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Monte Rothorn-Piccolo Rothorn

Nota: di questo percorso, è disponibile un tracciato GPS nell'apposita sezione. Si segnala inoltre che la Galleria fotografica riporta anzitutto le immagini della salita del 20 settembre 2015, mentre sono disponibili i dati dettagliati della salita in Movescount.

 

 

Affascinante massiccio, composto da due cime gemelle e da una terza minore ad ovest, il complesso dei Rothorn è situato sulla dorsale di confine Ayas-Valle del Lys, in una zona aspra e poco frequentata, a nord della Testa Grigia.

Il Rothorn, vetta principale, è alta 3152 metri ed è posta a N45 50.647 E7 47.118, a cavallo della dorsale. Più ad est e più in basso sorge il Klein Rothorn o Bläch, la cui tondeggiante sommità color ocra è alta 3025 metri e situata in posizione N45 50.716 E7 47.484, in Valle del Lys. Una terza vetta, l'aguzzo Bloabhòre, si eleva a mò di dente isolato a 2914 metri, immediatamente a sud del Colle Rothorn.

Il complesso principale mostra a nord imponenti e verticali muraglie rocciose, di colore cupo; il Rothorn, visto da ovest, è parimenti torreggiante, con un versante verticale, ampio e nero, simile ad una pinna. Il suo colore scuro è, paradossalmente, in antitesi con il toponimo tedesco, dovuto al Blach o Piccolo Rothorn, dal colore decisamente più rossastro. Ad ogni modo, questi aspetti rocciosi creano una curiosa dicotomia con la dolcezza dell’ampio pianoro orientale che, dai piedi della parete nord della Testa Grigia, corre invariato fino al Piccolo Rothorn, lambendo la più morbida cresta nordorientale del Rothorn stesso. La cresta meridionale del monte costituisce un tratto della dorsale intervalliva Ayas-Valle del Lys, scendendo con salti e curiose formazioni rocciose fino ad un ampio intaglio di circa 3000 metri, al quale segue la Quota 3106 del Bec Forcü, che a sua volta precede il Colletto 3011 (“3004” su carte e vecchi manuali, 3011 in base a rilievo GPS dell’ottobre 2007 e successivi) ed il Colle Nord della Testa Grigia. Per la salita a questa vetta, si consiglia il manuale Le Vette della Val d'Ayas, utile per ricostruire "sul campo" l'esatta successione dei numerosi punti di riferimento; nel corso dell'estate 2011 la risalita ha evidenziato un'antica traccia che, dapprima su terreno erboso e quindi perdendosi nella vasta pietraia soprastante, agevola in parte l'avvicinamento al Colle Nord. Tale traccia è stata individuata, in discesa, anche nel settembre 2015 e nell'agosto 2016, con molti ometti.

 

Monte Rothorn. Letteratura, storia e geologia

Il Monte Rothorn vanta una prestigiosa prima ascensione, ad opera del celebre Horace B. De Saussure, risalente al 10 agosto 1789. La sua salita venne descritta sin dal 1896 dagli autori Giovanni Bobba e Luigi Vaccarone, Rotthorn m. 3141. Dal Passo del Rotthorn si può salire senza molte difficoltà girando sulla faccia est. Fu salita per la prima volta da De Saussure il 10 agosto 1789 per studiare il gruppo del Monte Rosa, e fu il suo osservatorio durante una settimana. La bibliografia relativa a questa montagna, specialmente nell’accezione ayassina, è singolarmente limitata: citiamo, per completezza, l’ottimo Monte Rosa, (Gino Buscaini, pp. 275- 280) e Alpinismo e Escursionismo in Val d’Ayas, G. Merlo, pp. 128; 131-132. Una salita scialpinistica, classificata BSA, è descritta ne Scialpinismo in Val d’Ayas, G. Merlo, pp. 59-60. Si ricorda tuttavia che la manualistica sopra elencata deve necessariamente essere aggiornata alla data del tentativo di salita.

Nel 1923, l'opera Itinerari alpini V. Dall'Attendamento S.A.R.I. in Valle d'Ayas descrisse il Rothorn: Monte Rothorn, m. 3141. Guglia rossastra caratteristica per grandi e strane rupi e per molti laghetti che la circondano. Dal passo del Rothorn si sale senza grandi difficoltà alla vetta girando sul versante di Gressoney (est).

In questa zona, così come nei dintorni del Lago Ciarcerio e della Chiusa di Montjovet, si trovano particolari rocce originatesi dagli antichissimi fondali del perduto oceano della Tetide: si tratta dei gabbri metamorfici, caratterizzati da cristalli neri o verdi di pirosseno su uno sfondo bianco-giallognolo di albite ed epidoto.

 

Monte Rothorn. Vie di salita 

La salita ai due Rothorn può avvenire da oriente, via Gressoney La Trinité (1624), salendo oltre i 2313 metri dell’Hockene Stein fino ad un canale che premette alcuni pianori erbosi a sudest della vetta. Un sentiero, il numero 10, arriva da oriente fino al più basso dei due monti, superando l'ampio pianoro color ocra e, ben marcato, guadagnando il Blach o Piccolo Rothorn.

Nel passato sono state descritte anche numerose vie di arrampicata, illustrate in parte ne Monte Rosa, (op. cit., v. Schizzo n. 45, p. 277). La via di salita ayassina è invece pressoché priva di sentieri, segnaletica e riferimenti, pur restando indiscutibilmente intuibile: essa offre il sapore di un’escursione in zone spesso ammirate ma raramente sfiorate, incontrando saltuarie tracce di antichi itinerari, riscoprendo insomma una zona magnifica e dimenticata. Il dislivello da Champoluc (1568) è di 1584 metri per il Rothorn, 1457 per il Bläch. E’ ovviamente possibile abbreviare la salita partendo da Ostafa, ove arriva la nuova cabinovia proveniente dal Monte Crest, sopra Champoluc. E’ doveroso notare che questa salita presenta tratti su pietraie instabili, pendenze accentuate e rischio di distacco di sfasciumi e pietrame; la cresta NE del Rothorn presenta alcuni tratti di arrampicata su roccia, valutabili in F. L’esposizione, verso N, è impressionante per chi sale dal Piccolo Rothorn al gemello maggiore. Il rimanente percorso è valutabile in EE / EE+. Si sconsiglia fortemente la salita in caso di terreno bagnato o ghiacciato; molti tratti, a causa della pendenza, possono rivelarsi valangosi. Oltre al tracciato GPS della salita del 20 settembre 2015, è disponibile anche un link con ulteriori dati approfonditi, relativi alla salita da Champoluc.

Monte Rothorn. Avvicinamento

La partenza avviene all’Alpe Ostafa, raggiungibile a sua volta da Champoluc via Crest, o in funivia. Volgendosi verso oriente si nota innanzitutto l’imponente sagoma rocciosa della Testa Grigia. Seguendone l’erta cresta nord la si vede decadere in una sorta di gradino quasi perfettamente rettangolare, ai cui piedi sorgono tre piccoli avvallamenti, intervallati da due “corni” rocciosi, o gendarmi. L’itinerario passa per il più settentrionale dei tre, il Colletto 3011 (“3004” su alcune carte e manuali), più ampio. Da Ostafa si prende il ben marcato sentiero numero 12 (EE, via Laghi Pinter) che conduce al Colle Pinter: l’accesso al sentiero è visibile appena oltre la carrabile di servizio che conduce all’alpeggio, posta tra l’arrivo della cabinovia per il Crest e la partenza della seggiovia per il Colle Sarezza. Si segue brevemente il sentiero, in semipiano e tra l’erba, fino ad arrivare in una zona facilmente identificabile poiché contraddistinta da grandi massi raggruppati, alcuni parzialmente interrati; qui, d’estate, vengono posti a volte i tubi neri per l’irrigazione dei pascoli. Un evidente rivolo (oppure il suo letto, nella stagione fredda) scorre tra due grandi massi, subito prima di una curva del sentiero: qui si abbandona il 12 e si prosegue verso sinistra, verso NE, su bassa erba e muschio. Si risalgono alcuni bassi e piacevoli dossi erbosi, sempre ai piedi della vasta conca formata dal versante W della Testa Grigia, dalle bastionate rocciose che vi corrono parallele alla dorsale intervalliva e, più a N, dal Bec Forcü. A circa 2540 metri ci si ritrova ai piedi del primo, evidente ed ampio pendio erboso, di circa 30-35°, attraversato da uno stretto e ripido canale detritico. Ai due lati del canalino si stendono erti pendii erbosi: la scelta della via di salita, in questo primo tratto, è puramente soggettiva - si consiglia comunque il lato sinistro del canalino, su erba, aiutandosi magari con un bastone e prestando attenzione all’erba scivolosa. Nell'estate 2011 si sono incontrati svariati ometti, integrati da nuove piccole strutture durante la salita, che agevolano il passaggio; il terreno resta comunque insidioso. Altri ometti sono presenti nel settembre 2015.

Il tratto erboso si dipana senza particolari difficoltà, conservando pendenza invariata, fino a circa 2770 metri: al di sopra inizia l’ampia pietraia di cui consiste la parte superiore di questa grande conca. Lungo la pietraia corre il medesimo solco già osservato in precedenza, il solco che, più in basso, assume forma di un canalino detritico: si sale a destra di questo tratto, su un terreno più sassoso che erboso. Si incontrano aree meno inclinate, intervallate da roccette affioranti, cosparse di erba e pietrame minore; sopra di noi si scorge un particolare segmento di bastionata rocciosa, nera e verticale, ai cui piedi si stende una fascia di pietre più grandi.

In alto, a sinistra, si vede anche il Colletto 3011, per raggiungere il quale bisognerà effettuare un traverso su pietraia in direzione NNE. A quota 2900 ci si trova nella suddetta pietraia, a tratti instabile: sassi e pietre grigi, intervallati da roccette ferrose, mentre - frammisti ai detriti e ben mimetizzati - antichi ometti segnano una via dimenticata ma ancora valida. Esattamente sopra quest’area si stende la dorsale intervalliva, ormai non più lontana: i due grandi “corni” rocciosi delimitano i piccoli valichi. Il valico immediatamente soprastante, quello più a destra (S) e più prossimo alla N della Testa Grigia, è stato provato da Varasc.it nel corso della salita del 21 ottobre 2007: si è rivelato un percorso breve, guardato da una breve rampa di sfasciumi lievemente curva, esageratamente dirupato e pericoloso nella parte superiore. In particolare, a parte l’elevato numero di sfasciumi instabili e rischiosi per chi segue, un grande appiglio inserito nella parete destra del valico (una grossa lastra piatta, spessa circa quaranta centimetri e larga un metro e mezzo), nel punto più ripido, si è rivelata del tutto instabile. Si sconsiglia quindi la risalita di questa rampa, anche se il piccolo poggio sassoso al di sopra (3025 circa) permette una prima, magnifica vista sui due Rothorn: la via corretta di salita è più a sinistra (NNE), dove un ampio e meno inclinato fronte di sfasciumi e roccette, traversato da antiche tracce più sgombre, conduce alla sella a quota 3011 metri. Troviamo un basso ed appiattito ometto a guardia del passaggio. Il colore predominante in questo piccolo valico è il grigio, ma basta sporgersi ad est per ammirare il grande ed allungato pianoro color ocra, del tutto simile (ma più pianeggiante) alla parte superiore del “corridoio” compreso tra il Monte Croce ed il Monte Roisettaz.  

Piccolo Rothorn: salita in vetta 

Un comodo sentiero porta al pianoro, dove subito curva verso N: da qui, poco sotto il colletto, ammiriamo per la prima volta il Rothorn, slanciata “pinna” allungata verso W. Si scende direttamente sul pianoro puntando indicativamente al suo centro, fino ad incontrare, a circa 2971 metri, il primo segno “10”, rosso su sfondo bianco. Si trovano anche numerosi, piccoli ometti, che ci accompagnano per piani ed un modesto dosso color ocra fino al Piccolo Rothorn: l’ultimo segnale è costituito da un curioso e robusto “fungo” di pietra, sormontato da un ometto e segnato con vernice. Oltre al fungo, verso N, si scende brevemente per risalire ai piedi della cresta NNE del Rothorn, incontrando un semplice segno bianco e rosso su una roccia, fino a porre piede sull’ampia, liscia ed uniforme cresta orientale del Piccolo Rothorn: una cresta quasi priva di pietrisco, dal colore ocra, strapiombante a settentrione sulla vasta e spoglia conca dei laghetti di Salero e del Colle Rothorn - perfettamente visibili, tutti e tre, da questa prospettiva privilegiata. Cento metri più a destra (est) si trova la pianeggiante vetta del Bläch o Piccolo Rothorn, marcata “3025” in vernice bianca e rossa, con tre piccoli ometti. E’ interessante notare, sulla scia di Gino Buscaini, come la cima rossastra che diede il nome ad entrambe le vette sia in realtà il Piccolo Rothorn, il più visibile da La Trinité.

Monte Rothorn: salita in vetta 

Raggiungere la vetta del Rothorn costituisce la parte più impegnativa dell’intera ascensione. Vista dal Piccolo, questa montagna gemellare presenta dapprima una vasta ed inclinata rampa che corre lungo la medesima cresta orientale del Bläch, strapiombando a N sui laghetti del Salero, in “asse” con gli abbacinanti ghiacciai del Lys ed i 4000 più meridionali del massiccio del Rosa. Segue un brusco rialzo più scuro e roccioso, che lascia il posto (dopo una sorta di ultimo rilievo, sul quale (si vedrà solo più avanti) sorge un ometto con bastone metallico) alla netta bastionata rocciosa che sostiene la cresta sommitale. Dal Piccolo Rothorn occorre tornare indietro, ai piedi della cresta NNE del maggiore, puntando brevemente a S verso la torreggiante sagoma triangolare della Testa Grigia. Si doppia così la cresta NNE, seguendone il contorno sul comodo pianoro, fino a contornarne lo sperone e piegare nuovamente a SW. Massi e roccette frammisti a rada vegetazione d’alta quota premettono un’erta e breve rampa, che permette di rimontare sul dorso della cresta NNE: alcuni ometti, tra cui uno molto evidente perché costruito su una “lama” orizzontale di roccia che sporge alla sinistra del viandante, guidano la risalita. In cresta non si è particolarmente esposti sul verticale lato N, ed è un bene, poiché si presentano lunghe roccette da risalire e superare camminando verso ovest: le roccette sono piane, ricche di appigli e fessure, richiedono un semplice passo in verticale di circa mezzo metro.

Si giunge così al vasto ometto adorno di un ferro rugginoso e posto su un roccione laterale, ultimo tratto panoramico sui ghiacciai a N: siamo arrivati alla nera bastionata sottostante la vetta, al tratto più delicato ed adatto ai soli escursionisti esperti, allenati e non impressionabili. Qui gli ometti sembrano abbandonare il viandante: occorre semplicemente continuare verso W, piegando però a sinistra di alcuni speroni rocciosi, che celano stretti e scomodi terrazzini erbosi. Uno spuntone invasivo si supera con una lieve contorsione, usandolo subito dopo come poggiapiedi per il gradino superiore: si accede così ad una sorta di ampio “camino”, o tratto verticale, caratterizzato da zig- zag e passi di arrampicata su roccia, intervallati a brevissimi inserti sabbiosi, costellati di sfasciumi fin troppo facili a smuoversi e cadere su chi segue. Nell'agosto 2016, vi è stata trovata una sottile corda legata a una roccia, la cui resistenza va comunque debitamente saggiata.

Questo passaggio, considerandone anche la pendenza durante la discesa, è valutabile come F e richiede una minima competenza. Non è consigliabile a bambini o persone impressionabili. Superato il canalino si accede ad un tratto di roccette ancora inclinato, ma più ampio: sopra di noi, a W, pochi metri ci separano dalla sommitale, sulla quale sorge un curioso masso orizzontale e simile ad una freccia, indicante la vetta del Rothorn. La cresta sommitale è allungata in senso N/S, lunga circa 40 metri e pianeggiante, rocciosa: occorre prestare attenzione ai propri piedi per non inciampare, ma non è ristretta, né esageratamente esposta. Si procede verso S per pochi metri, fino ad un roccione trasversale che nasconde un curioso intaglio, profondo un paio di metri nel punto più basso, a sinistra: si può scendere nell’intaglio da destra (W) con un passaggio semplice ma lievemente esposto, oppure ripiegando sulla sinistra, scendendo su una comoda mensola erbosa e risalendo. Le roccette che costituiscono l’altra sponda dell’intaglio sorreggono l’ometto di vetta, oltre il quale si trova abbastanza spazio (rocce piane e comode, frammiste a terriccio compresso e muschio) per una decina di persone. Piccole fessure permettono di posare thermos, zaini e materiali. Il panorama è magnifico in ogni direzione, da nord dove dominano i ghiacciai, e perfino il fiero Monte Rosso di Verra (N45 52.986 E7 45.889, 3021) risulta in secondo piano, a sud, ove campeggia l’inaudito slancio pietroso della Testa Grigia (N45 49.849 E7 47.200, 3314). Ad ovest si stende un mare di vette, il Vallone di Nana e, più vicino, l’inconfondibile sagoma del Monte Cavallo (N45 51.188 E7 45.365, 2470); il Monte Sarezza, visto da qui, è un triangolo di roccia ben diverso dalla desueta sagoma a forma di “pinna” arcuata.

Notevole anche il sottostante Bloabhòre. Ad est, un altro mare di vette corre dal Corno Rosso (3023) al Corno Bianco (3320), fino alla Punta Carestia (2979), agli scorci sulle Prealpi Biellesi e, forse (nelle giornate autunnali dalla perfetta visibilità) ai lontanissimi appennini. Notiamo ancora, impronta umana più visibile di tutte, la bianca facciata della pensione Bellavista, a Fiery (N45 52.177 E7 43.708). La discesa avviene per il medesimo tratto dell’andata, fino al Colletto 3011, con la dovuta cautela nell’intaglio sotto la vetta e nel breve canalino verticale. Dopo il colletto si può scendere in linea più retta lungo la parte più ampia della pietraia, fino a scivolosi pendii d’erba che premettono al pianoro erboso ed ai grandi massi dove si riprende il sentiero numero 12 per Ostafa

Monte Rothorn. Tempistica 

Ecco i dati rilevati nel corso della prima salita di Varasc.it ai Rothorn, domenica 21 ottobre 2007: dati forzatamente suscettibili di riduzione temporale, visto il carattere esplorativo di tale escursione. Partiti alle 08.40 dal Crest, siamo giunti alle 09.30 ad Ostafa, causa chiusura degli impianti nel periodo autunnale. Con meteo favorevole abbiamo raggiunto il pianoro erboso alle 10.10, quaranta minuti più tardi il termine del tratto erboso in pendenza. Alle 11.20 eravamo a 2900 metri nella pietraia maggiore, alle 11.50 al Colletto 3011. Alle 12.35 in vetta al Piccolo Rothorn, con breve pausa; alle 13.20, in vetta al Rothorn, ripartendone alle 14.20. Alle 15.00 eravamo di nuovo al valico, alle 16.20 ad Ostafa, mezzora più tardi al Crest.

Sabato 20 agosto 2011, Varasc.it è tornato alla Quota 3106 ed ai Rothorn, partendo alle ore 08.30 da Ostafa ed individuando una traccia su erba fino a circa 2800 metri di quota, poi celata dai detriti. Alle ore 10.05 eravamo al Colle Nord, raggiungendo alle 10.15, dopo una breve pausa, la Quota 3106 e, alle ore 11.10, il Blach o Klein Rothorn. Per le 12.00 eravamo in vetta al Rothorn. Ripartiti alle 13.00, abbiamo raggiunto il valico alle 13.40, l'Alpe Ostafa alle 15.05.

La salita del 20 settembre 2015, iniziata alle ore 08.00 da Champoluc, non ha evidenziato differenze in merito a quanto descritto in questa sezione.

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