d.C., mentre secondo alcuni studi l'area castrale sarebbe già stata abitata tra il XI-X secolo a.C., durante l'Età del Bronzo.

Il maniero ha attratto l'interesse e l'attenzione di generazioni intere di Autori. Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero il castello nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas. Questo antico maniero, le cui rovine sono ancora così imponenti, non conserva più del suo antico splendore che la gran torre quadrata; tutto il resto ha subito l'ingiuria del tempo e non si vedono più che grandi falde di mura crollanti. Questo castello costituiva altre volte un titolo importante dei possedimenti della ricca e potente famiglia dei Challant; la giurisdizione del signore di Graines comprendeva Brusson, Ayas, alcuni villaggi di Challant, sulla riva sinistra dell'Evançon e i due terzi di Gressoney.

Nel corso dei secoli i monaci di San Maurizio mantennero il dominio di queste terre a sud delle vette attualmente di confine tra Svizzera ed Italia, fino all'avvento del feudalesimo: la data è incerta (si parla della fine del XII secolo, del 1241 e così via) ma alla fine i signori di Challant, peraltro già influenti sul posto, vennero investiti del feudo. Il 19 dicembre 1241 Gotofredo di Challant, nipote del visconte Bosone, riconobbe ad Amedeo IV di Savoia di aver ricevuto il castello di Villa; il 28 luglio 1263, lo stesso nobile dichiarò d'aver ricevuto in feudo il castello di Graines da parte dell'abbazia di Saint-Maurice. Il maniero, però, risale forse all'XI secolo, il che rimanderebbe all'antica tradizione di un monastero fortificato in luogo del successivo castello: questa tradizione si inserisce nel solco della più vasta leggenda che vorrebbe i monaci di San Maurizio responsabili della diffusione del cristianesimo in Ayas, e fondatori della chiesa di Brusson, votata a San Maurizio. Veniva anticamente definito Castro Sancti Martini, in onore della locale chiesetta di San Martino. Secondo Cesare Chiodi, autore nel 1991 del citato articolo Il Castello di Graines, il maniero sarebbe (...) sorto probabilmente come i suoi coevi sotto lo sgomento che gettavano intorno le frequenti scorrerie dei Saraceni, appartenne dapprima, come feudo, ai monaci di S. Maurizio che fin dal 516 avevano avuta in dono la terra di Graines e di Brusson dal fondatore dell'Abbazia, il re Sigismondo. Curiosamente, lo stesso Autore aggiunse: (...) Non è però probabile che i monaci vi abbiano mai abitato: a nessuno, certo, di loro poteva bastare l'animo di abbandonare la vita tranquilla della comoda abbazia per passare al di qua delle Alpi a reggere il governo del loro feudo montanino.

Come anticipato, tuttavia, la precisa datazione del castello di Graines è tuttora oggetto di dibattito; si tratta oltretutto di una struttura "viva" ed utilizzata per secoli, sottoposta dunque ad ampliamenti, modifiche e restauri, come testimoniano le mura stesse. Nel numero 52, anno 2011, la rivista Environnement ha pubblicato l'articolo Conoscere e conservare un castello: Graines di Gabriele Sartorio. L'autore, in tale brano, puntualizza come l'origine del maniero (non già del Mandement de Graines) nel primo periodo altomedievale non sia sostenuta da prove certe; la datazione della cappella è indicata all'XI secolo per via delle forme romaniche e di fonti risalenti al XII secolo, mentre, secondo Sartorio, (...) Tuttavia le prime notizie di provata autenticità che citano il mandamento di Graines ed il suo maniero appartengono al pieno Duecento, in concomitanza con l'infeudazione del castello e del territorio limitrofo, avvenuta nel 1263, alla famiglia dei visconti d'Aosta, che da poco avevano iniziato a chiamarsi Challant. A quella data doveva già esistere un castello, ed è probabile che Gotofredo I ed i suoi figli, i primi Challant a possedere il feudo di Graines, si siano "limitati" a rinnovare nelle forme un impianto già, per così dire, collaudato. Del resto gli edifici ancora oggi conservati, la cinta muraria, la cappella ed il donjon, testimoniano senza ombra di dubbio la notevole antichità del maniero, che appare sì essersi evoluto nel corso dei secoli successivi, ma senza stravolgere la conformazione antica del sito. Ancora oggi, osservando le mura di cinta, anche l’occhio inesperto può riconoscere senza fatica la presenza dei merli delle cortine più antiche inglobati nei rialzamenti successivi.

Si tratta ad ogni modo di un castello di tipo primitivo, consistente dunque in una semplice cinta difensiva di 80 metri per 50 con all'interno una torre ed una cappella. Il mastio è caratterizzato da una struttura inferiore "a scarpa", da una porta d'accesso in posizione elevata e ben difendibile. L'accesso obbligava gli attaccanti ad esporre il proprio lato destro, non protetto dagli scudi, mentre a nord ed a sud le mura sono possenti e dotate di merli, più volte ristrutturate e modificate nel corso dei secoli. La torre o donjon è robusta e misura circa 5.50 metri di lato. Dotata di poche finestre quadrate rappresentava l'ultima linea di difesa, ma a nulla valse la sua possanza davanti a secoli di incuria, sottrazioni di materiale e disastrose ricerche di fantomatici tesori: nel 1906 venne salvata dalla rovina completa dal canonico Vuillermin di Brusson mediante una sottoscrizione, cui partecipò la stessa Regina Margherita con trecento lire. Renato Willien, nell'ottima Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste (1968), paragona il mistero di questo antichissimo luogo a quello del castello di Montmeilleur, nella Valgrisanche, aggiungendo: (...) "Nous ignorons quelle est la part de vérité qui les concerne. La légende dépassera certainement l'histoire.."

Il castello di Graines divenne successivamente emblema del dominio feudale, amministrato da un castellano fedele ai signori di Challant. Pare improbabile che abbia ospitato a lungo i nobili (gli stessi castellani dimoravano abitualmente nei più comodi borghi di Arcesaz e Brusson) per cui la famosa leggenda della terra gettata dai contadini sui nevai di Chasten, per risparmiare la pelle delle nobildonne dai raggi solari riflessi, è probabilmente esagerata. Tra il 1449 ed il 1452 il maniero venne ristrutturato e fortificato, equipaggiato di balestre e colubrine provenienti da Châtillon per volere di Pietro d'Introd, il forte partigiano di Caterina di Challant durante la lotta per la successione al padre Francesco contro il rivale Giacomo di Challant-Aymavilles ed il ducato di Savoia. Vennero rialzate le mura ed immagazzinate grandi quantità di proiettili da usare in caso d'assedio. La causa di Caterina e Pietro finì malamente con la morte del secondo in battaglia e la disgrazia della nobildonna. Il castello di Graines passò ai Savoia, e nel 1615 il duca Carlo Emanuele I vi pose una piccola guarnigione (due archibugieri di Brusson e quattro moschettieri di Challand, secondo Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste di Renato Willien) per tema di una incursione spagnola in Ayas. Alla morte dell'ultima Challant, contessa Gabriella (1841) il castello ormai diroccato passò ai Passerin d'Entrèves, che successivamente ne diedero al Comune di Brusson il diritto di usufrutto. Il paese di Graines ospita anche una cappella del 1668 come indicato dalla data sulla facciata, dedicata a Santa Margherita e restaurata nel 1967 con rifacimento di tetto e facciata. Essa contiene una statua della Santa con il drago ai piedi, in legno intagliato e dorato, risalente al XVI secolo ed alta 73 centimetri. In precedenza, vi si trovava anche una tela dipinta del 1668, raffigurante la Trinità, San Rocco, la Vergine, Santa Margherita e San Sebastiano, con la dicitura Gott dam almenchsigen und ehren ob ich Petrus Bonin dire daftel allheso machen sas S. Rochus S. Maria 1668 S. Margorida S. Sebastian. 

Alla fine del XIX iniziarono alcuni interventi di consolidamento del maniero, ormai fatiscente da secoli, grazie alla costituitasi associazione Amici del Castello ed all'opera del celebre Alfredo D'Andrade. In tempi più recenti, il maniero ricevette la dedica di una canzone in lingua arpitana, intitolata Lo konto de Granha e realizzata da Luis de Jyaryotne La Noëla Tradixon (Klawdyo Mantovani):

  Deke 'o myo rey levà l'expada

Y'ey sentì en kur la kalù du sang

Y'ey prei l'expada e d'ün fare ün co droolo

Kareso 'a ruza e la froeyta raara. 

Deke 'o myo rey l'at sourì konten

Montà a kaval e pusà du ven

So 'i ney de Granha, kazye en volen

Aveytavo 'o mondo du ciel du tens. 

Granha l'et là, là 'o soe profün

E ca tehta d'or a texava de fiur

Campa de granha, sourire levet

Sonjyo cyarmà, lo xan du bohk. 

Voudrou embracà ento lo kur

Li vay olteyte e 'i arp, l'ansyen kolù

De l'aat de Granha lo soloy ki va

L'embraca 'i vey da tera ki mur

E i sobron en kur li soe fiur texwè

Lo sombre di pas e l'erba frondà

L'expada, la ruza e la froeyta raarà.

Li donà de Granha: ciel dutens

Li vay dreyte e 'i arp, li soe pey dorà

Li donà de Granha: ciel du tens.

 

Nel 1991, anche il volume Brusson citò il castello di Graines. Lorsque les Challant devinrent maitres de toute la Vallée, le château de Graines existait déjà. Peut-être était-ce un couvent fortifié. C’est un rare example de château primitif formé d’une enceinte, d’une tour ou donjon sur la partie la plus haute du rocher et d’une chapelle. L’entrée du château est protégée par une avant-porte. (…) François de Challant aimait beaucoup le séjour de Graines. Il possédait une maison au village de Fontaine où il se plaisait. Il accorda beaucoup de franchises à ses sujets de Graines et de Brusson, vers la moitié du XVe siècle. Sempre secondo il volume Brusson, il maniero di Graines sarebbe il più elevato di tutta la Valle d’Aosta.

L'antico maniero venne infine citato nel 2013 dall'ottimo volume di Sergio Luzzatto, Partigia. Una storia della Resistenza, recensito da Varasc.it.

 

Novembre 2009-Estate 2011. Progetto di restauro 

Si rende noto (fonte: ANSA Valle d'Aosta, 14 novembre 2009) che i manieri di Graines e di Saint-Germain verranno restaurati nel quadro del progetto Interreg Anciennes vestiges et ruines, volto a restituire al pubblico i castelli e le strutture fortificate da tempo dimesse. Il programma è stato varato nel 2007 e ha già visto l'avvio di similari lavori per il maniero di Avise e per la nota Tour de La Mothe, ad Arvier. Partners del progetto sono la Regione Autonoma Valle d'Aosta (Assessorato Regionale alla Cultura) ed il Conseil General de Haute Savoie.

L'11 settembre 2009, con delibera numero 2465 del Consiglio Generale della Valle d'Aosta, è stato conferito l'incarico allo Studio Geoform ed associati per effettuare, dietro compenso di 97.000 Euro, (...) rilievi topografici, laserometrici, ortofotogrammetrici con restituzione vettoriale, di dettaglio bi e tridimensionale, dei castelli di Graines a Brusson e di Saint-Germain a Montjovet. L'Assessore alla Cultura Laurent Viérin ha inoltre affermato, nel corso della seduta consigliare numero 759 del 7 ottobre 2009:(...) Esiste la volontà di valorizzare e di mettere a sistema le realtà monumentali quali Graines nel comune di Brusson e Saint-Germain nel comune di Montjovet, ma anche come tipologia Châtel-Argent di Villeneuve e Cly di Saint-Denis. Questi siti rientrano in un progetto Interreg: "Anciennes vestiges et ruines", programma che prevede non solo il recupero di diversi castelli dell'arco alpino, ma la valorizzazione e la messa in rete del patrimonio, che crediamo, da un punto di vista della tipologia, molto importante, diversificando l'offerta in base alla tipologia di beni culturali. Il modo di operare della Sovrintendenza e dell'Assessorato nel settore della tutela dei beni culturali prevede quale primo elemento la ricerca, come secondo il restauro, successivamente la valorizzazione e ultimo elemento che abbiamo voluto inserire in questi ultimi tempi: la restituzione alla Comunità. I rilievi oggetto di affido sono indispensabili e propedeutici alla stesura delle future progettazioni e indispensabili proprio per questa nostra volontà di valorizzazione.

E' proseguita, nell'estate 2011, la seconda fase del restauro del maniero di Graines. E' stato affrontato il rifacimento delle mura settentrionali e meridionali, dei giunti della muratura, e sono stati realizzati scavi circostanti la cappella di San Martino; il costo ammontava a 320.498,57 Euro. Il Castrum Sancti Martini di Graines ed il Castello di Saint-Marcel sono stati difatti oggetto del programma europeo Interreg IIIA AVER, Anciens Vestiges En Ruine, volto a restaurare con una metodologia scientificamente impeccabile i siti fortificati medievali in rovina. Nel triennio 2010-2012 il progetto ha previsto lo studio e la messa in sicurezza delle parti pericolanti dei manieri, producendo anche una "guida metodologica" utile per futuri progetti simili. Al progetto hanno preso parte l'Assessorato all'Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta, il Conseil Général de la Haute-Savoie, la Communauté de Communes des Collines du Léman, il Comune di Allinges, di Brusson e di Saint-Marcel, con la partecipazione del Politecnico di Torino e dell'Università della Valle d'Aosta. I lavori attuali sono stati eseguiti dalla ditta F. T. Studio Srl. di Peveragno (Cuneo), su progetto dell'architetto A. Sergi, mentre la direzione è stata affidata all'Ufficio Beni Archeologici. Il direttore tecnico dell'impresa era la dottoressa Monica Girardi, mentre il coordinatore della sicurezza per l'esecuzione e la progettazione era l'ing. Andrea Zoya; i ponteggi visibili intorno alla cinta esterna del maniero di Graines nell'estate e nell'autunno 2011 sono stati elevati dalla ditta Rubinetto Aldo, di Racconigi.

La fine dei lavori (anno 2013)

Il castello è stato messo in sicurezza, al costo di circa 500.000 Euro, grazie al già citato progetto AVER (Anciens Vestiges En Ruine). Durante i lavori di restauro e conservamento delle strutture si sono ritrovati frammenti di pietra ollare forse provenienti da stoviglie, oltre a punte per frecce di balestra e ad uno stampo per la colatura di proiettili da archibugio. Sono stati inoltre rinvenuti frammenti molto più antichi di ceramica, che confermano come l'altura di Graines sia stata abitata già in epoca protostorica. Nell'autunno 2013 il castello mostra i nuovi, solidi basamenti delle mura esterne e una balaustra lignea che sale fino all'ingresso del donjon.

Visita al castello (primavera 2014)

Una visita al castello da parte di Varasc.it è avvenuta il primo giugno 2014. Netta, anzitutto, la differenza rispetto a quanto constatato nei decenni precedenti: i restauri conservativi hanno sapientemente protetto e preservato le aree più a rischio dell'antico castello, della sua cappella, della cerchia muraria. L'area è oggi visitabile in sicurezza, corredata da svariate e discrete paline illustrative bilingue; alcune delle nuove paline metalliche mostrano efficacemente i dettagli del restauro, quali i manufatti rinvenuti durante la campagna archeologica o, nel caso della cinta, i vari livelli e strati di mura aggiunti e modificati nel corso dei secoli. Una piccola palina in plexiglas consente una suggestiva vista panoramica dal castello, illustrandone senza ricorso a troppe parole la posizione strategica.

Il donjon è fornito di una nuova scaletta protetta, in legno e metallo, che si inerpica fino alla porta d'accesso, ora chiusa da un cancelletto. Nel complesso, la visita si è rivelata assolutamente piacevole e soddisfacente, sottolineando il recupero di un prezioso maniero valdostano in precarie condizioni. La domanda sorge spontanea, malgrado l'infinita lista italiana di beni archeologici in attesa: quando toccherà al maniero di Villa?

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